Bruno Tognolini e Jeri Ski-lellè
ERA TUTTO VERO!
La lettera di una lettrice di Lunamoonda
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Pubblico qui sotto, con incredula e febbrile festa, una lettera giunta nel mio Libro degli Ospiti il 28 settembre 2010.
Anni fa cullavo in me una cara immaginazione: trovarmi, dopo la morte, in una landa affollata di elfi e nani, fate e draghi, santi e angeli, ninfe e semidei, trikster e orixà, mandragore e golem, e altri il cui numero è legione. E ridere allora della prima grande risata santa dicendo: "Era tutto vero!"
"Avevo ragione io: era tutto vero!"
Ecco. Stamattina, quando ho letto la lettera numero 695 del mio Libro degli Ospiti, questa lettera di Jeri, ski-lellè quindicenne di una banda nascosta, ho sentito zampillare come da una risorgiva quella visione. Era tutto vero. La bottiglia lanciata nel mare è stata raccolta, la pietra che cade nell’abisso schiocca lontana, la vecchia domanda dei filosofi e dei Pink Floyd, "Is there Anybody Out There?", ha avuto risposta umana, diversa dai numeri delle copie vendute, e diversa dall’eco illusoria della stessa voce che chiama. Gli ski-lellè esistono, le creature per cui ho sognato quegli specchi esistono, i ragazzi raminghi che covano nascosti i semi del futuro a dispetto del peggior presente possibile che abbiamo allestito per loro nella Povera Patria: gli angeli messaggeri, i traghettatori verso quel futuro esistono.
Mi hanno scritto. "Jeri, 22, 37". Forse siamo salvi. Era tutto vero.
Ciao, Rapsodo.
Salto i convenevoli, mi permetto un saluto informale, mantengo la terza persona che si rivolge agli sconosciuti: ma per il resto, oltre questa carta virtuale e l'immagine indistinta di una persona che si legge senza aver mai visto prima, io considero me e lei molto vicini.
Sono solo una ragazzina (che tra l'altro a quest'ora dovrebbe essere a letto) magari non proprio come tante altre, ma comunque abbastanza comune da potersi definire ancora "ragazzina" a quindici anni.
Vorrei ringraziare.
Sono qui come rappresentante, chissà con quale autorità, di un piccolo gruppo di vite che si sono riconosciute molto in ciò che lei ha scritto. Parlo di Lunamoonda, parlo di ciò che rappresenta, e mi pare che lei sappia bene come fanno due ragazzi randagi a guardarsi negli occhi e capire di essere uguali.
Così è successo a noi, e il mio ringraziamento è per questo motivo: non sapevamo di chiamarci ski-lellè, prima di leggere quei capitoli densi di ricordi e sogni, dei nostri ricordi, dei nostri sogni, che lei ha così ben steso in un libro trovato per caso da me per prima, e dato poi agli altri.
Forse lei non ha vissuto in prima persona ciò che ha scritto, per quanto possa distare l'esperienza di chi sa scrivere un sentimento da chi lo vive lasciandolo muto; ma le posso assicurare, e vorrei che lei lo sapesse, che quelli ski-lellè che lei ha immaginato esistono davvero.
Vivono ai margini di una società non ancora esplicitamente controllata da una NASSA maligna, si distinguono, più che per le parole, per i silenzi; si ritrovano fra loro, come collegati da uno stesso filo tenace e pieno di speranza, e formano piccoli nuclei di famiglie strette in legami di una fratellanza così forte che di solito la gente non sa vederli.
Noi ci siamo, siamo ragazzi randagi e stiamo crescendo chiedendoci come sarà un mondo, tra vent'anni, popolato di comparse coscienti in mezzo al futuro che lei ha dipinto.
Per questo il suo libro ci ha fatto sorridere, e ci ha uniti di più. La conclusione del romanzo ride, non lacrima per i sacrifici che è costata. Forse, con un po' di impegno, quel libro, un'idea, può diventare un esempio da seguire, una speranza da scegliere.
Perlomeno ci ha dato il coraggio di non smettere di sognare.
Le auguro una buona vita anche da parte degli altri che ha saputo far viaggiare su Sella Dimoniu.
"Sant'Ephys!"
"Amen!"
Jeri, 22, 37.
La Tana della banda Lunamoonda - Veduta del mattino
"È un grumo di anfratti e costruzioni militari, sfondato dai cannoni per metà,
e per metà formato di stanzine e cellette, sale e corridoi, nicchie e vani..."
(Lunamoonda, Capitolo 1)
All'estremità destra della cresta la piattaforma di cemento, sede di un'antica vedetta,
dove Arasulè racconterà ad Alfianna la storia di Sant'Ephys.
In basso, gli ingressi di alcune cucce.
Paesaggi e figure del romanzo "LUNAMOONDA" di Bruno Tognolini. Salani, marzo 2008