Bruno Tognolini, Angela Gulizia
e la Classe 5^ B della Scuola Elementare Don Milani di Bologna
anno scolastico 2000-2001

IL QUINTO LUPO

Un gioco a rimbalzi tra una quinta elementare e uno scrittore
per la realizzazione di uno spettacolo teatrale


Edizioni PANGEA

Il libro è uscito fuori catalogo e non è più reperibile


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Questo è un libro putativo, direbbe San Giuseppe: un libro su cui non avevo intenzione.
L'ho scritto come racconto-rendiconto, su questa Home Page, di una bellissima esperienza teatrale, condotta per aiutare mia figlia e la sua classe a "finire in bellezza" cinque magnifici anni di elementari in una bella scuola pubblica statale. Questi bambini hanno lavorato per tre anni sulla figura forte del Lupo, dove convogliare scienze, italiano, geografia, educazione artistica e anche altro. Alla fine, aiutati dalle maestre (e con un mio precoce zampino), hanno inventato un racconto. Io ho ricevuto questo racconto, l'ho riscritto, gliel'ho rimandato indietro. L'hanno riconosciuto, è piaciuto molto, insieme ne abbiamo fatto un testo teatrale. Dal testo teatrale abbiamo fatto uno spettacolo, con luci e costumi e musiche e stazioni sceniche e pubblico che girava e febbrile emozione e gran successo. Di quello spettacolo, del racconto originale, del racconto riscritto da me, del testo teatrale, e di alcune mie considerazioni e spiegazioni ho fatto la mia solita documentazione web, che è quella che segue qui sotto.

E qui è intervenuta - complice Venceslao Cembalo, amico e coautore della Melevisione - Lorena Di Cristofaro, fondatrice della casa editrice PANGEA di Sulmona. Le piccole case editrici hanno la virtù di compiere quelle imprese azzardate e innovative che le grandi evitano per calcolo (spesso sbagliato) e paura. La PANGEA inaugurerà la sua collana "Attori si nasce" proprio con "IL QUINTO LUPO".
Il testo del libro è più o meno il medesimo che qui si presenta nella versione web, con l'aggiunta di una seconda introduzione della maestra ANGELA GULIZIA, e di otto meravigliose illustrazioni di Zaira de Vincentiis (scenografa teatrale collaboratrice di De Simone), che a dispetto del peso (in media 70 KB l'una) metto a disposizione di curiosi e amatori.

"IL QUINTO LUPO" è un libro piccolo, libro d'esordio di un piccolo editore, proprio come "Mamma lingua", e io di questo son molto fiero. Non so se sarà facile trovarlo in ogni città; ma come per "Mamma lingua" chi veramente vorrà averlo, ordinandolo alla Pangea o (speriamo) a Internet Bookshop, l'avrà.



INDICE E CREDITS

IL RACCONTO DELL'ESPERIENZA
di Bruno Tognolini
1 . La classe

Questo testo è il frutto di un classico percorso di "teatro in classe". Erano almeno quindici anni, dai tempi del mio gruppo teatrale, che non affrontavo questo tipo di lavori. Ci sono tornato nel più classico e felice dei modi: per mia figlia. E per la sua classe, la "mitica quinta B", come la chiamavano loro, con le parole che credo usi ogni altro scolaro italiano felice di stare dove sta: magari - perché no? - in una bella scuola pubblica con brave insegnanti statali. Era una bella classe, infatti, una classe a tempo pieno della scuola Don Lorenzo Milani di Bologna; con due belle maestre, ANGELA GULIZIA E ANGELA MERCALDO, preparate, alacri, molto affiatate e molto sorridenti. Ma come penso sia andato quell'anno, e i quattro che l'anno preceduto, è meglio detto nella filastrocca dell'Epilogo.

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2 . Il Progetto Lupo

In questa serra verdeggiante, ben tenuta dalle due giardiniere, è nato e cresciuto il PROGETTO LUPO: un percorso integrato d'apprendimento lungo gli anni, che disponeva e faceva crescere intorno alla figura del LUPO (come un rampicante intorno a una griglia) studi e ricerche, acquisizioni ed esperienze, compiti e gite, riconducendole a geografia, scienze, italiano, storia, o semplicemente a scuola e apprendimento. Non è questo il luogo per descrivere quel progetto, né io ne sarei capace: qui serve solo dire che è all'interno del Progetto Lupo, e come sua cerimonia finale, che è nato lo spettacolo.

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3 . L'inizio del lavoro

Non sono stato chiamato, mi sono offerto. Per quella gratitudine che i genitori nutrono nei confronti dei buoni insegnanti, quel sollievo che vi siano (varietà e fortuna del mondo) "altri adulti oltre a noi" a cui affidare i figli per tutte quelle ore... Inutile insistere: chi ha figli lo sa. Dunque ho chiesto io se serviva l'aiuto di uno "scrittore professionista" per lo spettacolo finale, e loro sono stati ben contenti. Abbiamo cominciato a tramare con le due maestre il soggetto della storia, o meno ancora del soggetto: il concept, l'idea di base. Eccola.

Questa l'idea di base su cui la classe, con la guida e le metodologie mirate delle insegnanti, si è esercitata nell'invenzione narrativa collettiva. Ne è nata una storia, un racconto in prosa di tre cartelle, che mi è stato consegnato.

Per chi avesse interessi personali o professionali a seguire tutte le tappe di questo gioco "a rimbalzi" tra una classe, le sue maestre e uno scrittore, ecco IL PRIMO TESTO NARRATIVO ELABORATO DAI BAMBINI.

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4 . Il trattamento narrativo

Ho cominciato a lavorare questo testo, dapprima "narrativamente", traendone un racconto: IL QUINTO LUPO.

Come sopra, chi fosse interessato a osservare i metaboliti intermedi del processo troverà qui da leggere questo mio TRATTAMENTO NARRATIVO DEL RACCONTO DEI BAMBINI.

Per prima cosa, naturalmente, ho limato e rimontato e aggiustato tutte quelle asperità di commessura che derivano da un'invenzione collettiva e negoziata. Poi sono andato più dentro, a scegliere e sviluppare temi.
Alcuni spunti del racconto dei bambini potevano essere approfonditi senza tradirli, come IL SOGNO: il Cacciatore, invece che "sognare un lupo" che gli rivela la complessità della sua vita, ora "sogna di essere un lupo", fa l'esperienza prima del lupo cacciatore, poi del lupo cacciato, il lupo-preda. Così sì che si capisce veramente; non ascoltare: fare, essere, magari in sogno.
Altri spunti sono stati introdotti ex novo, ma sviluppando linearmente figure presenti nel racconto dei bambini: se c'è un Lupo e una Lupa, la proiezione lineare è un CUCCIOLO, che è anche il Quinto Lupo, la quinta elementare e poi il futuro.

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5 . Una drammaturgia compatibile

Insomma, il mio è stato un lavoro di "drammaturgia compatibile": operare in un ecosistema vivente - il racconto dei bambini, vivente e importante per loro - rispettando la sua vita e dove si può migliorandola.
Ha funzionato: i bambini e le maestre sono stati molto contenti quando hanno letto in classe il mio racconto. Due indicatori, in apparenza opposti, hanno rivelato che l'intervento di drammaturgia compatibile era andato a buon fine. Il primo è stato un totale allineamento tra i bambini e la storia, un riconoscerla come loro e riconoscersi in essa, fino all'appropriazione delle mie varianti: i bambini erano (e sono) convinti che quella sia la loro storia, appena "messa in bella" da uno scrittore. Il che è semplicemente vero. Il secondo indicatore, in apparenza contrario, è stato il moto di reazione e disallineamento, necessario e benefico, senza di cui niente funziona: "i maschi" erano un po' delusi che nella mia versione non fosse entrata "la rissa" fra il Cacciatore che ritorna e le guardie del Re; o qualche altra che consentisse un po' di spadate. Alla fine, con eleganti negoziati (io ero contrario), ne abbiamo introdotto una forma attenuata e rapida nel finale.

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6 . Individuazione della struttura "a luoghi"

Ma il mio trattamento narrativo ha svolto un'altra funzione importante, la sola concretamente drammaturgica: l'individuazione della STRUTTURA A LUOGHI del racconto. Questa struttura non inventava alcunché di nuovo, ma portava ad affiorare e sviluppava linee sommerse nel testo dei bambini: la Reggia, il Bosco, la Capanna dello Sciamano, il Sogno, la Locanda, il Castello Diroccato erano già i luoghi deputati del racconto inventato da loro. Individuarli e istituirli a componenti formali di una sequenza è stato un intervento intenzionalmente drammaturgico, annidato in un trattamento narrativo. Quel trattamento, cioè, è stato scritto con un occhio ben preciso allo spettacolo, che a sua volta era già stato pensato come percorso a stazioni, con luoghi scenici sequenziali (le "case" del teatro medievale), gestiti in autonomia da piccoli gruppi di bambini; il che è, né più e né meno, il tipico stratagemma drammaturgico per risolvere uno dei problemi storici del "teatro in classe": l'esuberanza numerica degli attori.

