Filastrocche 0-3
Modena, Franco Cosimo Panini, ottobre 2008
Il libro può essere acquistato online presso
TIRITERE è stato inserito fra i WHITE RAVENS 2009,
i 250 libri per l'infanzia migliori del mondo scelti dalla Jugendbibliothek di Monaco
Alla Home Page di Bruno Tognolini
Presentazione del libro
Una lettera e una foto
Tiritere
Presentazione
- Dalla nota dell'editore nella quarta di copertina
- "È una linea editoriale pensata pensando al bambino nelle sue tappe di crescita, per giocare, ridere, conoscere, guardare... per crescere insieme. È progettata da Emanuela Bussolati e Antonella Vincenzi"
- L'impresa di una bella compagnia
- E proprio da Antonella Vincenzi, direttrice editoriale di Panini Ragazzi, è arrivata nel settembre 2007 la mail che mi invitava a partecipare a un progetto editoriale ambizioso e affettuoso, raffinato e premuroso, chiamato "Zerotre". I materiali, la cartotecnica, le finiture, tutto in questi librini doveva essere perfetto, adeguato, accurato, "prodotto rispettando la sicurezza del bambino e non utilizzando manodopera infantile".
L'illustratrice che doveva affiancarmi era Antonella Abbatiello, e ne ero felice. Con lei avevo sperimentato il mio primo rapporto di collaborazione con "Gocce di voce" (PDF 700 KB), libro edito nel 2007 da Fatatrac per la Regione Piemonte, che lo donava (come il mio Mammalingua) a ogni suo nuovo nato; e poco dopo sarebbe partito con lei il progetto di Maremè. Emanuela Bussolati, altro grande nome che avevo imparato a conoscere e stimare nell'ultimo anno di collaborazione alla rivista della Panini "Giulio Coniglio", curava il progetto dell'intera collana e la "regia" di ogni suo libro.
Le premesse insomma erano le più invitanti. Ma...
All'indice
- Filastrocche dai zero ai tre anni?
- Ma c'era un dubbio: ZERO-TRE? Davvero me la sentivo, dopo mezzo migliaio di filastrocche scritte per bambini assai più grandi (e bene accolte anche dai grandi), davvero mi sentivo in grado di scendere e sprofondare così "giù di fascia d'età"? Quel dubbio è durato poco. Sì, proprio grazie a quelle 500 filastrocche scritte in dieci anni, me la sentivo. Mi sentivo la mano abbastanza sicura, il polso reso fermo dall'esercizio, come un musicista, un disegnatore, un chirurgo; reso abbastanza fermo da rischiare di tentare la semplicità.
Quella semplicità che viene dopo le infiorescenze della complessità, e che ne è frutto; quell'ardua semplicità che se solo una nota sfugge di mano, una pennellata svirgola troppo o troppo poco, in un nonnulla diventa banalità, bamboleggiare, birignào.
Il rischio c'era, eccome: ed era tempo che si presentasse, era ben tempo di correrlo.
All'indice
- Pietre affioranti per passare il fiume
- L'ho corso. Mi son tenuto stretto a punti fermi, pietre affioranti per traversare il fiume: l'obbligo assoluto di inserire nel flusso di rime, a cadenze fitte e regolari, spunti, oggetti, forme, nomi che richiamino qualcosa di ben noto alle orecchie di un bambino molto piccolo; cose prese dalla sua realtà, dalla dimora familiare che ha intorno; di inserire sequenze corporee, occasioni per mani che toccano, mani giocose affettuose di mamma che enumerano ed esplorano a ritmo coi versi il corpo del bambino; di inserire strutture seriali, ripetitive e cicliche, che aiutano il bambino a prevedere, confermare e fissare. E ancorandole fra queste pietre ferme, ho azzardato di far sventolare a tratti vele e bandiere, metafore e impennate, perché la mente del bambino piccolo, pur non comprendendo, si levi per un istante solo e guardi in su. Ciò che vede sarà forse qualcosa di vago, un fiocco di nube di senso, che presto scompare: ma forse lo sguardo in su perdurerà.
