Bruno Tognolini, Angela Gulizia
e la Classe 5^ B della Scuola Elementare Don Milani di Bologna
anno scolastico 2000-2001
IL QUINTO LUPO
Un gioco a rimbalzi tra una quinta elementare e uno scrittore
per la realizzazione di uno spettacolo teatrale
Edizioni PANGEA
Il libro è uscito fuori catalogo e non è più reperibile
Home Page
Questo è un libro putativo, direbbe San Giuseppe: un libro su cui non avevo intenzione.
L'ho scritto come racconto-rendiconto, su questa Home Page, di una bellissima esperienza teatrale, condotta per aiutare mia figlia e la sua classe a "finire in bellezza" cinque magnifici anni di elementari in una bella scuola pubblica statale. Questi bambini hanno lavorato per tre anni sulla figura forte del Lupo, dove convogliare scienze, italiano, geografia, educazione artistica e anche altro. Alla fine, aiutati dalle maestre (e con un mio precoce zampino), hanno inventato un racconto. Io ho ricevuto questo racconto, l'ho riscritto, gliel'ho rimandato indietro. L'hanno riconosciuto, è piaciuto molto, insieme ne abbiamo fatto un testo teatrale. Dal testo teatrale abbiamo fatto uno spettacolo, con luci e costumi e musiche e stazioni sceniche e pubblico che girava e febbrile emozione e gran successo. Di quello spettacolo, del racconto originale, del racconto riscritto da me, del testo teatrale, e di alcune mie considerazioni e spiegazioni ho fatto la mia solita documentazione web, che è quella che segue qui sotto.
E qui è intervenuta - complice Venceslao Cembalo, amico e coautore della Melevisione - Lorena Di Cristofaro, fondatrice della casa editrice PANGEA di Sulmona. Le piccole case editrici hanno la virtù di compiere quelle imprese azzardate e innovative che le grandi evitano per calcolo (spesso sbagliato) e paura. La PANGEA inaugurerà la sua collana "Attori si nasce" proprio con "IL QUINTO LUPO".
Il testo del libro è più o meno il medesimo che qui si presenta nella versione web, con l'aggiunta di una seconda introduzione della maestra ANGELA GULIZIA, e di otto meravigliose illustrazioni di Zaira de Vincentiis (scenografa teatrale collaboratrice di De Simone), che a dispetto del peso (in media 70 KB l'una) metto a disposizione di curiosi e amatori.
"IL QUINTO LUPO" è un libro piccolo, libro d'esordio di un piccolo editore, proprio come "Mamma lingua", e io di questo son molto fiero. Non so se sarà facile trovarlo in ogni città; ma come per "Mamma lingua" chi veramente vorrà averlo, ordinandolo alla Pangea o (speriamo) a Internet Bookshop, l'avrà.
INDICE E CREDITS
- Introduzione: IL RACCONTO DELL'ESPERIENZA
- TESTO NARRATIVO ORIGINALE inventato dai bambini
- TRATTAMENTO NARRATIVO di Bruno Tognolini sul racconto dei bambini
- Note di lavoro
- TESTO TEATRALE
- 1 . LA REGGIA
Il Re con Una Sola Paura, L'assegnazione del compito
Attori: Maddalena Pasini, Elena Sabbioni, Luma Do Santos, Marco Sangiorgio, Marco Minetto, Margherita Corazza, Giacomo Crasta
Illustrazione (72 KB)
- 2 . IL BOSCO
La caccia, le tracce, i segni. Primo lupo: il Lupo Nemico
Attori: Francesco Isola, Bernardo Zan, Luca Barbieri
Illustrazione (82 KB)
- 3 . LA CAPANNA DELLO SCIAMANO
L'Uomo Solo che sa. Secondo lupo: il Lupo Fratello
Attori: Marco Sangiorgio, Fabrizio Lolli, Margherita Corazza, Bernardo Zan
Illustrazione (53 KB)
- 4 . IL SOGNO
Il cacciatore è preda. Terzo lupo: il Lupo Interiore
Attori: Marco Minetto, Nicole Lippi, Mafalda Sandrini, tutti gli alunni della 5^ B
Illustrazione (83 KB)
- 5 . L'OSTERIA DEL VILLAGGIO
Comunità Umana che sa. Quarto lupo: la Lupa
Attori: Francesco Sciscio, Laura Mele, Francesco Cappai, Elena Sabbioni, Maddalena Pasini, Veronica Stanzani, Chiara Mingozzi
Illustrazione (97 KB)
- 6 . IL CASTELLO DIROCCATO
Segregazione del Lupo. Rivelazione del nuovo compito
Attori: Giacono Crasta, Elena Sabbioni, Maddalena Pasini, Francesco Cappai, Nicole Lippi, Fabio Venturi, Chiara Mingozzi
Illustrazione (58 KB)
- 7 . LA REGGIA
Realizzazione del compito. Quinto lupo: il Lupo Futuro
Attori: Kevin Quadros, Caterina Vespa, Angela Tognolini, Mafalda
Sandrini, Francesco Cappai, Bernardo Zan, Luca Barbieri, Francesco Isola
Illustrazione (62 KB)
Illustrazione per l'EPILOGO (74 KB)
Narratore: Dario Corbisiero (5 ^ B)
Epilogo: Veronica Stanzani (5 ^ B)
Testo narrativo originale elaborato collettivamente dalla classe 5 ^ B
Drammaturgia: Bruno Tognolini
Regia, scenografia, costumi: Bruno Tognolini, Licia Navarrini, Monica
Ghezzi, Angela Gulizia, Angela Mercaldo, Lucia Manes-Gravina
Luci: Lucia Manes-Gravina
Suono: Monica Ghezzi, Bruno Tognolini
Allestimenti: genitori e maestre della 5^ B
Riprese video: Fabio Sabbioni
Illustrazioni per il libro: Zaira de Vincentiis
Prima e unica rappresentazione: lunedì 4 giugno 2001, Sale
della Parrocchia Corpus Domini, Via Enriques 56, Bologna
Lo spettacolo è stato realizzato nell'ambito del progetto
"CD Lupo" coordinato dall'insegnante Angela Gulizia, 13° Circolo Didattico
Bologna, scuole Don Milani, a.s. 2000-2001
IL RACCONTO DELL'ESPERIENZA
di Bruno Tognolini
1 . La classe
Questo testo è il frutto di un classico percorso di "teatro
in classe". Erano almeno quindici anni, dai tempi del mio gruppo teatrale,
che non affrontavo questo tipo di lavori. Ci sono tornato nel più
classico e felice dei modi: per mia figlia. E per la sua classe, la "mitica
quinta B", come la chiamavano loro, con le parole che credo usi ogni altro
scolaro italiano felice di stare dove sta: magari - perché no? -
in una bella scuola pubblica con brave insegnanti statali. Era una bella
classe, infatti, una classe a tempo pieno della scuola Don Lorenzo Milani
di Bologna; con due belle maestre, ANGELA GULIZIA E ANGELA MERCALDO, preparate,
alacri, molto affiatate e molto sorridenti. Ma come penso sia andato quell'anno,
e i quattro che l'anno preceduto, è meglio detto nella filastrocca
dell'Epilogo.
Indice
2 . Il Progetto Lupo
In questa serra verdeggiante, ben tenuta dalle due giardiniere, è
nato e cresciuto il PROGETTO LUPO: un percorso integrato d'apprendimento
lungo gli anni, che disponeva e faceva crescere intorno alla figura del
LUPO (come un rampicante intorno a una griglia) studi e ricerche, acquisizioni
ed esperienze, compiti e gite, riconducendole a geografia, scienze, italiano,
storia, o semplicemente a scuola e apprendimento. Non è questo il
luogo per descrivere quel progetto, né io ne sarei capace: qui serve
solo dire che è all'interno del Progetto Lupo, e come sua cerimonia
finale, che è nato lo spettacolo.
Indice
3 . L'inizio del lavoro
Non sono stato chiamato, mi sono offerto. Per quella gratitudine
che i genitori nutrono nei confronti dei buoni insegnanti, quel sollievo
che vi siano (varietà e fortuna del mondo) "altri adulti oltre a
noi" a cui affidare i figli per tutte quelle ore... Inutile insistere:
chi ha figli lo sa. Dunque ho chiesto io se serviva l'aiuto di uno "scrittore
professionista" per lo spettacolo finale, e loro sono stati ben contenti.
Abbiamo cominciato a tramare con le due maestre il soggetto della storia,
o meno ancora del soggetto: il concept, l'idea di base. Eccola.
-
Un Cacciatore riceve dal Re l'incarico di uccidere un lupo che infesta
il regno. Lo cerca a lungo, invano.
-
Le peripezie della "quest" possono essere assimilate alle tappe cognitive
della classe: la scoperta delle scienze, dell'ambiente, della narrazione
italiana, della geografia, della storia, e dei legami segreti che le uniscono.
-
I luoghi e i personaggi che incontra nella sua "quest" finiscono per insegnare
al Cacciatore che i lupi non sono i nemici, che vi è un legame fra
gli esseri, e fra gli esseri e il mondo, che va prima scoperto e conosciuto
(studiato), e poi rispettato.
-
Il Cacciatore torna dal re a mani vuote, ma racconta il suo viaggio e (in
qualche modo da inventare) persuade il re.
Questa l'idea di base su cui la classe, con la guida e le metodologie
mirate delle insegnanti, si è esercitata nell'invenzione narrativa
collettiva. Ne è nata una storia, un racconto in prosa di tre cartelle,
che mi è stato consegnato.
Per chi avesse interessi personali o professionali a seguire tutte
le tappe di questo gioco "a rimbalzi" tra una classe, le sue maestre e
uno scrittore, ecco IL PRIMO TESTO NARRATIVO ELABORATO
DAI BAMBINI.
Indice
4 . Il trattamento narrativo
Ho cominciato a lavorare questo testo, dapprima "narrativamente",
traendone un racconto: IL QUINTO LUPO.
Come sopra, chi fosse interessato a osservare i metaboliti intermedi
del processo troverà qui da leggere questo mio TRATTAMENTO
NARRATIVO DEL RACCONTO DEI BAMBINI.
Per prima cosa, naturalmente, ho limato e rimontato e aggiustato
tutte quelle asperità di commessura che derivano da un'invenzione
collettiva e negoziata. Poi sono andato più dentro, a scegliere
e sviluppare temi.
Alcuni spunti del racconto dei bambini potevano essere approfonditi
senza tradirli, come IL SOGNO: il Cacciatore, invece che "sognare un lupo"
che gli rivela la complessità della sua vita, ora "sogna di essere
un lupo", fa l'esperienza prima del lupo cacciatore, poi del lupo cacciato,
il lupo-preda. Così sì che si capisce veramente; non ascoltare:
fare, essere, magari in sogno.
Altri spunti sono stati introdotti ex novo, ma sviluppando linearmente
figure presenti nel racconto dei bambini: se c'è un Lupo e una Lupa,
la proiezione lineare è un CUCCIOLO, che è anche il Quinto
Lupo, la quinta elementare e poi il futuro.
Indice
5 . Una drammaturgia compatibile
Insomma, il mio è stato un lavoro di "drammaturgia compatibile":
operare in un ecosistema vivente - il racconto dei bambini, vivente e importante
per loro - rispettando la sua vita e dove si può migliorandola.
Ha funzionato: i bambini e le maestre sono stati molto contenti
quando hanno letto in classe il mio racconto. Due indicatori, in apparenza
opposti, hanno rivelato che l'intervento di drammaturgia compatibile era
andato a buon fine. Il primo è stato un totale allineamento tra
i bambini e la storia, un riconoscerla come loro e riconoscersi in essa,
fino all'appropriazione delle mie varianti: i bambini erano (e sono) convinti
che quella sia la loro storia, appena "messa in bella" da uno scrittore.
Il che è semplicemente vero. Il secondo indicatore, in apparenza
contrario, è stato il moto di reazione e disallineamento, necessario
e benefico, senza di cui niente funziona: "i maschi" erano un po' delusi
che nella mia versione non fosse entrata "la rissa" fra il Cacciatore che
ritorna e le guardie del Re; o qualche altra che consentisse un po' di
spadate. Alla fine, con eleganti negoziati (io ero contrario), ne abbiamo
introdotto una forma attenuata e rapida nel finale.
Indice
6 . Individuazione della struttura "a luoghi"
Ma il mio trattamento narrativo ha svolto un'altra funzione importante,
la sola concretamente drammaturgica: l'individuazione della STRUTTURA A
LUOGHI del racconto. Questa struttura non inventava alcunché di
nuovo, ma portava ad affiorare e sviluppava linee sommerse nel testo dei
bambini: la Reggia, il Bosco, la Capanna dello Sciamano, il Sogno, la Locanda,
il Castello Diroccato erano già i luoghi deputati del racconto inventato
da loro. Individuarli e istituirli a componenti formali di una sequenza
è stato un intervento intenzionalmente drammaturgico, annidato in
un trattamento narrativo. Quel trattamento, cioè, è stato
scritto con un occhio ben preciso allo spettacolo, che a sua volta era
già stato pensato come percorso a stazioni, con luoghi scenici
sequenziali (le "case" del teatro medievale), gestiti in autonomia da
piccoli gruppi di bambini; il che è, né più
e né meno, il tipico stratagemma drammaturgico per risolvere uno
dei problemi storici del "teatro in classe": l'esuberanza numerica degli
attori.