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7 . La sceneggiatura

Su questo mio racconto è cominciato il lavoro di sceneggiatura, di trasformazione di una scrittura narrativa in qualcosa di più utile a uno spettacolo teatrale. Lo abbiamo intrapreso come scrittura "a tavolino" condivisa coi bambini, accompagnata da istruzioni, esempi, linee guida da parte mia, e spazi strutturati per i loro cimenti. So che il teatro ha la sua officina più nella sala prove che nel tavolino, ma su questo argomento ho già speso anni noiosi di contrasti: io faccio lo scrittore, e a questi bambini era capitato di lavorare con me; inoltre eravamo a scuola, e questi esercizi di scrittura funzionale erano in perfetta coerenza col programma di italiano.
Così in parte è stato: in parecchi interventi in classe (per fortuna il lavoro più denso per la Melevisione andava a termine) ho spiegato ai bambini le forme di scrittura dei copioni, con battute e didascalie. Ho cercato di mostrare, con meticolosi esempi, come ripartire il racconto in episodi, e ogni episodio in azioni unitarie, in modo da capire prima noi le sequenze di punti semplici da raccontare poi al pubblico. Ho scritto dialoghi e assegnato altri dialoghi da completare su quei modelli. Ho assegnato didascalie da scrivere: che significa immaginare e mettere per iscritto soluzioni concrete di rappresentazione, forme, ombre, oggetti, luci, movimenti: prassi forse inutile o blasfema per il teatro, ma utilissima per "l'italiano".

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8 . Un Copione e molti registi
 
I tempi erano molto stretti, come sempre, e questo lavoro a tavolino (e "a banco") non ha potuto avere il respiro che meritava. Le ore che la classe poteva dedicare allo spettacolo, con l'esame di quinta imminente, non erano tante, e occorreva partire per tempo con la messa in scena. Così si è fatto. Le ultime parti mancanti di sceneggiatura, gli ultimi dialoghi e ipotesi di realizzazione li ho scritti io: ed è nato "il Copione".
Il Copione, come sanno i teatranti, non è un Manuale di Istruzioni di Montaggio da applicare alla virgola, ma piuttosto un Testo Sacro da interpretare, da adattare alle circostanze della realtà. Usandolo come tale, abbiamo finalmente affrontato la sala prove. E lì è finita la mia "competenza professionale" di stretta pertinenza: di lì in poi avrei aiutato le maestre (ed altri che tra poco elencherò) a individuare le forme più idonee di messa in scena, compatibili con l'età degli attori, con la situazione in cui operavano, e soprattutto coi tempi a disposizione per maturare e affinare qualunque forma. La regia è stata quindi condivisa: per buona parte sostenuta da me; per larghi tratti da MONICA GHEZZI (una mamma che ha messo in gioco un'altra professionalità parallela: quella della programmista/regista televisiva); due incontri di approfondimento ci son stati regalati da LICIA NAVARRINI, unica veramente del mestiere (attrice e regista teatrale, specializzata nel teatro coi ragazzi); le due maestre hanno fatto la loro parte. Così, con la guida di cinque o sei registi, il gruppo dei bambini ha affrontato il teatro.

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9 . La scoperta dei linguaggi del teatro

Non c'è lo spazio qui per raccontare, di questa messa in scena, tutte le fasi e problemi e stagnazioni e scatti. Il solito tempo stretto (per tanti versi benedetto) costringeva, allora come ora, a tagliar corto su problemi che meriterebbero interi laboratori a parte. Per fare un solo esempio: il campo sterminato del rapporto tra rappresentazione realistico-imitativa e simbolica (nientemeno). Davanti al compito di rappresentare un'azione i bambini si ponevano subito in termini realistico-imitativi, come fanno nei loro giochi: se uno è il cavaliere e l'altro il cavallo, si montano in spalla. Come spiegare, allora, che il teatro è il luogo del simbolo? Ho provato a dirlo "a voce", a raccontarlo con esempi come quelli schematizzati in coda al documento, nelle NOTE DI LAVORO. Eccone alcuni:

E così via. Naturalmente, tra il dire e il fare c'era di mezzo il poco tempo che avevamo. Dire queste cose forse è servito a poco, avremmo dovuto "farle": per esempio fare in un modo, poi nell'altro, e vedere insieme la differenza. In qualche caso lo si è fatto, e ci son stati salti di comprensione, conquiste di linguaggio.
Eccone un caso: il Lupo è in scena, visibile al pubblico; il Cavallo disarciona il Cavaliere, fugge, si sentono rumori di colluttazione; il Cavaliere - e il pubblico con lui - deve credere che il Lupo l'abbia assalito e divorato: ma come fare se il Lupo è visibile in scena? Bernardo, che aveva sollevato l'obiezione (a me l'incongruenza era sfuggita), trova da sé la soluzione: il Lupo "si spegne", assume posizione ed espressione neutra, o si gira di spalle...
Il gioco è fatto, un altro linguaggio è stato compreso, o intuito: uno spettacolo in classe serve a questo.

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10 . La messa in scena

E dunque, tra  acquisizioni personali fulminanti e pedisseque esecuzioni delle indicazioni dei registi, tra ore di fervore e divertimento e altre di noia e distrazione, tra cammini individuali di perfezionamento e altri di replica piatta, siamo arrivati alla fine. Le sette scene sono state provate per sette o otto incontri di circa due ore l'uno, con me o gli altri "registi" che ho elencato sopra, in orario scolastico, in spazi neutri, palestra e giardino, riservandoci d'adattare posizioni e movimenti alla scenografia reale "l'ultimo giorno". Quasi sempre abbiamo lavorato con un gruppo per volta, coi 4-5 bambini protagonisti di quella Casa impegnati a recitare, e gli altri seduti in cerchio a fare i "servi di scena" (e a far chiasso).
Eravamo arrivati alla fine, ma alla fine del tempo disponibile, non del lavoro. Se qualcosa però m'ha insegnato l'esperienza di questi processi, è che alla vigilia del debutto si ha sempre idea d'essere in alto mare. Le scene delle singole Case non erano state completate tutte, e tantomeno provate tutte insieme con le transizioni intermedie; tutte le scenografie e buona parte dei costumi e degli oggetti erano ancora da inventare; le musiche erano state scelte, ma erano da collocare; una sola volta le maestre erano andate coi bambini nella sala che avremmo utilizzato, ma era vuota e disadorna. Che luoghi, che luci, che arredi avrebbe avuto la sera dello spettacolo era un mistero che continuava a perdurare.

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11 . Gli allestimenti

Quello della scenografia infatti è stato un altro campo di lavoro coi bambini che, per via del poco tempo, abbiamo dovuto trascurare. Abbiamo discusso il piano scenografico con loro, partendo da poche idee di base: uso di pochi materiali semplici, simbolici, molto reiterati, diversi e caratterizzanti per ogni Casa. Ecco, Casa per Casa, le scelte.

Costumi e oggetti erano semplici, e a loro modo tradizionali: una base neutra, nera, da servi di scena, su cui indumenti e accessori di volta in volta segnalavano i personaggi. Un gilet colorato su nero caratterizzava i Boscaioli; una lancia era il canonico distintivo della Guardie. Il servo di scena che, arrivato alla sua Casa, doveva interpretarvi lo Sciamano, vi trovava per terra il saio di sacco e il bastone; quello che doveva fare il Cavallo trovava nella Foresta la bella testa equina in cartapesta che da settimane aveva imparato ad animare come un burattino a vista. Poiché, nel più classico degli stili del teatro in classe, i personaggi erano assai meno che gli attori, i ruoli principali "si passavano il personaggio" di attore in attore, di Casa in Casa, come il testimone di una staffetta: i sette attori che nelle sette Case interpretavano il Cavaliere, protagonista principale, si consegnavano con ieratica cerimonia la Spada (una "spada-laser" di Guerre Stellari) e il collare col Medaglione; il Re della Settima Casa trovava sul trono la stessa corona del suo predecessore della Prima. E così via.

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12 . La vigilia

Il penultimo giorno, domenica 3 giugno, alcuni eroici genitori hanno affrontato la costruzione di tutto ciò. Abbiamo incominciato ad allestire dalla mattina: montare le scenografie, tirare i cavi e installare gli impianti di luci e fonica, far lavoro d'attrezzeria, costumi e trovarobato.
L'ultimo giorno, lunedì 4 giugno, giorno del debutto, lo spazio era quasi pronto. I bambini sono arrivati alla mattina, e con loro abbiamo rimesso in lavorazione le ultime scene incompiute o che avevano problemi. Poi abbiamo provato una "filata", con tutte le Case in sequenza e gli spostamenti: è stato il solito disastro, che non scoraggia però chi conosce le vigilie, e sa che quegli stessi che ora paiono svogliati o frenetici stanno in realtà ascoltando tutto molto bene, e al momento giusto faranno ciò che devono con precisione.
Lunedì sera, alle nove, un centinaio di genitori e parenti (troppi) applaudivano impazienti ai dieci minuti canonici di ritardo, mentre le maestre ed io, come "coach" negli spogliatoi, davamo l'ultima carica a ventitré bambini vestiti di nero con gli occhi seri e spiritati: "Siamo qui per raccontare la storia del Quinto Lupo a questa gente. E' una storia che oramai conoscete molto molto bene: non ci saranno problemi. Via, andiamo".