All'indice
- Il nome in copertina
- Solo un'ultima nota. Il libro non porta in copertina il nome dell'autore né dell'illustratrice. Nessuna polemica né rimostranza nei confronti dell'editore, il cui intento non era certo quello di misconoscere il nostro lavoro, bensì quello di accogliere in copertina solo elementi linguistici direttametne accessibili al bambino 0-3, "lasciando in quarta e sul dorso le informazioni rivolte agli adulti". Ragioni del tutto legittime, da cui affettuosamente dissento. Ma ripeto, nessun dissapore, solo una mite convinzione deontologica, che ha a che fare con gli usi e le buone pratiche del mio lavoro: semplicemente, questo è il mio primo libro senza il nome dell'autore in copertina, e per quanto sta in me sarà l'ultimo.
All'indice
Una lettera e una foto
Ecco una lettera che ho scritto nel novembre del 2008 alle compagne di questa impresa, Antonella Vincenzi, la direttrice editoriale, Antonella Abbatiello, l'illustratrice, e Emanuela Bussolati, la "regista" del libro. E una fotografia che mi è stata spedita da una mamma lettrice, di cui la lettera spiega. Ho voluto pubblicare l'una e l'altra qui, nella pagina di presentazione di Tiritere, perché ben ne raccontano lo spirito e l'intenzione degli autori.
Care due Antonelle, cara Emanu.
Vi scrivo per raccontarvi una bella cosa e farvi vedere una bella immagine.
L'altro ieri, qui in Sardegna dove sono in questi giorni per un "tour" di incontri e presentazioni varie, ho tenuto un seminario per il Corso di Letteratura per l'infanzia della Facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari. Ho parlato del rapporto fra immagini e parola in Melevisione, Tiritere e Maremè. Durante l'intervallo del seminario Enrica, una giovane e bella mamma in attesa (mamma di Sara, una bambina di due anni e mezzo, e in attesa di un altro figlio), che conoscevo già come amorosa lettrice di Mammalingua, è venuta a parlarmi. Mi ha detto che Sara ama molto le nostre Tiritere, ne conosce già alcuni stralci a memoria, chiede alla mamma che gliele legga e ogni tanto vuole tenere il libro e "leggere lei".
Enrica mi ha raccontato - e dopo l'intervallo le ho chiesto che raccontasse a tutti gli studenti - come una volta Sara voleva che le si leggesse la tiritera del Tempo Che Cambia, l'ha puntata col dito mentre la mamma sfogliava, riconoscendo le figure; e poiché la mamma aveva preso a leggere la tiritera dall'inizio, la bambina ha precisato che no, che voleva la strofa della neve, e perentoriamente intimava: "No! Bianco Bue! Leggi Bianco Bue!"
Nel seminario, dopo questo racconto, abbiamo ragionato sul rapporto fra parole ("Bianco Bue") e immagini mentali (nella tavola illustrata non c'è alcun bianco bue) che suscitate da quelle parole si formano e si fissano nella mente del bambino. E magari il contrario: parole - in qualunque lingua espresse - che si formano nella mente del bambino suscitate dalle immagini.
Eccetera: non è della trattazione seminariale che volevo narrarvi. È molto interessante, e anzi appassionante per me chiedermi perché Sara abbia custodito e cresciuto in sé "Bianco Bue" e non il contiguo "Fredde piume di aeroplani" (anche se forse lo immagino). Però in questa lettera volevo dirvi altro.
Volevo dirvi questo. Alle persone che mi scrivono per ringraziarmi dei miei libri e aprirmi qualche spiraglio su come li leggono, spesso rispondo così:
Certe opere sono scritte e fatte solo per le masse senza faccia, le categorie di lettori, le tipologie di consumatori... insomma, i "target". Quindi gli autori di queste opere festeggeranno solo quando arrivano i "grazie" senza volto dei tanti: i rendiconti degli editori, i rapporti dell'Auditel, solo cifre e niente voci, niente facce.