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7 . La sceneggiatura
Su questo mio racconto è cominciato il lavoro di sceneggiatura,
di trasformazione di una scrittura narrativa in qualcosa di più
utile a uno spettacolo teatrale. Lo abbiamo intrapreso come scrittura "a
tavolino" condivisa coi bambini, accompagnata da istruzioni, esempi, linee
guida da parte mia, e spazi strutturati per i loro cimenti. So che il teatro
ha la sua officina più nella sala prove che nel tavolino, ma su
questo argomento ho già speso anni noiosi di contrasti: io faccio
lo scrittore, e a questi bambini era capitato di lavorare con me; inoltre
eravamo a scuola, e questi esercizi di scrittura funzionale erano in perfetta
coerenza col programma di italiano.
Così in parte è stato: in parecchi interventi in classe
(per fortuna il lavoro più denso per la Melevisione andava a termine)
ho spiegato ai bambini le forme di scrittura dei copioni, con battute e
didascalie. Ho cercato di mostrare, con meticolosi esempi, come ripartire
il racconto in episodi, e ogni episodio in azioni unitarie, in modo da
capire prima noi le sequenze di punti semplici da raccontare poi al pubblico.
Ho scritto dialoghi e assegnato altri dialoghi da completare su quei modelli.
Ho assegnato didascalie da scrivere: che significa immaginare e mettere
per iscritto soluzioni concrete di rappresentazione, forme, ombre, oggetti,
luci, movimenti: prassi forse inutile o blasfema per il teatro, ma utilissima
per "l'italiano".
Indice
8 . Un Copione e molti registi
I tempi erano molto stretti, come sempre, e questo lavoro a tavolino
(e "a banco") non ha potuto avere il respiro che meritava. Le ore che la
classe poteva dedicare allo spettacolo, con l'esame di quinta imminente,
non erano tante, e occorreva partire per tempo con la messa in scena. Così
si è fatto. Le ultime parti mancanti di sceneggiatura, gli ultimi
dialoghi e ipotesi di realizzazione li ho scritti io: ed è nato
"il Copione".
Il Copione, come sanno i teatranti, non è un Manuale di Istruzioni
di Montaggio da applicare alla virgola, ma piuttosto un Testo Sacro da
interpretare, da adattare alle circostanze della realtà. Usandolo
come tale, abbiamo finalmente affrontato la sala prove. E lì
è finita la mia "competenza professionale" di stretta pertinenza:
di lì in poi avrei aiutato le maestre (ed altri che tra poco elencherò)
a individuare le forme più idonee di messa in scena, compatibili
con l'età degli attori, con la situazione in cui operavano, e soprattutto
coi tempi a disposizione per maturare e affinare qualunque forma. La regia
è stata quindi condivisa: per buona parte sostenuta da me; per larghi
tratti da MONICA GHEZZI (una mamma che ha messo in gioco un'altra professionalità
parallela: quella della programmista/regista televisiva); due incontri
di approfondimento ci son stati regalati da LICIA NAVARRINI, unica veramente
del mestiere (attrice e regista teatrale, specializzata nel teatro coi
ragazzi); le due maestre hanno fatto la loro parte. Così, con la
guida di cinque o sei registi, il gruppo dei bambini ha affrontato il teatro.
Indice
9 . La scoperta dei linguaggi del teatro
Non c'è lo spazio qui per raccontare, di questa messa in scena,
tutte le fasi e problemi e stagnazioni e scatti. Il solito tempo stretto
(per tanti versi benedetto) costringeva, allora come ora, a tagliar corto
su problemi che meriterebbero interi laboratori a parte. Per fare un solo
esempio: il campo sterminato del rapporto tra rappresentazione realistico-imitativa
e simbolica (nientemeno). Davanti al compito di rappresentare un'azione
i bambini si ponevano subito in termini realistico-imitativi, come fanno
nei loro giochi: se uno è il cavaliere e l'altro il cavallo, si
montano in spalla. Come spiegare, allora, che il teatro è il luogo
del simbolo? Ho provato a dirlo "a voce", a raccontarlo con esempi come
quelli schematizzati in coda al documento, nelle NOTE DI
LAVORO. Eccone alcuni:
-
Al cinema chi muore stramazza al suolo; a teatro può stare in piedi,
coprirsi le faccia con le mani e immobilizzarsi (se è fatto bene,
con luci e musiche e parole giuste, è molto più forte)
-
Al cinema uno che fugge corre davvero per strade e boschi; a teatro può
fare la pantomima di una corsa da fermo, o in "slow motion", o muovendo
solo le braccia...
-
Al cinema chi viene ferito sanguina sangue finto; a teatro può spuntargli
una rosa rossa in petto...
E così via. Naturalmente, tra il dire e il fare c'era di mezzo
il poco tempo che avevamo. Dire queste cose forse è servito a poco,
avremmo dovuto "farle": per esempio fare in un modo, poi nell'altro, e
vedere insieme la differenza. In qualche caso lo si è fatto, e ci
son stati salti di comprensione, conquiste di linguaggio.
Eccone un caso: il Lupo è in scena, visibile al pubblico;
il Cavallo disarciona il Cavaliere, fugge, si sentono rumori di colluttazione;
il Cavaliere - e il pubblico con lui - deve credere che il Lupo l'abbia
assalito e divorato: ma come fare se il Lupo è visibile in scena?
Bernardo, che aveva sollevato l'obiezione (a me l'incongruenza era sfuggita),
trova da sé la soluzione: il Lupo "si spegne", assume posizione
ed espressione neutra, o si gira di spalle...
Il gioco è fatto, un altro linguaggio è stato compreso,
o intuito: uno spettacolo in classe serve a questo.
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10 . La messa in scena
E dunque, tra acquisizioni personali fulminanti e pedisseque
esecuzioni delle indicazioni dei registi, tra ore di fervore e divertimento
e altre di noia e distrazione, tra cammini individuali di perfezionamento
e altri di replica piatta, siamo arrivati alla fine. Le sette scene sono
state provate per sette o otto incontri di circa due ore l'uno,
con me o gli altri "registi" che ho elencato sopra, in orario scolastico,
in spazi neutri, palestra e giardino, riservandoci d'adattare posizioni
e movimenti alla scenografia reale "l'ultimo giorno". Quasi sempre abbiamo
lavorato con un gruppo per volta, coi 4-5 bambini protagonisti di quella
Casa impegnati a recitare, e gli altri seduti in cerchio a fare i "servi
di scena" (e a far chiasso).
Eravamo arrivati alla fine, ma alla fine del tempo disponibile,
non del lavoro. Se qualcosa però m'ha insegnato l'esperienza di
questi processi, è che alla vigilia del debutto si ha sempre idea
d'essere in alto mare. Le scene delle singole Case non erano state completate
tutte, e tantomeno provate tutte insieme con le transizioni intermedie;
tutte le scenografie e buona parte dei costumi e degli oggetti erano ancora
da inventare; le musiche erano state scelte, ma erano da collocare; una
sola volta le maestre erano andate coi bambini nella sala che avremmo utilizzato,
ma era vuota e disadorna. Che luoghi, che luci, che arredi avrebbe avuto
la sera dello spettacolo era un mistero che continuava a perdurare.
Indice
11 . Gli allestimenti
Quello della scenografia infatti è stato un altro campo
di lavoro coi bambini che, per via del poco tempo, abbiamo dovuto trascurare.
Abbiamo discusso il piano scenografico con loro, partendo da poche idee
di base: uso di pochi materiali semplici, simbolici, molto reiterati, diversi
e caratterizzanti per ogni Casa. Ecco, Casa per Casa, le scelte.
-
1 . LA REGGIA > SPAZIO TEATRALE
La Reggia (Prima e Settima Casa) era l'unico spazio tradizionalmente
teatrale: è stata allestita con semplici arredi (troni, panoplia
d'armi, finestra) sul palcoscenico di una saletta contigua alla sala grande,
attrezzato con pochi spot colorati e una ribalta di lampadine.
-
2 . IL BOSCO > FRONDE
Il Bosco era il primo angolo a sinistra entrando nella sala grande:
i suoi materiali costruttivi erano fronde, gran quantità di fronde
depredate sui colli a parchi e giardini che abbisognavano di potatura.
-
3 . LA CAPANNA DELLO SCIAMANO > CARTONI E CANNE
La Capanna, nell'angolo in fondo a sinistra, era superba: gran costruzione
di cartoni da imballaggio, senza scritte, accatastati secondo un disegno
e sormontati e intrecciati da una struttura di lunghe bellissime canne
legate con spago, prestate dagli scout.
-
4 . IL SOGNO > VOCI E LUCI
Come è descritto nel Copione, il sogno era uno spazio vuoto
al centro della sala, delimitato dal cerchio dei bambini seduti, e "arredato"
con le loro voci e le luci delle loro torce al buio.
-
5 . L'OSTERIA DEL VILLAGGIO > BOTTIGLIE
L'osteria, nell'angolo in fondo a destra, era un enorme tavolone
(trovato sul posto) e coperto da una gran quantità di bottiglie
di vetro vuote, di diversi colori: una sapiente quarzina, accendendole
e proiettando la loro ombra sul muro, completava l'effetto.
-
6 . IL CASTELLO DIROCCATO > MOBILI ACCATASTATI
Il Castello Diroccato, rifugio del Quinto Lupo, era l'angolo a destra
accanto all'ingresso della sala, in cui avevamo accatastato a piedi in
aria, obliqui e intrecciati, tavoli, sedie, scaffali, una cassapanca, addirittura
un calcio balilla; lampadine colorate illuminavano e davano fondo agli
anfratti di questa "discarica".
Costumi e oggetti erano semplici, e a loro modo tradizionali:
una base neutra, nera, da servi di scena, su cui indumenti e accessori
di volta in volta segnalavano i personaggi. Un gilet colorato su nero caratterizzava
i Boscaioli; una lancia era il canonico distintivo della Guardie. Il servo
di scena che, arrivato alla sua Casa, doveva interpretarvi lo Sciamano,
vi trovava per terra il saio di sacco e il bastone; quello che doveva fare
il Cavallo trovava nella Foresta la bella testa equina in cartapesta che
da settimane aveva imparato ad animare come un burattino a vista. Poiché,
nel più classico degli stili del teatro in classe, i personaggi
erano assai meno che gli attori, i ruoli principali "si passavano il personaggio"
di attore in attore, di Casa in Casa, come il testimone di una staffetta:
i sette attori che nelle sette Case interpretavano il Cavaliere, protagonista
principale, si consegnavano con ieratica cerimonia la Spada (una "spada-laser"
di Guerre Stellari) e il collare col Medaglione; il Re della Settima Casa
trovava sul trono la stessa corona del suo predecessore della Prima. E
così via.
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12 . La vigilia
Il penultimo giorno, domenica 3 giugno, alcuni eroici genitori hanno
affrontato la costruzione di tutto ciò. Abbiamo incominciato ad
allestire dalla mattina: montare le scenografie, tirare i cavi e installare
gli impianti di luci e fonica, far lavoro d'attrezzeria, costumi e trovarobato.
L'ultimo giorno, lunedì 4 giugno, giorno del debutto, lo
spazio era quasi pronto. I bambini sono arrivati alla mattina, e con loro
abbiamo rimesso in lavorazione le ultime scene incompiute o che avevano
problemi. Poi abbiamo provato una "filata", con tutte le Case in sequenza
e gli spostamenti: è stato il solito disastro, che non scoraggia
però chi conosce le vigilie, e sa che quegli stessi che ora paiono
svogliati o frenetici stanno in realtà ascoltando tutto molto bene,
e al momento giusto faranno ciò che devono con precisione.
Lunedì sera, alle nove, un centinaio di genitori e parenti
(troppi) applaudivano impazienti ai dieci minuti canonici di ritardo, mentre
le maestre ed io, come "coach" negli spogliatoi, davamo l'ultima carica
a ventitré bambini vestiti di nero con gli occhi seri e spiritati:
"Siamo qui per raccontare la storia del Quinto Lupo a questa gente. E'
una storia che oramai conoscete molto molto bene: non ci saranno problemi.
Via, andiamo".
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13 . Lo spettacolo
E così è stato. Non ci son stati problemi: perché
quando si presentavano venivano superati con quella miscela di concentrazione
ed allegria che è sintomo di un lavoro ben digerito. Le battute
dimenticate, un oggetto scordato nella Casa precedente, le papere del Narratore,
lo scivolone sulle fronde e conseguente caduta disastrosa di Cavallo e
Cavaliere, tutto veniva affrontato soffocando lestamente le risate e riprendendo
il filo in tre secondi. Le musiche (che mandavo io, che non ho visto quindi
quasi niente) andavano dentro bene e arricchivano l'azione; le luci andavano
su nei tempi giusti; le transumanze del pubblico di Casa in Casa erano
gestite con ieratica fermezza dai servi di scena; gli spettatori non fiatavano.
Alla fine, come dicono i critici, parecchie chiamate d'applausi.
E abbracci e commozione nel foyer. Per tagliar corto con un segno
prosaico, ma inequivocabile per chi ha visto parecchie volte questi allestimenti:
abbiamo smontato quasi tutto in un'oretta, con il triplo dei genitori aiutanti.
Entusiasmo che trovava le sue forme.
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14 . Morale della favola
Non son riuscito a esimermi, pochi giorni dopo, dal tornare un'ultima
volta in classe, a prendere la mia razione d'applausi (ma non era questa
la mia intenzione), e a rivolgere ai bambini un ultimo pistolotto.