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13 . Lo spettacolo

E così è stato. Non ci son stati problemi: perché quando si presentavano venivano superati con quella miscela di concentrazione ed allegria che è sintomo di un lavoro ben digerito. Le battute dimenticate, un oggetto scordato nella Casa precedente, le papere del Narratore, lo scivolone sulle fronde e conseguente caduta disastrosa di Cavallo e Cavaliere, tutto veniva affrontato soffocando lestamente le risate e riprendendo il filo in tre secondi. Le musiche (che mandavo io, che non ho visto quindi quasi niente) andavano dentro bene e arricchivano l'azione; le luci andavano su nei tempi giusti; le transumanze del pubblico di Casa in Casa erano gestite con ieratica fermezza dai servi di scena; gli spettatori non fiatavano. Alla fine, come dicono i critici, parecchie chiamate d'applausi.
E abbracci e commozione nel foyer. Per tagliar corto con un segno prosaico, ma inequivocabile per chi ha visto parecchie volte questi allestimenti: abbiamo smontato quasi tutto in un'oretta, con il triplo dei genitori aiutanti. Entusiasmo che trovava le sue forme.

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14 . Morale della favola

Non son riuscito a esimermi, pochi giorni dopo, dal tornare un'ultima volta in classe, a prendere la mia razione d'applausi (ma non era questa la mia intenzione), e a rivolgere ai bambini un ultimo pistolotto.

"Ricordate poco prima dello spettacolo, nei camerini? Vi ho detto che la storia che andavamo a raccontare era quella del Quinto Lupo; che la sapevamo benissimo, e non ci sarebbero stati problemi. Be', non era vero: la vera storia che avete raccontato è un'altra: è quella della Quinta B. Il Quinto Lupo è un vestito; un bel vestito perché è confezionato bene, da un sarto; ma quel vestito non si muove da solo, ha bisogno di un corpo dentro. Voi non siete attori, non potevate mettere nel vestito la vostra forza artistica, professionale, il vostro corpo d'attore: ma siete una bella classe, e avete riempito di vita la storia del Quinto Lupo con la vostra forza di classe..."

Poco dopo mezza classe piangeva a calde lacrime la fine di questo sistema di forza, con la fine dell'anno e delle elementari, di lì a pochi giorni. Ed io mi ritrovavo a pensare: ma guarda che buffo, a distanza di tanti anni come tornano, i principi del teatro di gruppo, di Barba e Grotowski: "la rete di relazioni, di forze all'interno del gruppo d'attori si fa drammaturgia, e poi spettacolo..."

Ora non possono saperlo, ma non hanno ragione di piangere, questi bambini: nulla va perso.
 

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IL TESTO TEATRALE

Testo finale dello spettacolo così come è stato rappresentato,
con le varianti introdotte sul Copione nel lavoro di messa in scena coi bambini.
 


1. REGGIA

Personaggi: NARRATORE, RE, CAVALIERE, DRAPPELLO di cacciatori
 

1^ Scena. INTRODUZIONE. Re, ululati fuori scena.

REGGIA, sala del trono ricostruita sul palcoscenico, con TRONO DEL RE, TRONO DELLA REGINA, panoplia di ARMI, FINESTRA sul paesaggio.
Il Re, da solo, si aggira per la sala, guarda fuori, controlla le armi, etc. Il Narratore può sedere in primo piano, dandogli le spalle, rivolto al pubblico.

NARRATORE
C'era una volta Un Re Senza Paura, che aveva vinto battaglie, conquistato regni, terrorizzato amici e nemici.
Ma il suo cuore serbava un segreto: il nome giusto con cui chiamarlo era Re con Una Sola Paura: i lupi.

PRIMO ULULATO LONTANO

Si sente un primo ululato lontano. Il Re trasalisce, corre alla finestra, si agita: durante la battuta che segue prende un'arma, la brandisce; poi la mette via, si nasconde dietro al trono; poi emerge cauto, si avvicina alla finestra... NARRATORE
Forse qualche nutrice aveva riempito le notti della sua infanzia di racconti paurosi; o forse nel Re riviveva l'anima di una lepre;
o forse non era bene che un re non avesse nemmeno una paura, e lui aveva scelto quella.
Fatto sta che, da quando era salito al trono aveva guidato cacce spietate
per sterminare tutti i lupi del regno. C'era quasi riuscito: un Ultimo Lupo, imprendibile, era sopravvissuto...

SECONDO ULULATO FORTE E VICINO

Definitivamente terrorizzato, il Re si avvicina in quinta, chiama a gran voce. RE
Cavaliere! Cavaliere Cacciaguida!
 

2^ Scena. DIALOGO TRA IL RE E IL CAVALIERE

Entra il Cavaliere.

CAVALIERE
Cosa comandate, maestà?

RE
Tu sai, cavaliere, che gli affari del regno mi vietano di perdere il mio tempo in battute di caccia. E tuttavia non posso sopportare che un solo lupo terrorizzi...

TERZO ULULATO LONTANO

Un terzo ululato risuona lontano. Il Re esita, si confonde, poi conclude con stizza: RE
... i miei sudditi. Per cui ti affido un compito: trovare e uccidere quella belva sanguinaria. Accetti la missione?

CAVALIERE
Accetto.

RE
Bene. Parti immediatamente.

Il Re esce. Il Cavaliere si volta dalla parte opposta e chiama con decisione. CAVALIERE
Il mio drappello di cacciatori! Qui, presto!
 
3^ Scena. DIALOGO TRA IL CAVALIERE E IL DRAPPELLO

Entra il Drappello, marciando si dispone davanti al Cavaliere.
Mentre dice la battuta che segue, il Cavaliere srotola una grande MAPPA DELLA REGIONE che è appesa alla parete.

CAVALIERE
Cacciatori. Il nostro Re ci ha affidato un compito: cercare ed uccidere l'Ultimo Lupo che infesta le nostre foreste.
Ci divideremo: voi batterete le regioni a nord, mentre io...
SOSPENSIONE
Il Cavaliere tace, l'azione si blocca, i personaggi sono come incantati, il Narratore torna in campo e parla. NARRATORE
Ma qualcosa fece mutare idea al Cavaliere: forse voleva cimentarsi nell'impresa da solo, e guadagnarne tutto l'onore, o la ricompensa, o qualcos'altro: fatto sta che spedì la sua masnada in direzioni sbagliate.
RIPRESA AZIONE RECITATA
Si scioglie l'incantesimo, il Cavaliere riprende a parlare indicando sulla mappa. CAVALIERE
... No, faremo altrimenti: voi batterete i campi coltivati oltre i colli ad est, e io mi addentrerò nella foresta.

CAPO DRAPPELLO
Ma Signore, nei luoghi che ci indicate non vi è alcun lupo!

CAVALIERE (imperioso)
E voi lo cercherete lì. E fate in modo di trovarlo! Partite, ora!

Il Drappello esce. MUSICA DELLA SPADA. Il Cavaliere si avvicina alla Panoplia, con gesti marziali ne toglie la catena col medaglione e se la pone al collo; quindi estrae la spada, si avvicina alla finestra, guarda fuori come se scrutasse in lontananza... QUARTO ULULATO LONTANO ... Si sente un ululato, il Cavaliere sfodera la spada, si volta e brandendola come nella presentazione delle armi (elsa al petto e lama davanti al viso) si avvia a scendere le scale del palco.

Il Cavaliere si avvia verso la Sala.
I Servi di scena lo seguono in fila indiana. Il Narratore chiude la fila.
Il pubblico li segue.
 
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la prima casa: LA REGGIA (72 KB)


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2 . BOSCO

Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, CAVALLO, LUPO
 

Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA

Il Cavaliere della 1^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena, già seduti a delimitare lo spazio della 2^ casa, il Bosco; e attende lì.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello spazio scenico e legge.

NARRATORE
Il Cavaliere Cacciaguida raggiunse il bosco infestato dal lupo: una foresta che cominciava presso la reggia, e s'ignorava dove finiva.

MUSICA DELLA SPADA.

Parte la Musica della Spada. Il Narratore esce, il Cavaliere della 1^ Casa entra nel cerchio, consegna la spada al suo successore, gli mette al collo il medaglione, si volta, esce.

 

1^ Scena. LA FUGA DEL CAVALLO

Il Narratore scompare.
Il Cavaliere e il suo CAVALLO percorrono il bosco. I Servi di scena, battendo con le mani per terra, realizzano il suono della cavalcata. Così per tre giri.
Illuminandosi da sé il viso con la torcia, il LUPO si rende visibile tra le frasche. Lo guarda, segue la sua via. Ulula.

FORTE ULULATO Azione concitata. Il cavallo si spaventa, s'impenna, disarciona il Cavaliere, fugge.
Il Lupo scompare (spegne la torcia).
Dopo pochi secondi, lontano, da un'altra parte del bosco, il rumore del galoppo tace all'improvviso; seguono pochi rumori di lotta, un forte nitrito, e il silenzio. MUSICA Il Cavaliere, che era rimasto in piedi ad ascoltare, crolla a sedere su un sasso, cupo e scoraggiato. Raccoglie un rametto, traccia per terra segni che non vediamo. Infine si alza, prende un respiro profondo, parla. CAVALIERE
Amico cavallo, compagno di mille battaglie e mille cacce: giuro che ti vendicherò!
Mentre il Cavaliere è immobile, come a raccogliere determinazione per il suo proposito, poco lontano, nell'intrico della macchia, il LUPO torna a rendersi visibile, l'osserva per qualche secondo, poi si tuffa nel buio senza un suono.