Altre opere son fatte "per ogni persona", per tutti ma per ciascuno, uno ad uno. Gli autori di queste opere son fortunati, perché festeggiano due volte: quando gli arrivano i grazie di tutti, come sopra; e quando gli arrivano quelli di ciascuno, anche solo di uno.
Sempre nell'intervallo di quel seminario Enrica mi ha raccontato che qualche giorno fa Sara, già a letto, le ha chiesto come al solito di leggere le Tiritere. La mamma ha detto che andava bene, che doveva solo sbrigare una cosa veloce in cucina e poi arrivava. Quando è arrivata l'ha trovata che dormiva col libro aperto fra le mani. La bambina s'era messa avanti a leggere, ma forse la giornata era stata intensa e non ce l'ha fatta ad aspettare. Enrica le ha fatto una fotografia, che mi ha mandato. Ed eccola qui sotto.
Che dirvi? Non fa numero, non fa quantità, non fa audience e tiratura. Fa casa. Come ben hanno capito i copyrighters della Barilla, ma stavolta per davvero.
Il privilegio di entrare con le mie parole nelle case, ma non "nelle case degli italiani": in quelle specifiche e speciali camerette, tutte uguali in fondo perché tutte nostre, con quelle coperte, quei cuscini, quelle lucine basse, quei comodini; questo onore che mi viene fatto è per me un premio non maggiore, né minore, semplicemente diverso dal successo delle copie vendute. L'onore di essere accolto in quelle camere come uno di famiglia, uno fidato, per me fa una differenza, che è come quella che corre fra le cose dello spirito e quelle della vita.
Lo dice anche Enrica che conclude così:
Ecco perché le sue filastrocche hanno il profumo e il calore di casa.
È proprio vero, come diceva (mi sembra) Canevaro, "nella nostra sicurezza emotiva c'è odore di casa"
Ho parlato fin qui delle mie parole, ma poiché tutti sappiamo che quelle parole sono solo una parte dell'opera, uno dei marinai di questa navicella che varca i mari ed entra nei porti di quelle camerette, ho voluto condividere con gli altri marinai il conforto e la legittima soddisfazione dell'impresa.
Solo per l'onore conseguito, il privilegio conquistato di posare dove lo vediamo posare in questa foto, quel libro merita già lo sforzo di essere stato fatto.
Poi, naturalmente, speriamo che una valanga di copie vendute seguano.
Ma appunto: seguono.
Ed ecco Sara, che non ce l'ha fatta ad aspettare.
All'indice
Le tiritere
Ecco il testo dell'ultima delle dodici Tiritere, che riepiloga tutte le altre e (qui sul web) ne è indice attivo.
LE PAROLE
Oggi ti dico delle tiritere
Parole corte, parole vere
Che ti accompagnano col loro cuore
Batti tamburo, batti parole
Che ti riposano dalle fatiche
Parole nonne, parole antiche
Dalle fatiche di dimenticare
Parole fonde, parole mare
Dimenticare la lingua di prima
Che si allontana con passi di rima
La lingua d’acqua di quando eri pesce
Parola nuota, parola cresce
La lingua azzurra di quando eri uccello
Parola cielo, parola bello
La lingua bestia di quando eri topo
Parola salto, parola dopo
Dimenticare le lingue di prima
Per impararne una nuova ed umana
Che si avvicina con passi di rima
Con tiritere di terra lontana
Che ti riposano, mentre la impari
Parole luci, parole fari
Che ti ripetono i nomi e le voci
Parole piccole, furbe, veloci
Voce di Cielo più alta e più bassa
Voce di papera della Città
Voce di sveglia del Tempo Che Passa
Voce di vento del Tempo Che Fa
(tavola 2)
Voce del Corpo con mani e con piedi
Voce di Notte nel nero si perde
Voce di Cose che prendi e che vedi
Voce di Prato che è verde nel verde
Voce di Passi che vanno lontano
(tavola 2 - tavola 3)