"Ricordate poco prima dello spettacolo, nei camerini? Vi ho detto che
la storia che andavamo a raccontare era quella del Quinto Lupo; che la
sapevamo benissimo, e non ci sarebbero stati problemi. Be', non era vero:
la vera storia che avete raccontato è un'altra: è quella
della Quinta B. Il Quinto Lupo è un vestito; un bel vestito perché
è confezionato bene, da un sarto; ma quel vestito non si muove da
solo, ha bisogno di un corpo dentro. Voi non siete attori, non potevate
mettere nel vestito la vostra forza artistica, professionale, il vostro
corpo d'attore: ma siete una bella classe, e avete riempito di vita la
storia del Quinto Lupo con la vostra forza di classe..."
Poco dopo mezza classe piangeva a calde lacrime la fine di questo
sistema di forza, con la fine dell'anno e delle elementari, di lì
a pochi giorni. Ed io mi ritrovavo a pensare: ma guarda che buffo, a distanza
di tanti anni come tornano, i principi del teatro di gruppo, di Barba e
Grotowski: "la rete di relazioni, di forze all'interno del gruppo d'attori
si fa drammaturgia, e poi spettacolo..."
Ora non possono saperlo, ma non hanno ragione di piangere, questi
bambini: nulla va perso.
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IL TESTO TEATRALE
Testo finale dello spettacolo così come è
stato rappresentato,
con le varianti introdotte sul Copione nel lavoro di
messa in scena coi bambini.
1. REGGIA
Personaggi: NARRATORE, RE, CAVALIERE, DRAPPELLO di cacciatori
1^ Scena. INTRODUZIONE. Re, ululati fuori
scena.
REGGIA, sala del trono ricostruita sul palcoscenico, con TRONO DEL
RE, TRONO DELLA REGINA, panoplia di ARMI, FINESTRA sul paesaggio.
Il Re, da solo, si aggira per la sala, guarda fuori, controlla le
armi, etc. Il Narratore può sedere in primo piano, dandogli le spalle,
rivolto al pubblico.
NARRATORE
C'era una volta Un Re Senza Paura, che aveva vinto battaglie, conquistato
regni, terrorizzato amici e nemici.
Ma il suo cuore serbava un segreto: il nome giusto con cui chiamarlo
era Re con Una Sola Paura: i lupi.
PRIMO ULULATO LONTANO
Si sente un primo ululato lontano. Il Re trasalisce, corre alla finestra,
si agita: durante la battuta che segue prende un'arma, la brandisce; poi
la mette via, si nasconde dietro al trono; poi emerge cauto, si avvicina
alla finestra...
NARRATORE
Forse qualche nutrice aveva riempito le notti della sua infanzia di
racconti paurosi; o forse nel Re riviveva l'anima di una lepre;
o forse non era bene che un re non avesse nemmeno una paura, e lui
aveva scelto quella.
Fatto sta che, da quando era salito al trono aveva guidato cacce spietate
per sterminare tutti i lupi del regno. C'era quasi riuscito: un Ultimo
Lupo, imprendibile, era sopravvissuto...
SECONDO ULULATO FORTE E VICINO
Definitivamente terrorizzato, il Re si avvicina in quinta, chiama a
gran voce.
RE
Cavaliere! Cavaliere Cacciaguida!
2^ Scena. DIALOGO TRA IL RE E IL CAVALIERE
Entra il Cavaliere.
CAVALIERE
Cosa comandate, maestà?
RE
Tu sai, cavaliere, che gli affari del regno mi vietano di perdere il
mio tempo in battute di caccia. E tuttavia non posso sopportare che un
solo lupo terrorizzi...
TERZO ULULATO LONTANO
Un terzo ululato risuona lontano. Il Re esita, si confonde, poi conclude
con stizza:
RE
... i miei sudditi. Per cui ti affido un compito: trovare e uccidere
quella belva sanguinaria. Accetti la missione?
CAVALIERE
Accetto.
RE
Bene. Parti immediatamente.
Il Re esce. Il Cavaliere si volta dalla parte opposta e chiama con decisione.
CAVALIERE
Il mio drappello di cacciatori! Qui, presto!
3^ Scena. DIALOGO TRA IL CAVALIERE E IL DRAPPELLO
Entra il Drappello, marciando si dispone davanti al Cavaliere.
Mentre dice la battuta che segue, il Cavaliere srotola una grande
MAPPA DELLA REGIONE che è appesa alla parete.
CAVALIERE
Cacciatori. Il nostro Re ci ha affidato un compito: cercare ed uccidere
l'Ultimo Lupo che infesta le nostre foreste.
Ci divideremo: voi batterete le regioni a nord, mentre io...
SOSPENSIONE
Il Cavaliere tace, l'azione si blocca, i personaggi sono come incantati,
il Narratore torna in campo e parla.
NARRATORE
Ma qualcosa fece mutare idea al Cavaliere: forse voleva cimentarsi
nell'impresa da solo, e guadagnarne tutto l'onore, o la ricompensa, o qualcos'altro:
fatto sta che spedì la sua masnada in direzioni sbagliate.
RIPRESA AZIONE RECITATA
Si scioglie l'incantesimo, il Cavaliere riprende a parlare indicando
sulla mappa.
CAVALIERE
... No, faremo altrimenti: voi batterete i campi coltivati oltre i colli
ad est, e io mi addentrerò nella foresta.
CAPO DRAPPELLO
Ma Signore, nei luoghi che ci indicate non vi è alcun lupo!
CAVALIERE (imperioso)
E voi lo cercherete lì. E fate in modo di trovarlo! Partite,
ora!
Il Drappello esce.
MUSICA DELLA SPADA.
Il Cavaliere si avvicina alla Panoplia, con gesti marziali ne toglie
la catena col medaglione e se la pone al collo; quindi estrae la spada,
si avvicina alla finestra, guarda fuori come se scrutasse in lontananza...
QUARTO ULULATO LONTANO
... Si sente un ululato, il Cavaliere sfodera la spada, si volta e brandendola
come nella presentazione delle armi (elsa al petto e lama davanti al viso)
si avvia a scendere le scale del palco.
Il Cavaliere si avvia verso la Sala.
I Servi di scena lo seguono in fila indiana. Il Narratore chiude
la fila.
Il pubblico li segue.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la prima casa: LA REGGIA (72 KB)
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2 . BOSCO
Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, CAVALLO, LUPO
Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA
Il Cavaliere della 1^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena,
già seduti a delimitare lo spazio della 2^ casa, il Bosco; e attende
lì.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello
spazio scenico e legge.
NARRATORE
Il Cavaliere Cacciaguida raggiunse il bosco infestato dal lupo: una
foresta che cominciava presso la reggia, e s'ignorava dove finiva.
MUSICA DELLA SPADA.
Parte la Musica della Spada. Il Narratore esce, il Cavaliere della 1^
Casa entra nel cerchio, consegna la spada al suo successore, gli mette
al collo il medaglione, si volta, esce.
1^ Scena. LA FUGA DEL CAVALLO
Il Narratore scompare.
Il Cavaliere e il suo CAVALLO percorrono il bosco. I Servi di scena,
battendo con le mani per terra, realizzano il suono della cavalcata. Così
per tre giri.
Illuminandosi da sé il viso con la torcia, il LUPO si rende
visibile tra le frasche. Lo guarda, segue la sua via. Ulula.
FORTE ULULATO
Azione concitata. Il cavallo si spaventa, s'impenna, disarciona il Cavaliere,
fugge.
Il Lupo scompare (spegne la torcia).
Dopo pochi secondi, lontano, da un'altra parte del bosco, il rumore
del galoppo tace all'improvviso; seguono pochi rumori di lotta, un forte
nitrito, e il silenzio.
MUSICA
Il Cavaliere, che era rimasto in piedi ad ascoltare, crolla a sedere
su un sasso, cupo e scoraggiato. Raccoglie un rametto, traccia per terra
segni che non vediamo. Infine si alza, prende un respiro profondo, parla.
CAVALIERE
Amico cavallo, compagno di mille battaglie e mille cacce: giuro che
ti vendicherò!
Mentre il Cavaliere è immobile, come a raccogliere determinazione
per il suo proposito, poco lontano, nell'intrico della macchia, il LUPO
torna a rendersi visibile, l'osserva per qualche secondo, poi si tuffa
nel buio senza un suono.
2^ Scena. LE TRACCE DEL LUPO
Mentre il Narratore narra, il Cavaliere esegue le azioni.
Alle tre parole "impronte", "unghiate" e "tane" tre Servi di scena
si alzano, si volgono verso il pubblico, srotolano e mostrano tre cartelloni
in cui sono figurate le tre tracce del lupo (impronte, unghiate, tane,
o altre che si ritengano più opportune: in questo caso cambiare
la battuta del Narratore). I tre conteranno fino a cinque, poi arrotoleranno
il loro cartello e sederanno di nuovo.
NARRATORE
Il Cavaliere si inoltrò nel bosco e riprese la caccia. Trovò
tracce del lupo sparse ovunque: impronte, resti di animali - ma
non del suo cavallo; unghiate sugli alberi, escrementi, ciuffi di
peli, tane. Ciascuno di questi segni, nella notte e nella selva,
gli appariva orrido e crudele, e aizzava il suo proposito d'uccidere la
belva.
Il Cavaliere interrompe la sua ricerca ostinata, abbassa la spada, si
guarda intorno.
NARRATORE
Ma allo stesso tempo era colpito da un dubbio: tutti quei segni parevano
guidarlo in una specie di cammino, verso una meta. Dopo poco intravide
nel fitto una debole luce.
Il Cavaliere "vede" la luce (si accende effettivamente la luce nella
casa successiva, la Capanna dello Sciamano), attraversa il cerchio dei
Servi di scena e fendendo il pubblico, vi si avvia.
I Servi di scena si alzano e in ordine, in fila indiana, gli vanno
dietro, disponendosi attorno alla terza casa.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la seconda casa: IL BOSCO (82 KB)
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3 . CAPANNA DELLO SCIAMANO
Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, SCIAMANO, LUPO
Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA
Il Cavaliere della 2^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena,
già seduti a delimitare lo spazio della 3^ casa, la Capanna dello
Sciamano; e attende lì.
Il Servo di scena che nella casa precedente interpretava il Cavallo,
stando seduto tra gli altri, si tiene pronto con la testa del cavallo in
mano.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello
spazio scenico.
NARRATORE
Il Cavaliere giunse a una radura nel cuore del bosco. Al centro si
ergeva una capanna tappezzata di pelli, decorata d'ossa spolpate, armi
arrugginite, segni enigmatici. Fuori, legato a una sorta di altare con
un'immagine in forma di lupo, il suo cavallo, vivo e scalciante.
MUSICA DELLA SPADA.
Parte la Musica della Spada. Il Narratore esce, il Cavaliere della 2^
Casa entra nel cerchio, consegna al suo successore la spada, il medaglione,
si volta, esce.
Il Nuovo Cavaliere si guarda intorno per un po'. Poi respira profondamente,
brandisce la spada, spalanca la porta ed entra urlando.
1^ Scena. DIALOGO CON LO SCIAMANO: IL LUPO
FRATELLO
All'interno un uomo calmo, vestito di pelli di lupo, siede preparando
una tisana fumante di erbe. L'uomo alza gli occhi, gli sorride, e lo invita
a sedere con un gesto:
SCIAMANO
Ti stavo aspettando. Entra e siedi.
Il Cavaliere siede.
Il Narratore, con semplicità, entra in scena e porge
il microfono allo Sciamano.
Lo Sciamano apre davanti a sé un grande e antico LIBRONE
DELLE STORIE (o analogo manufatto: un rotolo, una pergamena, etc.), racconta.
SCIAMANO
Ti racconterò una storia...
Al tempo che Santo Francesco dimorava nella città d'Agobio, apparì
un lupo terribile e feroce, il quale divorava gli animali ed eziandio gli
uomini.
Per la qual cosa Santo Francesco andò in cerca della belva,
che gli si fece incontro colla bocca ferocissima aperta; ma il santo, facendogli
il segno della croce, con mite voce gli dice così:
"Frate lupo, tu hai fatti grandi maleficj, e ogni gente grida e tutta
questa terra t'è nemica. Ma io voglio far la pace fra te e costoro,
sicché tu non offenda più ed essi ti perdonino. In cambio
io ti prometto ch'io ti farò dare nutrimento, imperocché
io so che per la fame tu hai fatto ogni male".
E il lupo con inchinare di capo fece segnale che ‘l prometteva, e se
ne andò con lui nella città a modo d'uno agnello: di che
li cittadini fortemente si maravigliavano. Ed essendo ragunato tutto il
popolo, Santo Francesco disse:
"Udite, fratelli miei: frate lupo m'ha promesso di far pace con voi,
se voi gli promettete di dargli ogni dì le cose necessarie".
Allora tutto il popolo a una voce promise. E Santo Francesco disse
al lupo:
"Frate lupo, io voglio che qui dinanzi al popolo mi dia fede della
tua promessa".
Allora il lupo levò il piè dritto e ‘l puose in mano
al santo.
Onde, tra questo atto e gli altri detti sopra, fu grande allegrezza
in tutto il popolo. E il lupo vivette due anni in Agobio; ed entrava dimesticamente
per le case senza fare male a persona e senza esserne fatto a lui; e fu
notricato dalla gente, e fu chiamato frate, e giammai nessun sangue corse
più tra lupo ed uomini.