 

2^ Scena. LE TRACCE DEL LUPO

Mentre il Narratore narra, il Cavaliere esegue le azioni.
Alle tre parole "impronte", "unghiate" e "tane" tre Servi di scena si alzano, si volgono verso il pubblico, srotolano e mostrano tre cartelloni in cui sono figurate le tre tracce del lupo (impronte, unghiate, tane, o altre che si ritengano più opportune: in questo caso cambiare la battuta del Narratore). I tre conteranno fino a cinque, poi arrotoleranno il loro cartello e sederanno di nuovo.

NARRATORE
Il Cavaliere si inoltrò nel bosco e riprese la caccia. Trovò tracce del lupo sparse ovunque: impronte, resti di animali - ma non del suo cavallo; unghiate sugli alberi, escrementi, ciuffi di peli, tane. Ciascuno di questi segni, nella notte e nella selva, gli appariva orrido e crudele, e aizzava il suo proposito d'uccidere la belva.
Il Cavaliere interrompe la sua ricerca ostinata, abbassa la spada, si guarda intorno. NARRATORE
Ma allo stesso tempo era colpito da un dubbio: tutti quei segni parevano guidarlo in una specie di cammino, verso una meta. Dopo poco intravide nel fitto una debole luce.
Il Cavaliere "vede" la luce (si accende effettivamente la luce nella casa successiva, la Capanna dello Sciamano), attraversa il cerchio dei Servi di scena e fendendo il pubblico, vi si avvia.
I Servi di scena si alzano e in ordine, in fila indiana, gli vanno dietro, disponendosi attorno alla terza casa.

Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la seconda casa: IL BOSCO (82 KB)


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3 . CAPANNA DELLO SCIAMANO

Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, SCIAMANO, LUPO
 

Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA

Il Cavaliere della 2^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena, già seduti a delimitare lo spazio della 3^ casa, la Capanna dello Sciamano; e attende lì.
Il Servo di scena che nella casa precedente interpretava il Cavallo, stando seduto tra gli altri, si tiene pronto con la testa del cavallo in mano.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello spazio scenico.

NARRATORE
Il Cavaliere giunse a una radura nel cuore del bosco. Al centro si ergeva una capanna tappezzata di pelli, decorata d'ossa spolpate, armi arrugginite, segni enigmatici. Fuori, legato a una sorta di altare con un'immagine in forma di lupo, il suo cavallo, vivo e scalciante.

MUSICA DELLA SPADA.

Parte la Musica della Spada. Il Narratore esce, il Cavaliere della 2^ Casa entra nel cerchio, consegna al suo successore la spada, il medaglione, si volta, esce.
Il Nuovo Cavaliere si guarda intorno per un po'. Poi respira profondamente, brandisce la spada, spalanca la porta ed entra urlando.

 

1^ Scena. DIALOGO CON LO SCIAMANO: IL LUPO FRATELLO

All'interno un uomo calmo, vestito di pelli di lupo, siede preparando una tisana fumante di erbe. L'uomo alza gli occhi, gli sorride, e lo invita a sedere con un gesto:

SCIAMANO
Ti stavo aspettando. Entra e siedi.
Il Cavaliere siede.
Il Narratore, con semplicità, entra in scena e porge il microfono allo Sciamano.
Lo Sciamano apre davanti a sé un grande e antico LIBRONE DELLE STORIE (o analogo manufatto: un rotolo, una pergamena, etc.), racconta. SCIAMANO
Ti racconterò una storia...

Al tempo che Santo Francesco dimorava nella città d'Agobio, apparì un lupo terribile e feroce, il quale divorava gli animali ed eziandio gli uomini.
Per la qual cosa Santo Francesco andò in cerca della belva, che gli si fece incontro colla bocca ferocissima aperta; ma il santo, facendogli il segno della croce, con mite voce gli dice così:
"Frate lupo, tu hai fatti grandi maleficj, e ogni gente grida e tutta questa terra t'è nemica. Ma io voglio far la pace fra te e costoro, sicché tu non offenda più ed essi ti perdonino. In cambio io ti prometto ch'io ti farò dare nutrimento, imperocché io so che per la fame tu hai fatto ogni male".
E il lupo con inchinare di capo fece segnale che ‘l prometteva, e se ne andò con lui nella città a modo d'uno agnello: di che li cittadini fortemente si maravigliavano. Ed essendo ragunato tutto il popolo, Santo Francesco disse:
"Udite, fratelli miei: frate lupo m'ha promesso di far pace con voi, se voi gli promettete di dargli ogni dì le cose necessarie".
Allora tutto il popolo a una voce promise. E Santo Francesco disse al lupo:
"Frate lupo, io voglio che qui dinanzi al popolo mi dia fede della tua promessa".
Allora il lupo levò il piè dritto e ‘l puose in mano al santo.
Onde, tra questo atto e gli altri detti sopra, fu grande allegrezza in tutto il popolo. E il lupo vivette due anni in Agobio; ed entrava dimesticamente per le case senza fare male a persona e senza esserne fatto a lui; e fu notricato dalla gente, e fu chiamato frate, e giammai nessun sangue corse più tra lupo ed uomini.

Al termine del racconto, il Narratore entra discretamente e prende il microfono dalle mani dello Sciamano. Il Cavaliere medita brevemente, poi aggressivo: CAVALIERE
Cosa significa questa storia, Sciamano dei Lupi? Come può mai un lupo esser chiamato "fratello"?

SCIAMANO
Fratello, certo. Di quella fratellanza che lega tutte le forme di vita tra loro, con fili purtroppo invisibili agli uomini. Cancellando dal mondo anche la più piccola di queste forme, sembra che nulla accada: e invece quei fili invisibili tirano e tendono, e qualcosa, anche in parti inattese e lontane del mondo, si spezza.

Accucciato accanto alla porta, invisibile ai due uomini, il Lupo ascolta muto. Una luce, o altro accorgimento, lo rivela solo a questo punto. Il Cavaliere pare turbato. Poi si scuote, e con aria di chi rivendica: CAVALIERE
Bene, vecchio. Sarà pure come tu dici, ma io sono un Cacciaguida, e fratello o non fratello il mio compito è uccidere l'ultimo Lupo. E lo compirò!
Lo Sciamano sorride, e gli porge una TAZZA FUMANTE della sua tisana.
Il Lupo, fuori della porta, si alza e si allontana silenzioso. SCIAMANO
Certo, cacciatore, e la tua caccia avrà più successo di quanto tu stesso speri. Troverai non uno, ma cinque lupi. Il primo, il Lupo Nemico, lo hai già conosciuto nel bosco.
Si sente un ululato lontano, dal fondo della sala. Il Cavaliere trasalisce, si guarda intorno. Lo Sciamano prosegue impassibile. ULULATO

SCIAMANO
Il secondo è il Lupo Fratello che ti ha rivelato il mio racconto: lo stesso che ha condotto qui il tuo cavallo, e te.

CAVALIERE
Perché l'ha fatto?

SCIAMANO
Perché vuole affidarti un compito, come ha fatto il tuo Re: ma assai diverso. Ora bevi e riposa: nei giorni che verranno dovrai penare molto, per trovare gli altri tre lupi.

Il Cavaliere beve, e vinto da immensa stanchezza si sdraia al suolo e si addormenta.
Lo Sciamano si china su di lui, prende la spada, sfila il medaglione, si avvia.
I Servi di scena si alzano e in ordine, in fila indiana, gli vanno dietro, disponendosi attorno alla Quarta Casa: Il Sogno.
 
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la terza casa: LA CAPANNA DELLO SCIAMANO (53 KB)


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4 . SOGNO

Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE ADDORMENTATO, LEPRE, SUONI E LUCI DEL SOGNO
 

Transizione: CONSEGNA DELLA SPADA

MUSICA Lo Sciamano prende posto in piedi tra i Servi di scena, già seduti a delimitare lo spazio della 4^ casa, che stavolta sarà un cerchio al centro della sala.
Quando lo Sciamano spegne la spada, i Servi di scena accendono le loro torce puntandole sulla figura sdraiata al centro. È il Cavaliere della 4^ Casa, addormentato nella stressa posizione in cui avevamo lasciato il suo omonimo nella Capanna dello Sciamano.
Seduto tra i Servi di scena, l'attore che impersonerà il Cavaliere-Lupo si tiene pronto.
Quando gli spettatori sono sistemati, lo Sciamano entra nello spazio, si inginocchia vicino al Cavaliere addormentato, gli infila sotto la mano la spada e al collo il medaglione. Gli accarezza la fronte, si alza, lo guarda, sorride, ed esce.

1^ Scena. LA METAMORFOSI UOMO-LUPO

Tutti i Servi di scena ora sono anche personaggi: sono i SUONI E LE LUCI DEL SOGNO. Cominciano producendo un primo crescendo di coro a bocca chiusa.

TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Coro a bocca chiusa - crescendo.
Durante il crescendo, alzano lentamente i raggi delle torce dalla figura sdraiata al loro stesso viso. Al culmine, tutti insieme incominciano a recitare, sussurrata e ritmata, la filastrocca della metamorfosi. TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Nel buio cupo del sogno nascosto
L'uomo ed il lupo si scambiano il posto...