Al termine del racconto, il Narratore entra discretamente e prende il
microfono dalle mani dello Sciamano. Il Cavaliere medita brevemente, poi
aggressivo:
CAVALIERE
Cosa significa questa storia, Sciamano dei Lupi? Come può mai
un lupo esser chiamato "fratello"?
SCIAMANO
Fratello, certo. Di quella fratellanza che lega tutte le forme di vita
tra loro, con fili purtroppo invisibili agli uomini. Cancellando dal mondo
anche la più piccola di queste forme, sembra che nulla accada: e
invece quei fili invisibili tirano e tendono, e qualcosa, anche in parti
inattese e lontane del mondo, si spezza.
Accucciato accanto alla porta, invisibile ai due uomini, il Lupo ascolta
muto. Una luce, o altro accorgimento, lo rivela
solo a questo punto. Il Cavaliere pare turbato. Poi si scuote, e con aria
di chi rivendica:
CAVALIERE
Bene, vecchio. Sarà pure come tu dici, ma io sono un Cacciaguida,
e fratello o non fratello il mio compito è uccidere l'ultimo Lupo.
E lo compirò!
Lo Sciamano sorride, e gli porge una TAZZA FUMANTE della sua tisana.
Il Lupo, fuori della porta, si alza e si allontana silenzioso.
SCIAMANO
Certo, cacciatore, e la tua caccia avrà più successo
di quanto tu stesso speri. Troverai non uno, ma cinque lupi. Il primo,
il Lupo Nemico, lo hai già conosciuto nel bosco.
Si sente un ululato lontano, dal fondo della sala. Il Cavaliere trasalisce,
si guarda intorno. Lo Sciamano prosegue impassibile.
ULULATO
SCIAMANO
Il secondo è il Lupo Fratello che ti ha rivelato il mio racconto:
lo stesso che ha condotto qui il tuo cavallo, e te.
CAVALIERE
Perché l'ha fatto?
SCIAMANO
Perché vuole affidarti un compito, come ha fatto il tuo Re:
ma assai diverso. Ora bevi e riposa: nei giorni che verranno dovrai penare
molto, per trovare gli altri tre lupi.
Il Cavaliere beve, e vinto da immensa stanchezza si sdraia al suolo
e si addormenta.
Lo Sciamano si china su di lui, prende la spada, sfila il medaglione,
si avvia.
I Servi di scena si alzano e in ordine, in fila indiana, gli vanno
dietro, disponendosi attorno alla Quarta Casa: Il Sogno.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la terza casa: LA CAPANNA DELLO SCIAMANO (53 KB)
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4 . SOGNO
Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE ADDORMENTATO, LEPRE, SUONI E LUCI
DEL SOGNO
Transizione: CONSEGNA DELLA SPADA
MUSICA
Lo Sciamano prende posto in piedi tra i Servi di scena, già seduti
a delimitare lo spazio della 4^ casa, che stavolta sarà un cerchio
al centro della sala.
Quando lo Sciamano spegne la spada, i Servi di scena accendono le
loro torce puntandole sulla figura sdraiata al centro. È il Cavaliere
della 4^ Casa, addormentato nella stressa posizione in cui avevamo lasciato
il suo omonimo nella Capanna dello Sciamano.
Seduto tra i Servi di scena, l'attore che impersonerà il Cavaliere-Lupo
si tiene pronto.
Quando gli spettatori sono sistemati, lo Sciamano entra nello spazio,
si inginocchia vicino al Cavaliere addormentato, gli infila sotto la mano
la spada e al collo il medaglione. Gli accarezza la fronte, si alza, lo
guarda, sorride, ed esce.
1^ Scena. LA METAMORFOSI UOMO-LUPO
Tutti i Servi di scena ora sono anche personaggi: sono i SUONI E
LE LUCI DEL SOGNO. Cominciano producendo un primo crescendo di coro a bocca
chiusa.
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Coro a bocca chiusa - crescendo.
Durante il crescendo, alzano lentamente i raggi delle torce dalla figura
sdraiata al loro stesso viso. Al culmine, tutti insieme incominciano a
recitare, sussurrata e ritmata, la filastrocca della metamorfosi.
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Nel buio cupo del sogno nascosto
L'uomo ed il lupo si scambiano il posto...
(5 volte)
La ripeteranno 5 volte, con voce sempre più forte. Alla quarta
volta dirigeranno i raggi al centro del cerchio sul Cavaliere Addormentato,
alle cui spalle nel frattempo si sarà sdraiato anche il Cavaliere-Lupo,
nell'identica posizione.
Da questo momento i Servi di scena seguiranno tutta l'azione coi
raggi delle torce.
Alla fine della 5^ ripetizione il Cavaliere-Lupo comincia a svegliarsi,
si rizza, si guarda stupito le mani, i piedi, la coda, annusa, etc.: pantomima
della metamorfosi.
Intanto il Narratore, seduto tra i Servi di scena, racconta.
NARRATORE (fuori scena)
Il Cavaliere sognava.
Sentì una folta coda pendergli dalla schiena;
sentì nel naso l'urto di un mondo di odori,
tutti insieme e ciascuno distinto;
voleva gridare di paura, ma dalla sua bocca esplose...
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
FORTE ULULATO
Il Coro dei bambini completa la frase del Narratore, facendo esplodere
un forte ululato.
Il Cavaliere si alza e corre in tondo lungo il cerchio.
Il Coro cambia tappeto sonoro: tutti insieme, sfasati e sussurranti:
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Sei un lupo... Sei un lupo... Sei un lupo... Sei un lupo...
2^ Scena. IL CAVALIERE/LUPO CACCIATORE
Dopo due giri, il Cavaliere/Lupo arresta di colpo la sua corsa, si
porta la mano sulla pancia. Simultaneamente, il Coro dei bambini ammutolisce.
Parla ancora il Narratore fuori scena.
NARRATORE (fuori scena)
Ma presto la paura fu vinta da un altra fortissima pena: la fame.
Dal silenzio, riprende il tappeto sonoro del Coro.
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Cibo... cervo... preda... lepre... cibo... agnello... carne... cibo... preda... carne...
(etc.)
Il Cavaliere/Lupo annusa l'aria, sente una traccia, segue l'odore, cammina
in una direzione; poi la parola "lepre" viene pronunciata più forte
e più frequentemente in un'altra parte del cerchio, allora - sempre
annusando l'aria - si dirige lì; ma quando vi arriva il gioco si
ripete: la parola "lepre" prevale in un'altra parte del cerchio; arriva
lì, e altro cambio.
Infine, a un segno di uno dei Servi di scena, tutti i bambini di
colpo gridano forte:
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
LEPRE!!!
Dal cerchio dei Servi di scena salta fuori la Lepre, che scatta via
di corsa, e il Cavaliere/Lupo dietro a lei.
L'inseguimento sarà scandito da tre tappe: la Lepre fugge,
si ferma, si immobilizza, il Cavaliere/Lupo la raggiunge, la Lepre riparte;
di nuovo si ferma, viene raggiunta, etc.
Alla terza volta il Cavaliere/Lupo afferra la zampa della Lepre,
che cerca di liberarsi scalciando: una breve lotta, che termina con la
morte della Lepre. Il Cavaliere/Lupo se ne nutre.
Lungo l'azione i Servi di scena, battendo con una mano per terra
(con l'altra tengono la pila), producono un suono ritmato che ricordi il
battito del cuore, con frequenza decrescente. Nel momento in cui la lepre
si immobilizza anche il battito cessa.
3^ Scena. IL CAVALIERE/ LUPO PREDA
Il Cavaliere/Lupo alza di scatto il viso dalla sua preda.
Il Narratore interviene dal cerchio.
NARRATORE (fuori scena)
Ma il Cavaliere/Lupo non fece in tempo a godere il buon pasto che altri
odori già gli assalivano le narici: cavalli, cani, uomini.
Poco dopo le urla dei battitori, l'abbaiare delle mute, il clangore
di corni e metalli gli dissero che la caccia era cominciata. E stavolta
la preda era lui!
MUSICA
Il Cavaliere/Lupo fugge correndo in cerchio.
I Servi di scena producono i versi dell'abbaiare dei cani e delle
urla dei battitori.
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
(abbaiare dei cani e delle urla dei battitori)
Sulla musica e sui rumori della caccia, stavolta concitato e battente,
interviene il Narratore.
NARRATORE (fuori scena)
Il Cavaliere Lupo fuggì terrorizzato. Come uomo e cacciatore
sapeva bene che la direzione in cui correva, scacciato dai rumori, era
proprio quella in cui lo attendevano gli archi dei cacciatori alle poste.
Come lupo sapeva soltanto che doveva fuggire lontano da quel fracasso terrorizzante.
Allora, combattendo l'istinto di lupo, con uno sforzo immenso si voltò
e corse verso i battitori. Sorprese i cani, passando velocissimo tra loro,
sfrecciò senza difficoltà tra le maglie dei cacciatori, che
mai s'aspettavano un simile comportamento della preda: e alle loro spalle
fuggì lontano, ormai in salvo.
Il Cavaliere/Lupo attraversa di corsa il cerchio dei Servi di scena,
che al suo passare, con un urlo più forte, tacciono di colpo.
4^ Scena. LA METAMORFOSI LUPO-UOMO
Il Narratore si alza dal cerchio, va a recuperare il Cavaliere/Lupo,
entra nel cerchio portandolo con sé come un sonnambulo, una mano
posata sulla sua spalla.
I due girano in cerchio una volta, guardando lontano, verso la 5^
casa.
NARRATORE
Dopo un'ora di trotto arrivò in vista d'un castello diroccato.
Ecco come l'astuto carnivoro riusciva a rendersi imprendibile: la sua tana
non era l'anfratto spinoso che tutti s'aspettavano, ma un posto dove nessuno
l'avrebbe mai cercato: una costruzione umana, quel castello. Il Cavaliere/Lupo
fece per raggiungerlo col passo rapido a cui era ormai avvezzo, ma le sue
gambe erano di nuovo lente e pesanti, e di nuovo due...
Il Coro scandisce la filastrocca della seconda metamorfosi.
TUTTI I BAMBINI - SUONI E LUCI DEL SOGNO
Finisce il sogno buio e nascosto
L'uomo ed il lupo riprendono il posto...
(cinque volte)
Mentre il Coro ripete, il Cavaliere/Lupo mima la metamorfosi inversa:
niente più coda, niente più olfatto, niente più zampe...
Infatti cade dietro il Cavaliere Addormentato, in breve prende la sua stessa
posizione e si addormenta anche lui.
All'ultima parola della filastrocca, ormai gridata, il Cavaliere
Addormentato invece si desta, si guarda intorno sbalordito, si alza, brandisce
la spada, attraversa il cerchio dei Servi di Scena, si dirige verso la
5^ Casa, l'Osteria del Villaggio.
I Servi di scena si alzano e in fila indiana lo seguono.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la quarta casa: IL SOGNO (83 KB)
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5 . OSTERIA DEL VILLAGGIO
Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, MADRE, BAMBINO, BOSCAIOLI
Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA
Il Cavaliere della 4^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena,
già seduti a delimitare lo spazio della 5^ casa, l'Osteria del Villaggio;
e attende lì.
Attorno a un angolo del grande tavolo dell'osteria sono seduti la
Madre e quattro Boscaioli. Per terra presso la madre siede il Bambino.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello
spazio scenico.
NARRATORE
Il Cavaliere si svegliò in mezzo al bosco. Nessuna traccia della
capanna né dello Sciamano. Prese a vagare, stordito e confuso. Ogni
tanto sentiva un fruscio, credeva di vedere il lupo in ogni cespuglio;
ma sui cespugli non sferrava più i suoi colpi di spada: si limitava
a seguire docilmente quei segni, che lo portavano a un villaggio di boscaioli
ai limiti della foresta. Vi entrò, e si diresse alla locanda.
MUSICA DELLA SPADA.
Parte la Musica della Consegna della spada. Il Cavaliere della 4^ Casa
entra nel cerchio, consegna la spada al suo successore, gli mette al collo
il medaglione, si volta, esce.
Il Nuovo Cavaliere si guarda intorno per un po'. Poi, si avvicina
guardingo alla tavola
1^ Scena. DIALOGO DELL'OSTERIA
I quattro Boscaioli avventori dell'osteria - con l'aiuto di tutti
gli altri Servi di scena del cerchio - producono con le voci un fondo di
brusio, un chiacchiericcio d'osteria.
Su questo emergono le prime battute del Cavaliere e le risposte.
TUTTI I BAMBINI
(Brusio degli avventori dell'osteria)
CAVALIERE
Salute a tutti.
PRIMO BOSCAIOLO
Salute, straniero.
CAVALIERE
Qual è il nome di questo villaggio?
SECONDO BOSCAIOLO
Sei a Crevalcuore.
CAVALIERE
Avete buon vino, qui? Buone carni?
TERZO BOSCAIOLO
Potrai dirlo tu stesso, se ordinerai il pranzo.
CAVALIERE
Avete boschi fitti e sconfinati, qui intorno.
QUARTO BOSCAIOLO
Da camminare per giorni senza vedere il sole.
CAVALIERE
E in questi boschi non vaga per caso... un lupo solitario?
TUTTI I BAMBINI
(STOP brusio degli avventori dell'osteria)
Il brusio dei Servi di scena cade di colpo. Silenzio nella sala: i boscaioli
guardano il Cavaliere, il Cavaliere li guarda uno ad uno, tace. Poi d'improvviso
stanchissimo:
CAVALIERE
Anche voi volete che lo uccida, vero?