(5 volte)

La ripeteranno 5 volte, con voce sempre più forte. Alla quarta volta dirigeranno i raggi al centro del cerchio sul Cavaliere Addormentato, alle cui spalle nel frattempo si sarà sdraiato anche il Cavaliere-Lupo, nell'identica posizione.
Da questo momento i Servi di scena seguiranno tutta l'azione coi raggi delle torce.
Alla fine della 5^ ripetizione il Cavaliere-Lupo comincia a svegliarsi, si rizza, si guarda stupito le mani, i piedi, la coda, annusa, etc.: pantomima della metamorfosi.
Intanto il Narratore, seduto tra i Servi di scena, racconta. NARRATORE (fuori scena)
Il Cavaliere sognava.
Sentì una folta coda pendergli dalla schiena;
sentì nel naso l'urto di un mondo di odori,
tutti insieme e ciascuno distinto;
voleva gridare di paura, ma dalla sua bocca esplose...

TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
FORTE ULULATO

Il Coro dei bambini completa la frase del Narratore, facendo esplodere un forte ululato.
Il Cavaliere si alza e corre in tondo lungo il cerchio.
Il Coro cambia tappeto sonoro: tutti insieme, sfasati e sussurranti: TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Sei un lupo... Sei un lupo... Sei un lupo... Sei un lupo...
 

2^ Scena. IL CAVALIERE/LUPO CACCIATORE

Dopo due giri, il Cavaliere/Lupo arresta di colpo la sua corsa, si porta la mano sulla pancia. Simultaneamente, il Coro dei bambini ammutolisce. Parla ancora il Narratore fuori scena.

NARRATORE (fuori scena)
Ma presto la paura fu vinta da un altra fortissima pena: la fame.
Dal silenzio, riprende il tappeto sonoro del Coro. TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Cibo... cervo... preda... lepre... cibo... agnello... carne... cibo... preda... carne... (etc.)
Il Cavaliere/Lupo annusa l'aria, sente una traccia, segue l'odore, cammina in una direzione; poi la parola "lepre" viene pronunciata più forte e più frequentemente in un'altra parte del cerchio, allora - sempre annusando l'aria - si dirige lì; ma quando vi arriva il gioco si ripete: la parola "lepre" prevale in un'altra parte del cerchio; arriva lì, e altro cambio.
Infine, a un segno di uno dei Servi di scena, tutti i bambini di colpo gridano forte: TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
LEPRE!!!
Dal cerchio dei Servi di scena salta fuori la Lepre, che scatta via di corsa, e il Cavaliere/Lupo dietro a lei.
L'inseguimento sarà scandito da tre tappe: la Lepre fugge, si ferma, si immobilizza, il Cavaliere/Lupo la raggiunge, la Lepre riparte; di nuovo si ferma, viene raggiunta, etc.
Alla terza volta il Cavaliere/Lupo afferra la zampa della Lepre, che cerca di liberarsi scalciando: una breve lotta, che termina con la morte della Lepre. Il Cavaliere/Lupo se ne nutre.
Lungo l'azione i Servi di scena, battendo con una mano per terra (con l'altra tengono la pila), producono un suono ritmato che ricordi il battito del cuore, con frequenza decrescente. Nel momento in cui la lepre si immobilizza anche il battito cessa.

 

3^ Scena. IL CAVALIERE/ LUPO PREDA

Il Cavaliere/Lupo alza di scatto il viso dalla sua preda.
Il Narratore interviene dal cerchio.

NARRATORE (fuori scena)
Ma il Cavaliere/Lupo non fece in tempo a godere il buon pasto che altri odori già gli assalivano le narici: cavalli, cani, uomini.
Poco dopo le urla dei battitori, l'abbaiare delle mute, il clangore di corni e metalli gli dissero che la caccia era cominciata. E stavolta la preda era lui!

MUSICA

Il Cavaliere/Lupo fugge correndo in cerchio.
I Servi di scena producono i versi dell'abbaiare dei cani e delle urla dei battitori. TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
(abbaiare dei cani e delle urla dei battitori)
Sulla musica e sui rumori della caccia, stavolta concitato e battente, interviene il Narratore. NARRATORE (fuori scena)
Il Cavaliere Lupo fuggì terrorizzato. Come uomo e cacciatore sapeva bene che la direzione in cui correva, scacciato dai rumori, era proprio quella in cui lo attendevano gli archi dei cacciatori alle poste. Come lupo sapeva soltanto che doveva fuggire lontano da quel fracasso terrorizzante.
Allora, combattendo l'istinto di lupo, con uno sforzo immenso si voltò e corse verso i battitori. Sorprese i cani, passando velocissimo tra loro, sfrecciò senza difficoltà tra le maglie dei cacciatori, che mai s'aspettavano un simile comportamento della preda: e alle loro spalle fuggì lontano, ormai in salvo.
Il Cavaliere/Lupo attraversa di corsa il cerchio dei Servi di scena, che al suo passare, con un urlo più forte, tacciono di colpo.

 

4^ Scena. LA METAMORFOSI LUPO-UOMO

Il Narratore si alza dal cerchio, va a recuperare il Cavaliere/Lupo, entra nel cerchio portandolo con sé come un sonnambulo, una mano posata sulla sua spalla.
I due girano in cerchio una volta, guardando lontano, verso la 5^ casa.

NARRATORE
Dopo un'ora di trotto arrivò in vista d'un castello diroccato. Ecco come l'astuto carnivoro riusciva a rendersi imprendibile: la sua tana non era l'anfratto spinoso che tutti s'aspettavano, ma un posto dove nessuno l'avrebbe mai cercato: una costruzione umana, quel castello. Il Cavaliere/Lupo fece per raggiungerlo col passo rapido a cui era ormai avvezzo, ma le sue gambe erano di nuovo lente e pesanti, e di nuovo due...
Il Coro scandisce la filastrocca della seconda metamorfosi. TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Finisce il sogno buio e nascosto
L'uomo ed il lupo riprendono il posto...

(cinque volte)

Mentre il Coro ripete, il Cavaliere/Lupo mima la metamorfosi inversa: niente più coda, niente più olfatto, niente più zampe... Infatti cade dietro il Cavaliere Addormentato, in breve prende la sua stessa posizione e si addormenta anche lui.
All'ultima parola della filastrocca, ormai gridata, il Cavaliere Addormentato invece si desta, si guarda intorno sbalordito, si alza, brandisce la spada, attraversa il cerchio dei Servi di Scena, si dirige verso la 5^ Casa, l'Osteria del Villaggio.
I Servi di scena si alzano e in fila indiana lo seguono.

Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la quarta casa: IL SOGNO (83 KB)


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5 . OSTERIA DEL VILLAGGIO

Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, MADRE, BAMBINO, BOSCAIOLI
 

Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA

Il Cavaliere della 4^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena, già seduti a delimitare lo spazio della 5^ casa, l'Osteria del Villaggio; e attende lì.
Attorno a un angolo del grande tavolo dell'osteria sono seduti la Madre e quattro Boscaioli. Per terra presso la madre siede il Bambino.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello spazio scenico.

NARRATORE
Il Cavaliere si svegliò in mezzo al bosco. Nessuna traccia della capanna né dello Sciamano. Prese a vagare, stordito e confuso. Ogni tanto sentiva un fruscio, credeva di vedere il lupo in ogni cespuglio; ma sui cespugli non sferrava più i suoi colpi di spada: si limitava a seguire docilmente quei segni, che lo portavano a un villaggio di boscaioli ai limiti della foresta. Vi entrò, e si diresse alla locanda.

MUSICA DELLA SPADA.

Parte la Musica della Consegna della spada. Il Cavaliere della 4^ Casa entra nel cerchio, consegna la spada al suo successore, gli mette al collo il medaglione, si volta, esce.
Il Nuovo Cavaliere si guarda intorno per un po'. Poi, si avvicina guardingo alla tavola

 

1^ Scena. DIALOGO DELL'OSTERIA

I quattro Boscaioli avventori dell'osteria - con l'aiuto di tutti gli altri Servi di scena del cerchio - producono con le voci un fondo di brusio, un chiacchiericcio d'osteria.
Su questo emergono le prime battute del Cavaliere e le risposte.

TUTTI I BAMBINI
(Brusio degli avventori dell'osteria)

CAVALIERE
Salute a tutti.

PRIMO BOSCAIOLO
Salute, straniero.

CAVALIERE
Qual è il nome di questo villaggio?

SECONDO BOSCAIOLO
Sei a Crevalcuore.

CAVALIERE
Avete buon vino, qui? Buone carni?

TERZO BOSCAIOLO
Potrai dirlo tu stesso, se ordinerai il pranzo.

CAVALIERE
Avete boschi fitti e sconfinati, qui intorno.

QUARTO BOSCAIOLO
Da camminare per giorni senza vedere il sole.

CAVALIERE
E in questi boschi non vaga per caso... un lupo solitario?

TUTTI I BAMBINI
(STOP brusio degli avventori dell'osteria)

Il brusio dei Servi di scena cade di colpo. Silenzio nella sala: i boscaioli guardano il Cavaliere, il Cavaliere li guarda uno ad uno, tace. Poi d'improvviso stanchissimo: CAVALIERE
Anche voi volete che lo uccida, vero?
Un bambino, prima che la mamma possa zittirlo, grida indignato: BAMBINO
No!
Il Cavaliere si alza, si avvicina alla madre, la guarda con una domanda negli occhi; la donna lo fissa a lungo e poi conferma col capo: no. Lo sguardo del Cavaliere vaga di volto in volto: e tutti scuotono il capo, o dicono a voce bassa: no.
Il Cavaliere siede davanti a loro.

 

2^ Scena. RACCONTO DEL CAVALIERE

Torna in scena il Narratore. Mentre parla, il Cavaliere mima con gesti e espressioni l'atto del raccontare.

NARRATORE
Allora il Cavaliere raccontò: dell'incarico del re d'uccidere l'Ultimo Lupo, dell'incontro con lo Sciamano...

BOSCAIOLI
Il vecchio dei lupi! Lo conosciamo...

NARRATORE
... e perfino del sogno. Aveva già incontrato tre dei cinque lupi che lo Sciamano gli aveva preannunciato. Il primo, il Lupo Nemico della foresta...

Dal cerchio dei Servi di scena si alza, si volta al pubblico e si accende la torcia sul viso il LUPO DELLA 2^ CASA, con la maschera e lo sguardo feroce: si mostra, quindi siede di nuovo. Di seguito, il Narratore: Il secondo, il Lupo Fratello delle storie... Con atti simili si alza e si mostra al pubblico lo SCIAMANO della 3^ CASA, mostra il suo Librone delle storie (può poggiarselo brevemente alla fronte), quindi siede di nuovo. Di seguito, il Narratore: E il terzo, il Lupo Interiore, il lupo cacciatore e preda che dorme e sogna in ognuno di noi. Si alza e si volta al pubblico con la torcia sul viso il CAVALIERE-LUPO della 4^ CASA, fa brevemente il gesto di cercarsi la coda, ruotando su se stesso, quindi siede di nuovo. Interviene irruente la Madre. MADRE
E... dopo tutto ciò intendi ancora uccidere il lupo?

CAVALIERE (dopo una breve pausa)
No.

La Madre scambia rapidi cenni d'intesa con gli altri Boscaioli, poi al Cavaliere: MADRE
Allora attendi.
 

3^ Scena. LA LUPA

La Madre si avvicina al cerchio dei Servi di scena, tra i quali intanto l'attrice che interpreta la Lupa si sarà preparata indossando la maschera: la Madre la prende per mano, la induce ad alzarsi, la conduce con sé al cospetto dal Cavaliere. Che vedendola trasalisce, si alza di scatto, mette mano alla spada...

CAVALIERE
Un lupo!

MADRE
No: una lupa. L'ultima lupa rimasta. L'abbiamo raccolta ferita a morte dopo l'ultima caccia del tuo Re. L'abbiamo curata, e nascosta.

CAVALIERE (sorridendo, pensoso)
Eccolo: il Quarto Lupo è... una lupa!

MADRE
Guarda questo animale, Cacciatore. Non è bene che non ci siano più cuccioli!
Non è bene che l'ultima madre non generi più un'altra madre!
Non è bene per i lupi, ma neanche per le pecore, e neanche per gli uomini.

BAMBINO
Neanche per i bambini!

CAVALIERE (sorridendo e carezzando il bambino)
E neanche per i cacciatori. Forse io so dove trovare il padre, il Quinto Lupo. Venite con me.

Seguito dai Boscaioli, il Cavaliere attraversa il cerchio dei Servi di scena e fendendo il pubblico si avvia alla 6^ Casa: il Castello Diroccato.
I Servi di scena si alzano e in ordine, in fila indiana, gli vanno dietro, disponendosi attorno alla nuova scena.
 
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la quinta casa: L'OSTERIA DEL VILLAGGIO (97 KB)


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6 . CASTELLO DIROCCATO

Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, BOSCAIOLI, BAMBINO, LUPA, LUPO
 

Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA

Il Cavaliere della 5^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena, già seduti a delimitare lo spazio della 6^ casa, il Castello Diroccato; e attende lì.
I Quattro Boscaioli che erano presenti all'Osteria siedono, ancora coi loro gilet, davanti a lui tra i Servi di scena.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello spazio scenico.

NARRATORE
Studiando ogni radura, ogni albero, ogni roccia, il Cavaliere tentava di ricordare il suo sogno, la via che l'aveva portato nel rifugio segreto del lupo. Ed ecco, dopo molti tentativi ed errori, il Castello Diroccato...
Parte la Musica della Consegna della spada. MUSICA DELLA SPADA. Il Cavaliere della Casa precedente entra nel cerchio, consegna la spada al suo successore, gli mette al collo il medaglione, si volta, esce.
Il Nuovo Cavaliere si rivolge ai Quattro Boscaioli seduti di fronte a lui, che immediatamente si alzano. Indicando il Castello Diroccato. CAVALIERE
Amici, siamo arrivati! Il Quinto Lupo è lì.
 

1^ Scena. RICERCA VANA DEL LUPO
 

MUSICA Parte una musica. Cavaliere e Boscaioli si lanciano di corsa nel Castello Diroccato, esplorando, frugando, cercando in ogni anfratto, e dandosi la voce. CAVALIERE E BOSCAIOLI (in disordine)
Lo trovate?... Qui non c'è!... Dove si nasconde?... Non si trova!... Frugate dappertutto!... Non c'è, non c'è!... etc.
Infine, a un segnale o dopo un tempo dato, si fermano, si radunano presso il Cavaliere, lo guardano scoraggiati. Il Cavaliere a sua volta si guarda intorno e grida. CAVALIERE
Quinto Lupo, dove sei?

VIA MUSICA

LUPA (fuori scena)
(guaito)

 

2^ Scena. LA LUPA

La musica cessa di colpo. Al richiamo del Cavaliere risponde un guaito. Il Cavaliere e tutti i Boscaioli guardano in quella direzione: tra gli spettatori si fa strada il Bambino dell'osteria che conduce la Lupa. Attraversa il cerchio dei Servi di scena ed entra.

CAVALIERE
È il bambino dell'Osteria!

UN BOSCAIOLO
E porta con sé la Lupa!

La Lupa sfugge di mano al Bambino, fiuta una traccia, punta decisa verso un anfratto, scopre o apre un nascondiglio da cui irrompe il Lupo.
I due si guardano, incantati. Il Cavaliere e i Boscaioli li guardano, incantati. MUSICA Con la Musica riappare il Narratore, parla.
Durante la sua battuta, il Lupo e la Lupa intrecciano sulla musica una leggera e stilizzata DANZA DI CORTEGGIMENTO. NARRATORE
L'Ultimo Lupo irruppe fuori. S'aspettava il Cavaliere, da solo; aveva sparso tracce nel bosco e nei suoi sogni perché da solo arrivasse lì; e vedendo arrivare quel folto gruppo d'uomini aveva temuto un tradimento, una fatale ultima battuta di caccia, e s'era nascosto: ma ora quella lupa aveva vinto ogni paura...
La coppia di Lupi danza.

 

3^ Scena. IL SECONDO COMPITO

La musica si spegne, la danza di corteggiamento ha termine, il Lupo e la Lupa si avviano per attraversare il cerchio dei Servi di scena e uscire.
Ma dopo pochi passi il Lupo torna indietro, si ferma davanti al Cavaliere, lo fissa per qualche istante, poi si volta e trotta via: raggiunge la sua Lupa, si prendono la mano, insieme attraversano il cerchio dei Servi di scena, degli spettatori, e scompaiono.
Il bambino si avvicina di corsa al Cavaliere e gli tira la giubba:

BAMBINO
Cavaliere, Cavaliere! Cosa ti ha detto il Lupo?
Ti ha parlato, vero?

CAVALIERE
Mi ha detto di attenderlo: che tornerà.

I quattro Boscaioli tornano a sedere tra i Servi di scena.
Entra il Narratore. Mentre legge la sua battuta, il Cavaliere gli si avvicina, gli consegna la spada, il medaglione (che il Narratore tiene in mano) ed esce. NARRATORE
Il Cavaliere Cacciaguida svestì l'armatura e chiese all'oste di dargli alloggio, forse per un lungo tempo: cacciando lepri e uccelli, lo ripagherà.
Il Cavaliere sparisce tra i Servi di scena. Il Narratore, reggendo alta la spada chiusa, si avvia verso la sala della Reggia, 7^ Casa.
I Servi di scena si alzano e in fila indiana lo seguono. Gli spettatori dietro.

Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la sesta casa: IL CASTELLO DIROCCATO (58 KB)


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7 . REGGIA

Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, RE, PRINCIPESSINA, REGINA, GUARDIE, BOSCAIOLI, BAMBINO, LUPA, LUPO, DRAPPELLO

 

TRANSIZIONE

I Servi di scena si dispongono in semicerchio (o in riga) sotto il palcoscenico (in piedi o in ginocchio, come parrà meglio).
Il RE e la REGINA siedono nei loro due troni, e TRE GUARDIE stanno ritti con tre armi in pugno alle loro spalle. TUTTI SONO ASSENTI E NEUTRI.
Il Narratore sale sul palco, siede a lato sul boccascena e parla.