Un bambino, prima che la mamma possa zittirlo, grida indignato:
BAMBINO
No!
Il Cavaliere si alza, si avvicina alla madre, la guarda con una domanda
negli occhi; la donna lo fissa a lungo e poi conferma col capo: no. Lo
sguardo del Cavaliere vaga di volto in volto: e tutti scuotono il capo,
o dicono a voce bassa: no.
Il Cavaliere siede davanti a loro.
2^ Scena. RACCONTO DEL CAVALIERE
Torna in scena il Narratore. Mentre parla, il Cavaliere mima con
gesti e espressioni l'atto del raccontare.
NARRATORE
Allora il Cavaliere raccontò: dell'incarico del re d'uccidere
l'Ultimo Lupo, dell'incontro con lo Sciamano...
BOSCAIOLI
Il vecchio dei lupi! Lo conosciamo...
NARRATORE
... e perfino del sogno. Aveva già incontrato tre dei cinque lupi
che lo Sciamano gli aveva preannunciato. Il primo, il Lupo Nemico della
foresta...
Dal cerchio dei Servi di scena si alza, si volta al pubblico e si accende
la torcia sul viso il LUPO DELLA 2^ CASA, con la maschera e lo sguardo
feroce: si mostra, quindi siede di nuovo. Di seguito, il Narratore:
Il secondo, il Lupo Fratello delle storie...
Con atti simili si alza e si mostra al pubblico lo SCIAMANO della 3^
CASA, mostra il suo Librone delle storie (può poggiarselo brevemente
alla fronte), quindi siede di nuovo. Di seguito, il Narratore:
E il terzo, il Lupo Interiore, il lupo cacciatore e preda che dorme
e sogna in ognuno di noi.
Si alza e si volta al pubblico con la torcia sul viso il CAVALIERE-LUPO
della 4^ CASA, fa brevemente il gesto di cercarsi la coda, ruotando su
se stesso, quindi siede di nuovo. Interviene irruente la Madre.
MADRE
E... dopo tutto ciò intendi ancora uccidere il lupo?
CAVALIERE (dopo una breve pausa)
No.
La Madre scambia rapidi cenni d'intesa con gli altri Boscaioli, poi
al Cavaliere:
MADRE
Allora attendi.
3^ Scena. LA LUPA
La Madre si avvicina al cerchio dei Servi di scena, tra i quali intanto
l'attrice che interpreta la Lupa si sarà preparata indossando la
maschera: la Madre la prende per mano, la induce ad alzarsi, la conduce
con sé al cospetto dal Cavaliere. Che vedendola trasalisce, si alza
di scatto, mette mano alla spada...
CAVALIERE
Un lupo!
MADRE
No: una lupa. L'ultima lupa rimasta. L'abbiamo raccolta ferita a morte
dopo l'ultima caccia del tuo Re. L'abbiamo curata, e nascosta.
CAVALIERE (sorridendo, pensoso)
Eccolo: il Quarto Lupo è... una lupa!
MADRE
Guarda questo animale, Cacciatore. Non è bene che non ci siano
più cuccioli!
Non è bene che l'ultima madre non generi più un'altra
madre!
Non è bene per i lupi, ma neanche per le pecore, e neanche per
gli uomini.
BAMBINO
Neanche per i bambini!
CAVALIERE (sorridendo e carezzando il bambino)
E neanche per i cacciatori. Forse io so dove trovare il padre, il Quinto
Lupo. Venite con me.
Seguito dai Boscaioli, il Cavaliere attraversa il cerchio dei Servi
di scena e fendendo il pubblico si avvia alla 6^ Casa: il Castello Diroccato.
I Servi di scena si alzano e in ordine, in fila indiana, gli vanno
dietro, disponendosi attorno alla nuova scena.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la quinta casa: L'OSTERIA DEL VILLAGGIO (97 KB)
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6 . CASTELLO DIROCCATO
Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, BOSCAIOLI, BAMBINO, LUPA, LUPO
Transizione. CONSEGNA DELLA SPADA
Il Cavaliere della 5^ Casa prende posto in piedi tra i Servi di scena,
già seduti a delimitare lo spazio della 6^ casa, il Castello Diroccato;
e attende lì.
I Quattro Boscaioli che erano presenti all'Osteria siedono, ancora
coi loro gilet, davanti a lui tra i Servi di scena.
Quando tutti gli spettatori sono sistemati, il Narratore entra nello
spazio scenico.
NARRATORE
Studiando ogni radura, ogni albero, ogni roccia, il Cavaliere tentava
di ricordare il suo sogno, la via che l'aveva portato nel rifugio segreto
del lupo. Ed ecco, dopo molti tentativi ed errori, il Castello Diroccato...
Parte la Musica della Consegna della spada.
MUSICA DELLA SPADA.
Il Cavaliere della Casa precedente entra nel cerchio, consegna la spada
al suo successore, gli mette al collo il medaglione, si volta, esce.
Il Nuovo Cavaliere si rivolge ai Quattro Boscaioli seduti di fronte
a lui, che immediatamente si alzano. Indicando il Castello Diroccato.
CAVALIERE
Amici, siamo arrivati! Il Quinto Lupo è lì.
1^ Scena. RICERCA VANA DEL LUPO
MUSICA
Parte una musica. Cavaliere e Boscaioli si lanciano di corsa nel Castello
Diroccato, esplorando, frugando, cercando in ogni anfratto, e dandosi la
voce.
CAVALIERE E BOSCAIOLI (in disordine)
Lo trovate?... Qui non c'è!... Dove si nasconde?... Non si trova!...
Frugate dappertutto!... Non c'è, non c'è!... etc.
Infine, a un segnale o dopo un tempo dato, si fermano, si radunano presso
il Cavaliere, lo guardano scoraggiati. Il Cavaliere a sua volta si guarda
intorno e grida.
CAVALIERE
Quinto Lupo, dove sei?
VIA MUSICA
LUPA (fuori scena)
(guaito)
2^ Scena. LA LUPA
La musica cessa di colpo. Al richiamo del Cavaliere risponde un guaito.
Il Cavaliere e tutti i Boscaioli guardano in quella direzione: tra gli
spettatori si fa strada il Bambino dell'osteria che conduce la Lupa. Attraversa
il cerchio dei Servi di scena ed entra.
CAVALIERE
È il bambino dell'Osteria!
UN BOSCAIOLO
E porta con sé la Lupa!
La Lupa sfugge di mano al Bambino, fiuta una traccia, punta decisa verso
un anfratto, scopre o apre un nascondiglio da cui irrompe il Lupo.
I due si guardano, incantati. Il Cavaliere e i Boscaioli li guardano,
incantati.
MUSICA
Con la Musica riappare il Narratore, parla.
Durante la sua battuta, il Lupo e la Lupa intrecciano sulla musica
una leggera e stilizzata DANZA DI CORTEGGIMENTO.
NARRATORE
L'Ultimo Lupo irruppe fuori. S'aspettava il Cavaliere, da solo; aveva
sparso tracce nel bosco e nei suoi sogni perché da solo arrivasse
lì; e vedendo arrivare quel folto gruppo d'uomini aveva temuto un
tradimento, una fatale ultima battuta di caccia, e s'era nascosto: ma ora
quella lupa aveva vinto ogni paura...
La coppia di Lupi danza.
3^ Scena. IL SECONDO COMPITO
La musica si spegne, la danza di corteggiamento ha termine, il Lupo
e la Lupa si avviano per attraversare il cerchio dei Servi di scena e uscire.
Ma dopo pochi passi il Lupo torna indietro, si ferma davanti al
Cavaliere, lo fissa per qualche istante, poi si volta e trotta via: raggiunge
la sua Lupa, si prendono la mano, insieme attraversano il cerchio dei Servi
di scena, degli spettatori, e scompaiono.
Il bambino si avvicina di corsa al Cavaliere e gli tira la giubba:
BAMBINO
Cavaliere, Cavaliere! Cosa ti ha detto il Lupo?
Ti ha parlato, vero?
CAVALIERE
Mi ha detto di attenderlo: che tornerà.
I quattro Boscaioli tornano a sedere tra i Servi di scena.
Entra il Narratore. Mentre legge la sua battuta, il Cavaliere gli
si avvicina, gli consegna la spada, il medaglione (che il Narratore tiene
in mano) ed esce.
NARRATORE
Il Cavaliere Cacciaguida svestì l'armatura e chiese all'oste
di dargli alloggio, forse per un lungo tempo: cacciando lepri e uccelli,
lo ripagherà.
Il Cavaliere sparisce tra i Servi di scena. Il Narratore, reggendo alta
la spada chiusa, si avvia verso la sala della Reggia, 7^ Casa.
I Servi di scena si alzano e in fila indiana lo seguono. Gli spettatori
dietro.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la sesta casa: IL CASTELLO DIROCCATO (58 KB)
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7 . REGGIA
Personaggi: NARRATORE, CAVALIERE, RE, PRINCIPESSINA, REGINA, GUARDIE,
BOSCAIOLI, BAMBINO, LUPA, LUPO, DRAPPELLO
TRANSIZIONE
I Servi di scena si dispongono in semicerchio (o in riga) sotto il
palcoscenico (in piedi o in ginocchio, come parrà meglio).
Il RE e la REGINA siedono nei loro due troni, e TRE GUARDIE stanno
ritti con tre armi in pugno alle loro spalle. TUTTI SONO ASSENTI E NEUTRI.
Il Narratore sale sul palco, siede a lato sul boccascena e parla.
NARRATORE
Passarono cinque mesi. Il Re inviò più volte i suoi uomini
in cerca del Cavaliere, in giro per tutto il regno: ma invano.
Cambio luci, e i personaggi alle sue spalle prendono vita. Ma solo il
Re agisce: si alza, misura a gran passi la sala, in preda a dubbi e pensieri;
si affaccia alla finestra e guarda lontano; scambia uno sguardo teso con
la regina, che lo guarda preoccupata.
NARRATORE (di seguito)
Cominciava a pensare con un brivido che il suo campione più
possente fosse stato sbranato dall'Ultimo Lupo; che quel lupo fosse la
somma e la reincarnazione di tutti gli altri da lui uccisi; che fosse invincibile,
immortale, e destinato a sbranare anche lui. Le sue notti si fecero sempre
più insonni.
1^ Scena. L'UDIENZA
Il Re torna a sedere sul suo trono, in posa cupa e svogliata.
NARRATORE (di seguito)
Un giorno, pallido e distratto, il Re dava udienza ai suoi sudditi.
Giunse il turno d'un uomo grande e forte, celato in un ampio mantello.
Il Narratore si ritira presso la quinta del suo lato, ma senza uscire.
Attraversando la sala sale sul palco l'uomo col Mantello. S'inginocchia,
con un gesto solo si libera dell'indumento: è il Cavaliere, ha la
sua SPADA in mano e un CUCCIOLO di lupo nell'altra.
Le Guardie armate scattano per circondarlo.
Il Re si alza, blocca le Guardie con un gesto ed esclama.
RE
Cavaliere Cacciaguida!... Fermi!
CAVALIERE
Sì, sono io, Mio Re.
Mezzo anno è passato da quando mi desti il compito di uccidere
l'Ultimo Lupo.
RE (minaccioso)
Si, mezzo anno!
CAVALIERE
Non ho obbedito ai tuoi ordini, e vengo a consegnarmi alla tua collera.
RE
Va' avanti.
CAVALIERE
Ma se tu credi che siano stati i lupi a rubarti la pace delle notti,
e se è per questo che vuoi la loro morte, ecco una spada, ed ecco
un lupo: uccidi.
Il Cavaliere posa il cucciolo per terra, davanti al Re.
Si fa silenzio nella sala: il brusio s'interrompe del tutto.
Il Re impugna la spada che il Cavaliere gli porge, e senza staccare
lo sguardo dal piccolo animale la leva alta: prima sul lupacchiotto, poi
sul Cavaliere, e poi ancora sul lupacchiotto.
Tutti gli attori si bloccano nella loro posizione.
2^ Scena. CONTROCAMPI DEI LUPI E DEI BOSCAIOLI
RIBELLI
Si fa avanti il Narratore, e leggendo indica decisamente in fondo
alla sala: alle spalle del pubblico il Lupo e la Lupa della Sesta Casa,
in piedi su un luogo alto (sedie o altro), sono colti e rivelati dalle
torce dei Servi di scena.
NARRATORE
Fuori del castello, in cima ad un piccolo rilievo, un lupo e una lupa
guardavano fissi le mura, come volessero trapassarle coi loro occhi gialli:
erano pronti a fare strage di ogni uomo che avessero incontrato, se il
loro cucciolo fosse stato ucciso.
Si spengono le torce sui due Lupi.
Tutti i Servi di scena si alzano in piedi, affacciandosi al boccascena
spalle al pubblico, come se guardassero "dentro" con molta attenzione.
NARRATORE
Dentro il castello, nella sala delle udienze, cinquanta boscaioli mascherati
guardavano fissi la scena, con le mani alle asce nascoste: erano pronti
a ribellarsi al loro Re, se non fosse guarito finalmente da quell'ossessione
di caccia e sterminio.
Tutto era fermo nell'istante che precede la tragedia, quando...
3^ Scena. LA PRINCIPESSINA
Risuona un grido di bambino. L'attore che interpreta la Principessina
grida senza ancora entrare in scena.