NARRATORE
Passarono cinque mesi. Il Re inviò più volte i suoi uomini in cerca del Cavaliere, in giro per tutto il regno: ma invano.
Cambio luci, e i personaggi alle sue spalle prendono vita. Ma solo il Re agisce: si alza, misura a gran passi la sala, in preda a dubbi e pensieri; si affaccia alla finestra e guarda lontano; scambia uno sguardo teso con la regina, che lo guarda preoccupata. NARRATORE (di seguito)
Cominciava a pensare con un brivido che il suo campione più possente fosse stato sbranato dall'Ultimo Lupo; che quel lupo fosse la somma e la reincarnazione di tutti gli altri da lui uccisi; che fosse invincibile, immortale, e destinato a sbranare anche lui. Le sue notti si fecero sempre più insonni.
 

1^ Scena. L'UDIENZA

Il Re torna a sedere sul suo trono, in posa cupa e svogliata.

NARRATORE (di seguito)
Un giorno, pallido e distratto, il Re dava udienza ai suoi sudditi. Giunse il turno d'un uomo grande e forte, celato in un ampio mantello.
Il Narratore si ritira presso la quinta del suo lato, ma senza uscire.
Attraversando la sala sale sul palco l'uomo col Mantello. S'inginocchia, con un gesto solo si libera dell'indumento: è il Cavaliere, ha la sua SPADA in mano e un CUCCIOLO di lupo nell'altra.
Le Guardie armate scattano per circondarlo.
Il Re si alza, blocca le Guardie con un gesto ed esclama. RE
Cavaliere Cacciaguida!... Fermi!

CAVALIERE
Sì, sono io, Mio Re.
Mezzo anno è passato da quando mi desti il compito di uccidere l'Ultimo Lupo.

RE (minaccioso)
Si, mezzo anno!

CAVALIERE
Non ho obbedito ai tuoi ordini, e vengo a consegnarmi alla tua collera.

RE
Va' avanti.

CAVALIERE
Ma se tu credi che siano stati i lupi a rubarti la pace delle notti, e se è per questo che vuoi la loro morte, ecco una spada, ed ecco un lupo: uccidi.

Il Cavaliere posa il cucciolo per terra, davanti al Re.
Si fa silenzio nella sala: il brusio s'interrompe del tutto.
Il Re impugna la spada che il Cavaliere gli porge, e senza staccare lo sguardo dal piccolo animale la leva alta: prima sul lupacchiotto, poi sul Cavaliere, e poi ancora sul lupacchiotto.
Tutti gli attori si bloccano nella loro posizione.

 

2^ Scena. CONTROCAMPI DEI LUPI E DEI BOSCAIOLI RIBELLI

Si fa avanti il Narratore, e leggendo indica decisamente in fondo alla sala: alle spalle del pubblico il Lupo e la Lupa della Sesta Casa, in piedi su un luogo alto (sedie o altro), sono colti e rivelati dalle torce dei Servi di scena.

NARRATORE
Fuori del castello, in cima ad un piccolo rilievo, un lupo e una lupa guardavano fissi le mura, come volessero trapassarle coi loro occhi gialli: erano pronti a fare strage di ogni uomo che avessero incontrato, se il loro cucciolo fosse stato ucciso.
Si spengono le torce sui due Lupi.
Tutti i Servi di scena si alzano in piedi, affacciandosi al boccascena spalle al pubblico, come se guardassero "dentro" con molta attenzione. NARRATORE
Dentro il castello, nella sala delle udienze, cinquanta boscaioli mascherati guardavano fissi la scena, con le mani alle asce nascoste: erano pronti a ribellarsi al loro Re, se non fosse guarito finalmente da quell'ossessione di caccia e sterminio.
Tutto era fermo nell'istante che precede la tragedia, quando...
 

3^ Scena. LA PRINCIPESSINA

Risuona un grido di bambino. L'attore che interpreta la Principessina grida senza ancora entrare in scena.

PRINCIPESSINA
Noooo!
La Principessina si getta presso il cucciolo e lo prende in braccio.
Tutti i Servi di scena, ora in veste di " folla di astanti", chiamano il suo nome (sarà un'esclamazione allarmata, ma anche una informazione al pubblico, per cui costumi e altri segni possono non essere sufficienti a comprendere chi sia quel personaggio). FOLLA / CORTIGIANI / BOSCAIOLI (Servi di scena)
Principessa!
Il Bambino dell'osteria entra da una quinta e si inginocchia accanto alla Principessina.
La Principessina porge al padre il cucciolo, ma coprendolo interamente con le mani: se il Re - che ha sempre la spada levata - colpisse, ferirebbe anche lei.
La Regina si alza del trono e si inginocchia a sua volta tra i due bambini, posando una mano sulla spalla di ognuno, e guardando con aria di sfida e supplica il Re.
Il Re tiene ancora levata la spada, chiedendosi ancora chi colpire, ma meno deciso. Tra lui, la Principessa bambina e la Regina corrono sguardi e dialoghi muti.
Poi il Re, lentissimo, abbassa la spada e la consegna al cavaliere.

 

4^ Scena. IL RITORNO DEL DRAPPELLO

Tutti i personaggi nuovamente si bloccano, le luci calano, il Narratore interviene in tono concitato.

NARRATORE
In quell'istante una freccia sibilò dalla finestra, diretta sul lupetto, ma la principessina lo scostò fulminea, restando ferita alla spalla.
Solo la Principessina si muove: porta la mano alla spalla e rompe un piccolo contenitore di liquido rosso, che le cola dalla spalla sul petto. NARRATORE (di seguito)
Il re corse alla finestra: era il drappello di cacciatori di lupi che il Cavaliere aveva mandato su false piste, e che tornavano esasperati dalla loro caccia vana.
Il Re esegue: corre alla finestra, scruta lontano, e quando il Narratore ha chiuso la sua battuta grida: RE
Come avete osato colpire mia figlia? Verrete impiccati tutti!

PRINCIPESSINA
No! Lasciateli fuggire, Padre. La loro freccia era diretta al piccolo lupo non a me: perché il loro capo, il Cavaliere Cacciaguida, per ordine vostro aveva dato loro il compito di uccidere tutti i lupi che avessero incontrato.

NARRATORE
Il Cavaliere intercedette per loro, la Regina intercedette per loro, anche i boscaioli intercedettero per loro: e il Re, in occasione della pace ritrovata, decise di perdonarli.

Durante la battuta, con tre sobri gesti indirizzati al Re (chinare il capo o inginocchiarsi), nell'ordine il Cavaliere, la Regina, tutti i Servi di scena intercedono.

Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la settima casa: LA REGGIA (62 KB)


5^ Scena. EPILOGO

Il Narratore si sposta al centro del palco, continuando a leggere, mentre per tutto il corso della sua battuta si allestisce un banchetto più o meno "simbolico", con frutta e fiori.

NARRATORE
Nel corso della giornata, davanti a un lauto banchetto, il Cavaliere Feudatario narrò alla famiglia reale il suo viaggio, la caccia, gli incontri, i sogni e l'amicizia coi lupi. Lo Sciamano, da cui più volte era tornato, gli aveva dato due doni per il Re.
Si alza il Cavaliere. CAVALIERE
Il primo dono è un consiglio: è bene che il Re ritrovi le sue paure. Un Re Senza Paura non può essere un buon re. Ci sono centinaia di cose che un buon re deve temere più dei lupi. Tolga quindi la sua paura da un solo fantasma, e la distribuisca su cento mali reali, e cerchi di porvi rimedio.
Il secondo dono, qualora qualche piccola paura si faccia ancora sentire, eccolo qua: un acchiappa-sogni di perline e peli di lupo.
Il Cavaliere consegna al Re un acchiappa-sogni.
Tutti i presenti si dispongono per comporre il quadro d'insieme del finale.
La Principessina e il Bambino dell'osteria giocano col lupacchiotto.
Il Cavaliere, il Re e la Regina li guardano.
Dai Servi di Scena emerge e sale sul palco l'Epilogo, che recita rivolto alla platea e alle maestre.  EPILOGO
E cinque anni sono passati,
come una corsa di lupi incantati.
Anni che ci hanno portato fin qui:
seconda B, terza B, quarta B...
Che ci han portati così lontani,
aula per aula, nella Don Milani,
dalle foreste di Mamma Natura
fino alla riga della scrittura,
o in traversata sull'altipiano
fino ai giardini dell'italiano,
o in carovana che cerca la via
fino ai palazzi della geometria.
C'erano alberi alle finestre,
c'erano Angele come maestre.
C'erano anche caverne e dirupi,
e le maestre parlavano ai lupi:
lupi di ansie, ritardi, chiusure,
siedono qui ad imparare con noi
che non si cresce senza paure,
e come piangono i piccoli eroi.
Viene l'estate, si muore dal caldo,
oggi ci parla maestra Mercaldo;
viene Natale, è l'inverno che inizia,
oggi ci parla maestra Gulizia...
Hanno parlato, parlato, parlato,
avranno quasi finito la voce.
Il tempo è passato, passato, passato:
un lupo giovane corre veloce.
Le elementari ora sono finite,
restano solo pochi tramonti.
Ma anche stavolta ci siete riuscite:
noi siamo pronti.
Tutti i bambini sul palco. Inchini, applausi, fine.

Illustrazione di Zaira de Vincentiis per l'EPILOGO (74 KB)

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PROGETTO LUPO
Storia inventata da noi
Testo narrativo originale elaborato dai bambini
 
Questo è il testo di partenza di cui si parla nell'Introduzione, inventato colletivamente dai bambini della 5^ B con le loro insegnanti, e a me consegnato per l'elaborazione teatrale. Lo riporto così come m'è arrivato, senza correggere una virgola. Le parti in carattere diritto dono inventate collettivamente, "negoziando" il racconto con la classe intera; le parti in corsivo sono versioni e quadri delle stesse restituiti da gruppi più ristretti.
 

Un re viveva in un castello e voleva cacciare i lupi perché ne aveva tanta paura.
Da piccolo, una nutrice gli aveva raccontato alcune storie che lo avevano terrorizzato (Cappuccetto rosso, i tre porcellini, varie leggende, ecc.).
Un valoroso e impavido feudatario viene chiamato dal re per uccidere l'ultimo lupo che si trovava sul regno e che tutte le notti ululava terrorizzandolo.
Il feudatario si reca dal re e accetta di buon grado di esaudire il suo desiderio e di diventare eroe del regno.
Tornato al suo castello decide di organizzare un drappello di uomini scelti (i più rozzi, i più crudeli e feroci) per raggiungere l'obiettivo.
Mentre sta impartendo gli ordini pensa, tra sé e sé, che non gli piaceva tanto l'idea di dividere la ricompensa, ma soprattutto gli onori e la gloria con altri uomini, così decide di mandare il gruppo di uomini alla ricerca del lupo nella direzione sbagliata (geografia).
Partito il drappello il feudatario inizia la vestizione per partire convinto che sarà lui a sconfiggere il lupo.
Preparazione Vestizione. Partenza.
 

Il feudatario parte a cavallo e si reca in prossimità del castello del re dove iniziava ad estendersi un bosco di cui si conosceva l'inizio, ma non la fine (mistero).
Inizia ad addentrarsi nel bosco e dopo un po' che cavalca inizia a calare la notte. Si sente l'ululare del lupo e rumori strani echeggiano qua e là. Il cavallo si imbizzarrisce disarcionando il cavaliere e scappa. Intanto il lupo osserva tutto ciò che accade.
Il cavaliere, solo e senza armi pesanti, impaurito ma ancora convinto delle sue possibilità inizia a vagare nel bosco. Ad un certo punto intravede una debole luce e sente degli ululati.
Corre in quella direzione pensando di risolvere in breve tempo la missione, si immagina già trionfante, vittorioso e premiato dal re.
Giunge sul posto e trova una capanna che aveva qualcosa di misterioso, tutt'intorno si trovano pelli di animali, armi arrugginite e abbandonate e in un angolo una specie di altare con una immagine sacra dedicata al lupo.
Il cavaliere resta smarrito si continua a guardare intorno chiedendosi cosa voleva dire tutto ciò e quasi senza neppure accorgersi si trova dentro alla capanna. Entra e dentro vede un cacciatore seduto comodamente che gli dice: "Ti stavo aspettando".
Lo invita ad entrare e a sedersi con lui accanto al fuoco lo invita anche a togliersi l'armatura perché lì non ne aveva bisogno.
Il cacciatore senza chiedergli niente, perché già sapeva tutto, gli iniziò a raccontare
COSA????
1. che è cattivo cacciare lupi (vedi racconti se ci sono)
2.il lupo di Gubbio ecc
intanto il lupo ascoltava, non visto, tutto. La notte seguente il cavaliere fa un sogno durante il quale rincorre un lupo, ma non è più convinto, si ferma e si trova a parlare con lui.
Il lupo allora gli racconta come vive, cosa mangia, il perché di certi suoi comportamenti ecc (scienze).
I lupi sono stati sempre cacciati rincorsi, esiliati in stretti ambiti territoriali, lui è l'ultimo rimasto e intorno a lui aleggia un segreto.
Il lupo progetta una strategia per verificare se il cavaliere ha capito quanto gli ha detto e così gli dice di recarsi nella parte distrutta del castello. Se andrà armato capirà che il cavaliere non ha capito e quindi non si è convinto, se no vorrà dire che può e potrà fidarsi di lui.
Il cavaliere si sveglia in preda a una forte confusione mentale e inizia a vagare nel bosco. Esce dal bosco e si trova in un villaggio entra in una osteria e chiede all'oste qualcosa da mangiare e inoltre domanda quasi distratto se loro avevano o sapevano qualcosa su un certo lupo che si dovrebbe aggirare nel bosco. Silenzio nella sala.
Tutti coloro che mangiavano, bevevano o chiacchieravano si fermano e lo guardano con sospetto.
L'oste gli chiede: "Perché mi fai questa domanda."
In realtà i presenti erano dei difensori del lupo, tanto che avevano una lupa nascosta dietro l'osteria in un luogo nascosto e segreto.
Gli raccontano allora del lupo (cose buone) e gli confidano che hanno una lupa.
Il cavaliere a questo punto narra del suo sogno e li porta nella parte diroccata del castello attraverso un passaggio segreto. Il lupo che dimorava in quel luogo, quando vede arrivare tutte quelle persone si spaventa, fugge e si nasconde perché lui pensava che lì sarebbe giunto solo il cavaliere.
Quando dall'alto vede la lupa tra loro e le persone disarmate esce allo scoperto e scende andandogli incontro.
Intanto il re dalla torre più alta vede che qualcosa di strano sta succedendo e manda delle guardie a controllare.
Il cavaliere e gli altri prontamente nascondono i lupi e dicono alle guardie che sono dei viandanti e chiedono di essere ricevuti e ospitati dal re. Le guardie riferiscono al re, lui incuriosito accetta e invita tutti ad un ricevimento.
Il cavaliere per non farsi riconoscere si traveste da uomo comune.
Mentre stanno mangiando un componente del gruppo decide di fare un gioco per introdurre l'argomento del lupo (catena alimentare). Durante il gioco il cavaliere viene smascherato proprio mentre stava ritornando il drappello di uomini mandati da lui alla ricerca del lupo.
Scoppia una rissa e il lupo interviene per salvarlo.


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IL QUINTO LUPO
Testo narrativo elaborato da Bruno Tognolini sulla base del racconto dei bambini
 
Questo è il testo di partenza di cui si parla nell'Introduzione, inventato colletivamente dai bambini della 5^ B con le loro insegnanti, e a me consegnato per l'elaborazione teatrale. Lo riporto così come m'è arrivato, senza correggere una virgola. Le parti in carattere diritto dono inventate collettivamente, "negoziando" il racconto con la classe intera; le parti in corsivo sono versioni e quadri delle stesse restituiti da gruppi più ristretti.
 

1. REGGIA
Il Re con Una Sola Paura. Assegnazione del compito

 
2 . BOSCO
La caccia, le tracce, i segni. Primo lupo: il Lupo Nemico  
3 . CAPANNA DELLO SCIAMANO
L'Uomo Solo che sa. Secondo lupo: il Lupo Fratello  
4 . SOGNO
Il cacciatore è preda. Terzo lupo: il Lupo Interiore  
5 . OSTERIA DEL VILLAGGIO
Comunità Umana che sa. Quarto lupo: la Lupa
6 . CASTELLO DIROCCATO
Rivelazione del nuovo compito: il matrimonio  
7 . REGGIA
Realizzazione del compito. Quinto lupo: il Lupo Futuro (i Lupachiotti)  


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NOTE DI LAVORO
Promemoria per alcuni discorsi preliminari sul teatro fatti coi bambini
 
 

LA MESSA IN SCENA DI UN TESTO

La storia del Quinto Lupo, ora, è scritta in forma letteraria, non teatrale: è scritta cioè in una forma che si presta a essere letta, non recitata e rappresentata. La strada da un testo scritto in forma letteraria a uno spettacolo rappresentato davanti a un pubblico si chiama "messa in scena".
Questa strada si può più o meno schematizzare così:

Questa prima parte del lavoro riguarderà i punti 1 e 2: leggere bene il testo e dividerlo in parti più piccole, scene e azioni.

Possiamo pensare a una casa costruita con i Lego. Va già "quasi bene", ma dobbiamo farne un'altra, non sappiamo ancora come. La prima cosa è smontarla in mattoncini (o comunque in pezzi abbastanza piccoli).

Può funzionare anche chiedersi: quante sono, e quali sono le cose da dire in questo pezzo? Prendere Matite colorate, o forbici e colla, o un computer, e dividere il pezzo in "cose da dire".

 
 
 
PICCOLO REPERTORIO DI FORME UTILIZZABILI
PER RAPPRESENTARE LA STORIA DEL LUPO
 
La strada da un testo scritto su carta a uno spettacolo rappresentato davanti a un pubblico si chiama "messa in scena".
La messa in scena può usare forme strettamente teatrali, che fanno capo al cosiddetto "teatro d'attore", dove il testo è scritto in dialoghi e ogni attore recita la sua parte; oppure può usare altre tecniche e forme di racconto e rappresentazione.
Per la messa in scena del testo "Il Quinto Lupo" useremo tutte le forme di racconto e rappresentazione che vogliamo, e che possiamo. Sarà utile farne alcuni esempi.

 
1 . TEATRO D'ATTORE

2 . NARRATORE  
3 . TEATRO DI FIGURA  
4 . BURATTINI E MARIONETTE  
5 . OMBRE  
6 . DANZA E MIMO  
7 . RADIOFONIA  
8 . VIDEO Indice
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Questa pagina, creata il 20 giugno 2001, è stata aggiornata il 3 aprile 2002


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