PRINCIPESSINA
Noooo!
La Principessina si getta presso il cucciolo e lo prende in braccio.
Tutti i Servi di scena, ora in veste di " folla di astanti", chiamano
il suo nome (sarà un'esclamazione allarmata, ma anche una informazione
al pubblico, per cui costumi e altri segni possono non essere sufficienti
a comprendere chi sia quel personaggio).
FOLLA / CORTIGIANI / BOSCAIOLI (Servi di scena)
Principessa!
Il Bambino dell'osteria entra da una quinta e si inginocchia accanto
alla Principessina.
La Principessina porge al padre il cucciolo, ma coprendolo interamente
con le mani: se il Re - che ha sempre la spada levata - colpisse, ferirebbe
anche lei.
La Regina si alza del trono e si inginocchia a sua volta tra i due
bambini, posando una mano sulla spalla di ognuno, e guardando con aria
di sfida e supplica il Re.
Il Re tiene ancora levata la spada, chiedendosi ancora chi colpire,
ma meno deciso. Tra lui, la Principessa bambina e la Regina corrono sguardi
e dialoghi muti.
Poi il Re, lentissimo, abbassa la spada e la consegna al cavaliere.
4^ Scena. IL RITORNO DEL DRAPPELLO
Tutti i personaggi nuovamente si bloccano, le luci calano, il Narratore
interviene in tono concitato.
NARRATORE
In quell'istante una freccia sibilò dalla finestra, diretta
sul lupetto, ma la principessina lo scostò fulminea, restando ferita
alla spalla.
Solo la Principessina si muove: porta la mano alla spalla e rompe un
piccolo contenitore di liquido rosso, che le cola dalla spalla sul petto.
NARRATORE (di seguito)
Il re corse alla finestra: era il drappello di cacciatori di lupi che
il Cavaliere aveva mandato su false piste, e che tornavano esasperati dalla
loro caccia vana.
Il Re esegue: corre alla finestra, scruta lontano, e quando il Narratore
ha chiuso la sua battuta grida:
RE
Come avete osato colpire mia figlia? Verrete impiccati tutti!
PRINCIPESSINA
No! Lasciateli fuggire, Padre. La loro freccia era diretta al piccolo
lupo non a me: perché il loro capo, il Cavaliere Cacciaguida, per
ordine vostro aveva dato loro il compito di uccidere tutti i lupi che avessero
incontrato.
NARRATORE
Il Cavaliere intercedette per loro, la Regina intercedette per loro,
anche i boscaioli intercedettero per loro: e il Re, in occasione della
pace ritrovata, decise di perdonarli.
Durante la battuta, con tre sobri gesti indirizzati al Re (chinare il
capo o inginocchiarsi), nell'ordine il Cavaliere, la Regina, tutti i Servi
di scena intercedono.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per la settima casa: LA REGGIA (62 KB)
5^ Scena. EPILOGO
Il Narratore si sposta al centro del palco, continuando a leggere,
mentre per tutto il corso della sua battuta si allestisce un banchetto
più o meno "simbolico", con frutta e fiori.
NARRATORE
Nel corso della giornata, davanti a un lauto banchetto, il Cavaliere
Feudatario narrò alla famiglia reale il suo viaggio, la caccia,
gli incontri, i sogni e l'amicizia coi lupi. Lo Sciamano, da cui più
volte era tornato, gli aveva dato due doni per il Re.
Si alza il Cavaliere.
CAVALIERE
Il primo dono è un consiglio: è bene che il Re ritrovi
le sue paure. Un Re Senza Paura non può essere un buon re. Ci sono
centinaia di cose che un buon re deve temere più dei lupi. Tolga
quindi la sua paura da un solo fantasma, e la distribuisca su cento mali
reali, e cerchi di porvi rimedio.
Il secondo dono, qualora qualche piccola paura si faccia ancora sentire,
eccolo qua: un acchiappa-sogni di perline e peli di lupo.
Il Cavaliere consegna al Re un acchiappa-sogni.
Tutti i presenti si dispongono per comporre il quadro d'insieme
del finale.
La Principessina e il Bambino dell'osteria giocano col lupacchiotto.
Il Cavaliere, il Re e la Regina li guardano.
Dai Servi di Scena emerge e sale sul palco l'Epilogo, che recita
rivolto alla platea e alle maestre.
EPILOGO
E cinque anni sono passati,
come una corsa di lupi incantati.
Anni che ci hanno portato fin qui:
seconda B, terza B, quarta B...
Che ci han portati così lontani,
aula per aula, nella Don Milani,
dalle foreste di Mamma Natura
fino alla riga della scrittura,
o in traversata sull'altipiano
fino ai giardini dell'italiano,
o in carovana che cerca la via
fino ai palazzi della geometria.
C'erano alberi alle finestre,
c'erano Angele come maestre.
C'erano anche caverne e dirupi,
e le maestre parlavano ai lupi:
lupi di ansie, ritardi, chiusure,
siedono qui ad imparare con noi
che non si cresce senza paure,
e come piangono i piccoli eroi.
Viene l'estate, si muore dal caldo,
oggi ci parla maestra Mercaldo;
viene Natale, è l'inverno che inizia,
oggi ci parla maestra Gulizia...
Hanno parlato, parlato, parlato,
avranno quasi finito la voce.
Il tempo è passato, passato, passato:
un lupo giovane corre veloce.
Le elementari ora sono finite,
restano solo pochi tramonti.
Ma anche stavolta ci siete riuscite:
noi siamo pronti.
Tutti i bambini sul palco. Inchini, applausi, fine.
Illustrazione di Zaira de Vincentiis per l'EPILOGO (74 KB)
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PROGETTO LUPO
Storia inventata da noi
Testo narrativo originale elaborato dai bambini
Questo è il testo di partenza di cui si parla nell'Introduzione,
inventato colletivamente dai bambini della 5^ B con le loro insegnanti,
e a me consegnato per l'elaborazione teatrale. Lo riporto così come
m'è arrivato, senza correggere una virgola. Le parti in carattere
diritto dono inventate collettivamente, "negoziando" il racconto con la
classe intera; le parti in corsivo sono versioni e quadri delle stesse
restituiti da gruppi più ristretti.
Un re viveva in un castello e voleva cacciare i lupi perché ne
aveva tanta paura.
Da piccolo, una nutrice gli aveva raccontato alcune storie che lo avevano
terrorizzato (Cappuccetto rosso, i tre porcellini, varie leggende, ecc.).
Un valoroso e impavido feudatario viene chiamato dal re per uccidere
l'ultimo lupo che si trovava sul regno e che tutte le notti ululava terrorizzandolo.
Il feudatario si reca dal re e accetta di buon grado di esaudire il
suo desiderio e di diventare eroe del regno.
Tornato al suo castello decide di organizzare un drappello di uomini
scelti (i più rozzi, i più crudeli e feroci) per raggiungere
l'obiettivo.
Mentre sta impartendo gli ordini pensa, tra sé e sé,
che non gli piaceva tanto l'idea di dividere la ricompensa, ma soprattutto
gli onori e la gloria con altri uomini, così decide di mandare il
gruppo di uomini alla ricerca del lupo nella direzione sbagliata (geografia).
Partito il drappello il feudatario inizia la vestizione per partire
convinto che sarà lui a sconfiggere il lupo.
Preparazione Vestizione. Partenza.
CHIARA, MARGHERITA, MAFALDA
Un re viveva in un castello, nei pressi di un bosco.
Il bosco era infestato dai lupi e lui ne aveva tanta paura perché
da piccolo la sua nutrice gli aveva raccontato storie agghiaccianti che
lo avevano terrorizzato.
A causa di questa sua paura, il re, aveva fatto uccidere tutti i
lupi del bosco.
Nel reame, però, ne era rimasto uno. Quest'ultimo ululava
tutte le notti facendo rabbrividire il re.
Il re, essendo stanco di non dormire tutte le notti, decise di chiamare
un feudatario di sua fiducia, per mandarlo ad uccidere l'ultimo lupo rimasto.
Il feudatario fu ben felice di accettare questa missione così
sarebbe potuto diventare eroe del regno.
Il feudatario, tornato al suo castello, decise di prendere con sé
un drappello di uomini.
Mentre stava impartendo gli ordini al gruppo di uomini da lui scelto,
pensò che non gli andava di dividere la ricompensa e la vittoria
con gli altri uomini e così li inviò da tutt'altra parte.
Il feudatario parte a cavallo e si reca in prossimità del castello
del re dove iniziava ad estendersi un bosco di cui si conosceva l'inizio,
ma non la fine (mistero).
Inizia ad addentrarsi nel bosco e dopo un po' che cavalca inizia a
calare la notte. Si sente l'ululare del lupo e rumori strani echeggiano
qua e là. Il cavallo si imbizzarrisce disarcionando il cavaliere
e scappa. Intanto il lupo osserva tutto ciò che accade.
Il cavaliere, solo e senza armi pesanti, impaurito ma ancora convinto
delle sue possibilità inizia a vagare nel bosco. Ad un certo punto
intravede una debole luce e sente degli ululati.
Corre in quella direzione pensando di risolvere in breve tempo la missione,
si immagina già trionfante, vittorioso e premiato dal re.
Giunge sul posto e trova una capanna che aveva qualcosa di misterioso,
tutt'intorno si trovano pelli di animali, armi arrugginite e abbandonate
e in un angolo una specie di altare con una immagine sacra dedicata al
lupo.
Il cavaliere resta smarrito si continua a guardare intorno chiedendosi
cosa voleva dire tutto ciò e quasi senza neppure accorgersi si trova
dentro alla capanna. Entra e dentro vede un cacciatore seduto comodamente
che gli dice: "Ti stavo aspettando".
Lo invita ad entrare e a sedersi con lui accanto al fuoco lo invita
anche a togliersi l'armatura perché lì non ne aveva bisogno.
Il cacciatore senza chiedergli niente, perché già sapeva
tutto, gli iniziò a raccontare
COSA????
1. che è cattivo cacciare lupi (vedi racconti se ci sono)
2.il lupo di Gubbio ecc
intanto il lupo ascoltava, non visto, tutto.
ANGELA, MADDALENA, BERNARDO
Partì a cavallo del suo destriero nero e si recò al
castello del re Enrico VI dove iniziava la foresta Nebbiosa.
Di questa foresta non si sapeva molto, si sapeva soltanto che chi
si avventurava e oltrepassava il limite conosciuto non tornava indietro.
Iniziò ad avventurarsi nella fitta foresta e dopo un po'
che cavalcava calò la notte.
Intorno a lui iniziavano a sentirsi rumori sinistri e tra questi
anche l'ululato del lupo. Il cavallo diventò irrequieto e ad un
secondo ululato si imbizzarrì disarcionando il cavaliere.
La notte seguente il cavaliere fa un sogno durante il quale rincorre un
lupo, ma non è più convinto, si ferma e si trova a parlare
con lui.
Il lupo allora gli racconta come vive, cosa mangia, il perché
di certi suoi comportamenti ecc (scienze).
I lupi sono stati sempre cacciati rincorsi, esiliati in stretti ambiti
territoriali, lui è l'ultimo rimasto e intorno a lui aleggia un
segreto.
Il lupo progetta una strategia per verificare se il cavaliere ha capito
quanto gli ha detto e così gli dice di recarsi nella parte distrutta
del castello. Se andrà armato capirà che il cavaliere non
ha capito e quindi non si è convinto, se no vorrà dire che
può e potrà fidarsi di lui.
Il cavaliere si sveglia in preda a una forte confusione mentale e inizia
a vagare nel bosco.
CATERINA, KEVIN, ELENA
La notte seguente il cavaliere Satan fece un sogno molto strano
durante il quale inseguiva il lupo. Ricordandosi della chiacchierata che
aveva fatto il giorno prima con il cacciator Fucile. (sic)
Esce dal bosco e si trova in un villaggio entra in una osteria e chiede
all'oste qualcosa da mangiare e inoltre domanda quasi distratto se loro
avevano o sapevano qualcosa su un certo lupo che si dovrebbe aggirare nel
bosco.
Silenzio nella sala.
Tutti coloro che mangiavano, bevevano o chiacchieravano si fermano
e lo guardano con sospetto.
L'oste gli chiede: "Perché mi fai questa domanda."
In realtà i presenti erano dei difensori del lupo, tanto che
avevano una lupa nascosta dietro l'osteria in un luogo nascosto e segreto.
Gli raccontano allora del lupo (cose buone) e gli confidano che hanno
una lupa.
Il cavaliere a questo punto narra del suo sogno e li porta nella parte
diroccata del castello attraverso un passaggio segreto.
GIACOMO, FRANCESCO SCISCIO, MARCO SANGIORGIO
Silenzio nella sala. Tutti gli uomini della locanda lo accerchiarono
perché sembrava un uomo sospetto.
La figlia del capo della locanda gli chiese: "Perché hai
fatto questa domanda?"
Lui rispose: "Perché devo trovare l'ultimo lupo."
Il lupo che dimorava in quel luogo, quando vede arrivare tutte quelle persone
si spaventa, fugge e si nasconde perché lui pensava che lì
sarebbe giunto solo il cavaliere.
Quando dall'alto vede la lupa tra loro e le persone disarmate esce
allo scoperto e scende andandogli incontro.
Intanto il re dalla torre più alta vede che qualcosa di strano
sta succedendo e manda delle guardie a controllare.
Il cavaliere e gli altri prontamente nascondono i lupi e dicono alle
guardie che sono dei viandanti e chiedono di essere ricevuti e ospitati
dal re.
MARCO MINETTO, VERONICA, LUCA
Il lupo che dimorava nell'angolo diroccato (con un grande buco a
forma irregolare provocato da una bomba lanciata da una catapulta durante
una guerra che il re poi perse) a nord del castello, quando vede arrivare
tutte quelle persone, tra le quali il feudatario, si spaventa e fugge.
Si nasconde perché si aspettava solo l'arrivo del feudatario.
Le guardie riferiscono al re, lui incuriosito accetta e invita tutti ad
un ricevimento.
Il cavaliere per non farsi riconoscere si traveste da uomo comune.
Mentre stanno mangiando un componente del gruppo decide di fare un
gioco per introdurre l'argomento del lupo (catena alimentare).
FRANCESCO CAPPAI, FRANCESCO ISOLA, FABIO
Le guardie riferiscono la richiesta al re che accettò incuriosito
dando l'ordine di invitare tutti i mercanti al ricevimento.
Il cavaliere per non farsi riconoscere pensò di travestirsi
da uomo comune perché se il re lo avesse riconosciuto gli avrebbe
tagliato la testa.
Durante il servizio del primo piatto il re si insospettisce perché
un componente degli ospiti (feudatario) ha gesti troppo fini per essere
un uomo comune. Il re, però, non dà l'allarme.
Durante il gioco il cavaliere viene smascherato proprio mentre stava ritornando
il drappello di uomini mandati da lui alla ricerca del lupo.
Scoppia una rissa e il lupo interviene per salvarlo.
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IL QUINTO LUPO
Testo narrativo elaborato da Bruno Tognolini sulla base
del racconto dei bambini
Questo è il testo di partenza di cui si parla nell'Introduzione,
inventato colletivamente dai bambini della 5^ B con le loro insegnanti,
e a me consegnato per l'elaborazione teatrale. Lo riporto così come
m'è arrivato, senza correggere una virgola. Le parti in carattere
diritto dono inventate collettivamente, "negoziando" il racconto con la
classe intera; le parti in corsivo sono versioni e quadri delle stesse
restituiti da gruppi più ristretti.
1. REGGIA
Il Re con Una Sola Paura. Assegnazione del compito
-
Un Re Senza Paura, vincitore di battaglie e conquistatore di regni, è
afflitto da un cruccio segreto: il nome giusto con cui chiamarlo sarebbe
Re con Una Sola Paura, i lupi. Forse qualche nutrice ha popolato le notti
della sua infanzia di racconti paurosi (* italiano, narrativa, favolistica);
o forse nel Re Invincibile rivive l'anima di una lepre; o forse non è
bene che un re non abbia nemmeno una paura, e lui ha scelto quella.
-
Fatto sta che, da quando è salito al regno, tra una guerra e l'altra
ha guidato cacce spietate per sterminare tutti i lupi del regno. C'è
quasi riuscito: un Ultimo Lupo, imprendibile, è sopravvissuto e
i suoi ululati lontani terrorizzano le notti del Re.
-
Poiché gli affari del regno gli vietano di passare tutto il suo
tempo in battute di caccia, il Re chiama a sé il più valoroso
dei suoi Cavalieri Feudatari, e gli affida il compito di trovare e uccidere
l'Ultimo Lupo. Il Cavaliere Feudatario accetta di buon grado, e raccolta
intorno a sé la sua masnada di guerrieri rozzi, crudeli e feroci,
impartisce gli ordini.
-
Ma qualcosa, a un certo punto, lo dissuade: forse non apprezza l'idea di
dividere ricompensa e onori con altri, forse vuole cimentarsi in un'impresa
da solo come quando era giovane, forse qualcos'altro: ma spedisce la sua
masnada alla ricerca del lupo in direzioni sbagliate (* geografia).
-
Partiti i suoi uomini, veste l'armatura, compie la sua veglia d'arme e
si mette in viaggio.
2 . BOSCO
La caccia, le tracce, i segni. Primo lupo: il Lupo Nemico
-
Parte a cavallo e raggiunge il bosco infestato dal lupo: una foresta che
si estende nei pressi della reggia, di cui si conosce l'inizio ma non la
fine. Il Cavaliere Feudatario vi si addentra senza timore.
-
Cala la notte. Il lupo ulula sinistramente, ma il Cavaliere non si spaventa:
il suo cavallo sì, lo disarciona e fugge. Dopo solo pochi secondi,
nel fitto del buio, il rumore del suo galoppo tace all'improvviso, e altri
rumori di colluttazione è il silenzio.
-
Il Cavaliere Feudatario siede, accende un fuoco, piange con rabbia la morte
del suo fedele compagno di battaglie, e giura vendetta.
-
Il lupo l'osserva immobile dall'intrico della macchia, poi si tuffa nel
buio senza un suono.
-
Il Cavaliere Feudatario accende una torcia, spegne il fuoco e si inoltra
a sua volta nel bosco per riprende la caccia. Trova tracce del lupo sparse
ovunque: impronte, avanzi di pasti, carcasse di animali (ma non quella
del suo cavallo), unghiate sugli alberi, escrementi, ciuffi di peli, tane
(* biologia, zoologia, etologia). Ognuno di questi segni, nella notte e
nell'intrico della selva, gli appare orrido e crudele, e aizza il suo proposito
d'uccidere la belva.
-
Proseguendo è colpito da un dubbio: tracce, ululati, fruscii elusivi
poco fuori del raggio della torcia, tutto parrebbe guidarlo intenzionalmente
in un cammino, verso una meta. Dopo poco intravede nel fitto del bosco
una debole luce.
3 . CAPANNA DELLO SCIAMANO
L'Uomo Solo che sa. Secondo lupo: il Lupo Fratello
-
Il Cavaliere Feudatario giunge a una radura nel cuore più profondo
del bosco. Al centro di essa si erge alta una capanna, tappezzata di pelli
di animali, ossa spolpate, armi arrugginite, segni e figure enigmatiche.
Fuori una specie di altare con un'immagine che raffigura un lupo. Legato
all'altare il suo cavallo, vivo e scalciante.
-
Il Cavaliere si guarda intorno smarrito, chiedendosi cosa voglia mai dire
tutto ciò. Poi respira profondamente, brandisce la spada, con un
calcio spalanca la porta ed entra urlando. All'interno un uomo calmo, vestito
di pelli di lupo, siede preparando una tisana fumante di erbe. L'uomo alza
gli occhi, gli sorride, e lo invita a sedere con un gesto: "Ti stavo aspettando".
-
Il Cavaliere non fa domande, siede, e senza aggiungere altro lo Sciamano
incomincia a raccontare, in una lingua armoniosa e arcana, la favola del
Fratello Lupo (* italiano, narrativa, favolistica). Al termine il Cavaliere
chiede cosa significhi quella storia, e come possa mai un lupo esser chiamato
"fratello". Lo Sciamano gli parla della fratellanza di tutte le forme di
vita, che son legate tra loro con fili invisibili agli uomini: cancellando
dal mondo anche la più piccola e insignificante di esse nulla sembra
accadere, ma quei fili invisibili tirano e tendono, e qualcosa, anche in
parti inattese e distanti del mondo, si spezza.
-
Fuori il Lupo, accucciato accanto alla porta, ascolta muto.
-
Il Cavaliere è turbato ma sostiene che, fratello o non fratello,
il suo compito è uccidere l'ultimo Lupo, e lo compirà. Lo
Sciamano, porgendogli una tazza della sua tisana, gli dice: "La tua caccia
avrà più successo di quanto tu stesso speri: troverai non
uno, ma cinque lupi. Il primo, il Lupo Nemico, lo hai già conosciuto
nella foresta. Il secondo è il Lupo Fratello che ti ha rivelato
il mio racconto: lo stesso che ha portato qui il tuo cavallo, e te". "Perché
l'ha fatto?" domanda il Cavaliere. "Perché vuole affidarti un compito,
come ha fatto il tuo Re. Ora bevi e riposa: nei giorni che verranno dovrai
penare molto, per trovare gli altri tre".
-
Il Cavaliere beve, e vinto da immensa stanchezza si addormenta.
4 . SOGNO
Il cacciatore è preda. Terzo lupo: il Lupo Interiore
-
Il Cavaliere Feudatario sogna. Si alza, e si alza su quattro zampe; sente
una folta coda pendergli dalla schiena; sente l'urto intensissimo di un
mondo di odori nel naso, tutti insieme e ciascuno distinto; vuole gridare
di paura, e dalla sua bocca esplode un ululato: è diventato un lupo.
-
Disorientato, prende a correre per la foresta. Ma presto la paura è
vinta da un altra fortissima pena: la fame. Non aveva mai provato una fame
così, languida e tormentosa, che gli contorce dolorosamente le budella.
Sente di colpo un forte odore, irresistibile, di cibo: lo segue con sorprendente
facilità, come fosse una scia di luce visibile con gli occhi. Ecco
la lepre che fugge a salti davanti a lui. Ecco l'inseguimento, la caccia,
l'uccisione, il sapore di sangue caldo, e finalmente la fine dei tormentosi
spasimi del ventre.
-
Ma non fa in tempo a godere il riposo che altri odori, stavolta minacciosi,
gli assalgono le narici: odore di cavalli, di cani, e di uomini. Poco dopo
le urla umane, lo scagnare indiavolato delle mute, il clangore dei metalli
e dei corni si avvicina inesorabile: la battuta è cominciata e va
rastrellando il bosco verso di lui. Il Cavaliere Lupo fugge, terrorizzato,
disperato. Come uomo e cacciatore ricorda bene che la direzione in cui
fugge, scacciato dai rumori, è proprio quella in cui lo attenderanno
gli archi dei cacciatori immobili alle poste. Con uno sforzo immenso riesce
a invertire la direzione della fuga, e correre incontro ai battitori.
-
Dopo aver sorpreso i cani, passando velocissimo e quasi indenne tra loro,
sfreccia senza difficoltà tra le maglie larghe dei battitori. I
cani si volgono ad inseguirlo ma i loro padroni, che mai s'aspetterebbero
un tale insolito comportamento della preda, li richiamano con grida e fischi,
li battono per la loro disubbidienza, li spingono avanti: "Avanti! Il lupo
è lì, davanti a voi! Dove cercate, rimbambiti!".
-
Alle loro spalle il Cavaliere Lupo fugge lontano, ormai in salvo. Rallenta
la corsa, col cuore che scoppia in petto. Fiuta l'aria, guarda i segni,
s'orienta. "Di là!". Dopo un'ora di trotto nel folto del bosco,
ecco una larga radura, al centro della quale si erge un castello diroccato.
Il Cavaliere Lupo lo guarda, e comprende: ecco come l'astuto carnivoro
riusciva a rendersi imprendibile; la sua tana non era la grotta o il buco
spinoso che tutti s'aspettavano, ma un posto dove nessuno l'avrebbe mai
cercato: una costruzione umana, quel castello.
-
Fa per raggiungerlo col passo leggero e veloce al quale si è ormai
abituato, ma le sue gambe sono di nuovo lente e pesanti, di nuovo due,
e si limitano a scalciare nel sonno, svegliandolo...
5 . OSTERIA DEL VILLAGGIO
Comunità Umana che sa. Quarto lupo: la Lupa
-
Il Cavaliere si sveglia in mezzo al bosco. Nessuna traccia della capanna
né dello Sciamano. Prende a vagare, stordito e confuso. Ogni tanto
sente un fruscio, crede di vedere il lupo in ogni cespuglio, ma sui cespugli
ora non sferra più colpi di spada: si limita a seguire quei segni,
e con la spada s'apre il varco nella macchia. Giunge al villaggio di boscaioli
che sorge ai limiti della foresta, ed entra nell'osteria.
-
Mentre si rifocilla, interroga con noncuranza gli astanti. Ma quando parla
del lupo il silenzio cala nella sala fumosa: i boscaioli lo guardano. E
allora il Cavaliere Feudatario, d'improvviso stanchissimo, chiede: "Anche
voi volete che lo uccida, vero?". Un bambino, prima che la mamma possa
zittirlo, grida indignato: "No!". Il Cavaliere guarda la madre con una
domanda negli occhi; la donna lo fissa a lungo e poi conferma col capo:
no. Lo sguardo del Cavaliere vaga di volto in volto: e tutti scuotono il
capo, o dicono a voce bassa: no.
-
Allora il Cavaliere racconta: dell'incarico del re d'uccidere l'Ultimo
Lupo, dell'incontro con lo Sciamano - i boscaioli annuiscono: lo conoscono
- e perfino del sogno. Ha già incontrato tre dei cinque lupi che
lo Sciamano gli ha preannunciato: il primo, il Lupo Nemico della foresta;
il secondo, il Lupo Fratello delle storie; e il terzo, il Lupo Interiore,
il lupo cacciatore e braccato che dorme e sogna in ognuno di noi. I boscaioli,
incoraggiati dai suoi racconti, gli chiedono esplicitamente se dopo tutto
ciò intenda ancora uccidere il lupo. Il cavaliere scuote il capo:
no.
-
Allora i boscaioli lo conducono nell'orto dietro l'osteria dove, ben celata
in un recinto segreto, custodiscono una lupa, ferita a morte in una battuta
di caccia di un anno prima, e sopravvissuta grazie alle loro cure. Il Cavaliere
la guarda e sorride: "Il quarto lupo", dice.
-
La madre allora prende la parola: "Guarda questo animale, Cacciatore. Non
è bene che non ci siano più cuccioli; non è bene che
l'ultima madre non generi un'altra madre; non è bene per i lupi,
ma neanche per le pecore, e neanche per gli uomini". "Neanche per i bambini!",
aggiunge il figlio.
-
"E neanche per i cacciatori!", conclude ridendo il Cavaliere Feudatario.
"Io so dove trovare il padre, venite con me".
6 . CASTELLO DIROCCATO
Rivelazione del nuovo compito: il matrimonio
-
Studiando ogni scorcio del bosco, ogni albero, ogni roccia, il Cavaliere
si sforza di ricordare il suo sogno, di ricostruire il percorso compiuto
nella fuga. I boscaioli lo seguono. Ed ecco, dopo tentativi ed errori,
la radura e il castello diroccato. "L'Ultimo Lupo è lì",
indica il Cavaliere.
-
Ammirati per l'astuzia di scegliere una dimora umana come rifugio, i boscaioli
entrano nel Castello, frugano in ogni anfratto: niente, nessuna traccia
del Lupo. Scoraggiati, guardano il Cavaliere. Il Cavaliere si guarda intorno
disperato, grida: "Quinto Lupo, dove sei?"
-
Gli risponde un lieve guaito: sul declivio che conduce al castello avanza
il bambino dell'osteria, che porta al guinzaglio la Lupa. L'animale entra
con decisione nel castello, fiuta una traccia, punta diritta verso una
galleria, raspa per terra, scopre una botola.
-
In quel momento la botola si solleva e l'Ultimo Lupo ne irrompe fuori.
S'aspettava il solo Cavaliere, aveva sparso le tracce nel bosco e nei suoi
sogni perché lui solo arrivasse lì, e vedendo il folto gruppo
dei boscaioli aveva temuto un tradimento, una fatale e ultima battuta di
caccia, e s'era nascosto: ma vedendo la lupa e gli uomini disarmati, rassicurato
era balzato fuori.
-
Il Lupo e la Lupa si guardano uggiolando, si annusano, e si avviano verso
l'uscita del castello. Ma dopo pochi passi il Lupo si arresta, torna indietro,
si ferma davanti al Cavaliere, lo fissa per qualche istante coi suoi occhi
gialli, poi si volta e trotta via. Il bambino tira la giubba al Cavaliere:
"Cosa ti ha detto?" - "Aspettami".
-
Il Cavaliere Feudatario sveste l'armatura e le insegne nobiliari, e chiede
all'oste di dargli alloggio: cacciando lepri e uccelli, lo ripagherà.
7 . REGGIA
Realizzazione del compito. Quinto lupo: il Lupo Futuro (i Lupachiotti)
-
Sono passati cinque mesi. Il Re ha inviato per due volte i suoi scherani
in cerca del Cavaliere nel bosco e nel villaggio e per tutti i dintorni:
invano. Comincia a pensare con un brivido che il suo campione più
possente sia stato sbranato dall'Ultimo Lupo; che quel lupo non sia come
gli altri, ma in qualche modo la somma e la reincarnazione di tutti gli
altri; che sia invincibile, e destinato a sbranare anche lui. Le sue notti
si fanno sempre più insonni.
-
Un giorno, pallido e distratto, il Re sta dando udienza ai sudditi. Giunge
il turno d'un uomo grande e forte, celato in un ampio mantello. L'uomo
si inginocchia, si libera con un gesto improvviso del mantello, e le guardie
scattano per circondarlo: ha una spada in mano, un cucciolo peloso nell'altra,
ed è il Cavaliere Feudatario.
-
Il Re blocca le guardie con un gesto. Il Cavaliere parla: "Mio Re, mezzo
anno è passato da quando mi desti il compito di uccidere l'Ultimo
Lupo. Non ho obbedito ai tuoi ordini, e vengo a consegnarmi alla tua collera.
Ma se tu hai perso la pace delle notti, se sono i lupi che te l'hanno rubata,
e se è per questo che vuoi la loro morte: ecco la mia spada, ed
ecco un lupo".
-
Si fa silenzio nella sala. Il Re impugna la spada che il Cavaliere gli
porge, e senza staccare lo sguardo dal piccolo animale la leva alta: prima
sul lupacchiotto, poi sul Cavaliere, e poi ancora sul lupacchiotto.
-
Fuori del castello, in cima ad un piccolo rilievo boscoso, un lupo e una
lupa guardano fissi le mura come volessero trapassarle con gli occhi gialli,
carichi di gelo e tensione. Dentro il castello, nella grande sala delle
udienze, una cinquantina di boscaioli mascherati da postulanti guardano
fissi la spada del Re, con le mani alle asce nascoste sotto i mantelli.
-
Tutto è fermo nell'istante che precede la tragedia, quando risuona
un grido di bambino. Il figlio della donna dell'osteria si fa largo tra
i mantelli, ma non è lui che ha gridato: è la Principessina,
la figlia bambina del Re, che ha visto il padre brandire la spada sul cucciolo
e si è gettata a raccoglierlo, prendendolo in braccio. Tra il Re,
la Principessa bambina, e la Regina madre che le si inginocchia accanto
corrono sguardi e dialoghi muti. E il Re posa la spada.
-
Nel corso della giornata, davanti a un lauto banchetto, il Cavaliere Feudatario
narra alla famiglia reale il suo viaggio, la caccia, gli incontri, i sogni
e l'amicizia coi lupi. Lo Sciamano, da cui più volte è tornato,
gli ha dato due doni per il Re. Il primo è un consiglio: è
bene che si riprenda le sue paure; un Re Senza Paura non può essere
un buon re; ci sono centinaia di cose che un buon re deve temere: non i
lupi. Tolga quindi la sua paura da un solo oggetto d'ossessione, e la distribuisca
su cento mali reali. Il secondo dono è un acchiappa-sogni di ossicini
e peli di lupo.
-
La Principessina, il bambino dell'osteria e il lupacchiotto giocano sotto
il tavolo. Il Cavaliere si china, alza la tovaglia e li guarda: il quinto
lupo, il Lupo Futuro, ha tre facce.
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NOTE DI LAVORO
Promemoria per alcuni discorsi preliminari sul teatro
fatti coi bambini
LA MESSA IN SCENA DI UN TESTO
La storia del Quinto Lupo, ora, è scritta in forma letteraria,
non teatrale: è scritta cioè in una forma che si presta a
essere letta, non recitata e rappresentata. La strada da un testo scritto
in forma letteraria a uno spettacolo rappresentato davanti a un pubblico
si chiama "messa in scena".
Questa strada si può più o meno schematizzare così:
-
1) leggere bene il testo e capire ogni cosa che dice, pensando che dovremo
far capire ogni cosa al pubblico
-
2) dividere il testo in "cose da dire", parti più piccole (chiamiamole
scene e azioni)
-
3) decidere come dire ciascuna cosa, come realizzare ciascuna scena e azione
(scegliere una forma teatrale)
-
4) riscrivere, se occorre, le azioni, per realizzarle in quella forma (modificarle,
accorciarle, allungarle...), e scrivere il testo finale (copione)
-
5) iniziare la realizzazione (preparare le parti, i movimenti, la memoria,
l'interpretazione, costruire le scenografie, i costumi, preparare le luci,
le musiche, etc.)
-
6) mettere tutte insieme queste cose, e provare più e più
volte
-
7) IL DEBUTTO
Questa prima parte del lavoro riguarderà i punti 1 e 2: leggere
bene il testo e dividerlo in parti più piccole, scene e azioni.
Possiamo pensare a una casa costruita con i Lego. Va già "quasi
bene", ma dobbiamo farne un'altra, non sappiamo ancora come. La prima cosa
è smontarla in mattoncini (o comunque in pezzi abbastanza piccoli).
Può funzionare anche chiedersi: quante sono, e quali sono
le cose da dire in questo pezzo? Prendere Matite colorate, o forbici e
colla, o un computer, e dividere il pezzo in "cose da dire".
PICCOLO REPERTORIO DI FORME UTILIZZABILI
PER RAPPRESENTARE LA STORIA DEL LUPO
La strada da un testo scritto su carta a uno spettacolo rappresentato
davanti a un pubblico si chiama "messa in scena".
La messa in scena può usare forme strettamente teatrali, che
fanno capo al cosiddetto "teatro d'attore", dove il testo è scritto
in dialoghi e ogni attore recita la sua parte; oppure può usare
altre tecniche e forme di racconto e rappresentazione.
Per la messa in scena del testo "Il Quinto Lupo" useremo tutte le forme
di racconto e rappresentazione che vogliamo, e che possiamo. Sarà
utile farne alcuni esempi.
1 . TEATRO D'ATTORE
-
Gli attori recitano le loro parti, interpretando i diversi personaggi (uno
è il Lupo, uno il Cavaliere, etc.), con dialoghi (parlano l'uno
all'altro), o monologhi (un attore parla come "tra sé", dicendo
i suoi pensieri), o azioni corali (tutti insieme sono il popolo, i boscaioli,
il fiume, la foresta...).
-
Poiché siamo a teatro e non al cinema, le loro azioni possono essere
simboliche, non necessariamente realistiche. Esempi a caso:
-
al cinema chi muore stramazza al suolo; a teatro può stare in piedi,
coprirsi le faccia con le mani e immobilizzarsi (se è fatto bene,
con luci e musiche e parole giuste, è molto più forte)
-
al cinema uno che scappa corre davvero per strade e boschi; a teatro può
fare la pantomima di una corsa da fermo, o in "slow motion", o muovendo
solo le braccia...
-
al cinema chi viene ferito sanguina sangue finto; a teatro può spuntargli
una rosa rossa in petto
-
eccetera.
2 . NARRATORE
-
Il Narratore recita o legge il racconto al pubblico; non interpreta il
personaggio (lui non è il Lupo, è un narratore che racconta
del Lupo); può essere in scena o "voce fuori campo"; può
leggere dal vivo o essere una voce registrata.
-
Quando si usano altre forme (figura, ombre, mimo, danza, etc.) più
simboliche, stilizzate, che comunicano più le emozioni che i fatti,
è molto utile affiancare ad esse il Narratore, che racconta chiaramente
cosa succede in quella parte dell'azione.
3 . TEATRO DI FIGURA
-
Tutto il teatro che si serve di oggetti e costruzioni non come sfondo e
scenografie ma come veri personaggi e cose che accadono: può usare
sagome, oggetti, abiti su attaccapanni, pupazzi, luci colorate, diapositive,
e i più classici burattini, marionette ed ombre.
4 . BURATTINI E MARIONETTE
-
Rientrano nel teatro di figura. Li conoscono tutti.
-
Hanno problemi di attribuzione di battute: i burattinai (con o senza microfoni)
devono differenziare bene le voci e i movimenti (chi parla si muove chi
ascolta sta fermo) per far capire bene chi sta parlando.
5 . OMBRE
-
Rientrano nel teatro di figura. Sono belle ed efficaci, ben visibili da
molte persone e da lontano.
-
Come i burattini, problemi di attribuzione di battute: differenziare bene
le voci e i movimenti per far capire bene chi sta parlando.
-
Hanno problemi tecnici: ci vuole un grande lenzuolo, la possibilità
di tenderlo su un cavo, un proiettore forte, e molto spazio dietro per
piazzare il proiettore debitamente lontano.
-
Si accompagnano bene con un Narratore.
6 . DANZA E MIMO
-
Rappresentazioni simboliche, non realistiche delle azioni (vedi gli esempi
sopra)
-
Efficace e molto consigliabile nelle scene d'azione forte o violenta: fughe,
inseguimenti, combattimenti, gioia, disperazione, morire, nascere, etc.
(la rappresentazione realistica funziona nel cinema, con attori professionisti,
trucchi e mezzi tecnici: senza questi i risultati sono spesso difficili
per chi li fa, e un po' comici per chi li vede)
-
È consigliabile accompagnare danza e mimo con un Narratore.
7 . RADIOFONIA
-
Voci registrate che recitano o raccontano, con effetti sonori che aiutano
a immaginare l'ambiente e le azioni, e musiche che danno il tono e l'emozione.
-
Nella forma di base (voci che recitano) è relativamente semplice
da realizzare, anche con un radioregistratore "da casa" (non ci saranno
montaggi di musiche ed effetti sonori complessi)
-
Si può usare per:
-
a) motivi tecnici: può aiutare per le parti difficili da memorizzare,
o da recitare, o da far sentire per sale grandi o troppo piene di gente
-
b) motivi espressivi: quando si voglia significare una parte dell'azione
distaccata, remota, per qualche motivo isolata dal resta del racconto.
Esempio: un personaggio si apparta, ricorda la sua infanzia: fuori campo
si sentono voci registrate di bambini che giocano, uccelli, clacson, grida
per i gol...; finisce il ricordo, il personaggio torna con gli altri, recita
con la sua voce.
8 . VIDEO
-
Azione cinematografica, girata con telecamere "da casa".
-
È utile se si vuol dare spazio e aria al racconto con scene in esterni
(fughe, corse, inseguimenti, paesaggi ampi, etc.)
-
Anche qui, come per la radiofonia, è abbastanza accessibile per
azioni semplici con un montaggio semplice (si accende la telecamera, si
filma un pezzo d'azione, si spegne, si cambia posizione, si riaccende,
si filma un altro pezzo, etc.): non si possono fare - senza moviola o centraline
di montaggio - montaggi cinematografici più complessi.
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