Bruno Tognolini

ANGELI, LUCERTOLE,
BAMBINI DAPPERTUTTO

Sei racconti di guerre nei cortili

Prima edizione FATATRAC 1992, illustrazioni di MAURIZIO OLIVOTTO
Seconda edizione CAMELOZAMPA 2022, illustrazioni di GIULIA ORECCHIA



Fatatrac, 1992

Camelozampa, 2022


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"Correte, scarpe. Leggete, occhi.
Dedicato ai lettori pinocchi.
Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori.
Riposatevi qui, corridori."




INDICE

  • A volte ritornano...
  • Un libro caduto dall'Albero Azzurro
  • La scheda di presentazione dell'editore
  • Due racconti d'assaggio


  • A volte ritornano...

    Ci sono in giro migliaia di libri-zombie. L'editore li tiene in catalogo, ma non li distribuisce più: libri né morti né vivi. Poi un giorno l'autore si stufa, chiede indietro i diritti e li propone ad altri editori più alacri.

    Ed eccolo. L'11 novembre 2022 è tornato in libreria dopo ere d'assenza, riedito da Camelozampa con le nuove illustrazioni di Giulia Orecchia (lo splendore della copertina!), il primo libro della mia vita.

    Era uscito con Fatatrac (quella gloriosa di Nicoletta Codignola) nel 1992, trent'anni tondi prima di questa seconda vita. I lettori che l'hanno letto allora - non molti perché l'autore era sconosciuto - ormai hanno quarant'anni, gli adulti settanta. Insomma: un libro nuovo di zucca.

    Mi ha fatto una strana impressione, o meglio emozione rileggere, nel minuscolo editing che i decenni hanno reso necessario, quei sei racconti scanzonati e scatenati. Come guardare le proprie foto di trent'anni fa. Con un sospiro: ora non saprei più scrivere così. Cui per fortuna ne segue un altro: ma neanche allora sapevo scrivere come ora.

    (È questa la salvezza, coi ricordi e le vecchie foto: com'era bello! Però anche oggi non è male...)
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    Un libro caduto dall'Albero Azzurro Era il mio secondo anno di ALBERO AZZURRO, 1991. Incredulo e felice, lavoravo fianco a fianco con Roberto Piumini e Bianca Pitzorno (che sarebbe diventata coi decenni una cara amica).

    Il racconto e la filastrocca della puntata del giorno li scriveva Piumini. Giusto e sacrosanto: lui era un noto e bravo scrittore di libri, io un oscuro drammaturgo di un oscuro gruppo teatrale per ragazzi.

    Un giorno in redazione Piumini disse: non ho voglia di scrivere il racconto di oggi, chi lo vuol fare? Io alzai la mano. Scrissi e presentai lo stralunato raccontino "Angeli Moscerini". Fu accolto, illustrato, girato in studio. Suonò un po' strano forse, un po' scostato dallo stile del programma, con quegli angeli insetti irriverenti, ma Bianca mi disse: è bello, scrivine altri.

    Li scrissi. Ci misi dentro, oltre ad altre vicende, le leggendarie cacce alle lucertole del mio branco di bambini corsari per le vie di Cagliari. Temi oggi esecrati, lo so, ma già in quel libro venivano redenti da finali di fratellanza che oggi si chiamerebbe "multispecie"; e risciacquati dalle belle risate che condividevo (e anche oggi) con mia figlia Angela allora bambinetta.

    Lo mandai a Fatatrac, che lo pubblicò subito. E tutto cominciò.
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    Due racconti d'assaggio 1. ANGELI MOSCERINI
    2. AMICI DI CORSA


    E gli altri quattro, da leggere nel libro...

    3 . LATTUGHE LONTANE
    4 . TRENTA CHILI DI BUGIE
    5 . IL BORDO DELLA NOTTE
    6 . ANGELI, LUCERTOLE, BAMBINI DAPPERTUTTO



    ANGELI MOSCERINI

    Questa è la storia degli Angeli Moscerini, che sono gli Angeli Custodi dei bambini.
    Dovete sapere che un bel giorno, un miliardo di anni fa, il Buon Dio decise di creare un miliardo di Angeli Aiutanti, perché lo aiutassero a tenere dietro al mondo.
    Questi Angeli Aiutanti erano di tre tipi: Cherubini, Serafini e Moscerini. Gli Angeli Cherubini sono i soliti Angeli che conoscete, con lunghi camicioni bianchi o rosa tutti a pieghe, e con grandissime ali bianche, qualche volta bordate d'oro. Certi suonano trombe e tamburi, e certi portano strisce di carta con una scritta sopra: con quelle scritte vogliono avvertire gli uomini di qualche pericolo, o sgridarli per qualche mala azione, ma gli uomini ci capiscono poco perché sono scritte in latino.
    Gli Angeli Serafini sono quegli altri che hanno una bellissima testina con le ali attaccate sotto il mento, senza pancia, senza mani e senza piedi. Questi Angeli sono grandi volatori, sanno volare per tantissimo tempo senza fermarsi mai, e per forza: non hanno i piedi per posarsi da nessuna parte, e quindi devono stare a mezz'aria battendo senza tregua le aline. E dormono anche così.
    Gli ultimi, invece, gli Angeli Moscerini, sono proprio come i moscerini insetti, uguali uguali: piccolissimi e neri, e con piccole aline trasparenti. E come fare allora a riconoscerli? Bene, in un solo modo: spiaccicandoli con un bello schiaffo. Se sono veri moscerini insetti, bè allora sapete già cosa succede; se invece sono Angeli Moscerini, zampillano in una polvere brillante che va all'insù, e diventano stelle della notte. Ma comunque è meglio non farlo.
    Questi Angeli Moscerini volano dappertutto: delle volte ne puoi vedere uno, solo soletto nel cielo piccolo della tua cucina, e forse quello è un Angelo Moscerino, ma forse è solo un moscerino insetto. E altre volte, nei pomeriggi d'estate nei campi o in periferia, ce ne sono nuvole intere che volano intorno alla testa, e sicuramente tra loro qualche Angelo c'è. Delle volte si possono vedere anche ad occhi chiusi: se guardi ad occhi chiusi verso il sole, vedrai come dei piccoli puntini che se ne vanno girando, e se cerchi di fissarli con gli occhi si spostano sempre un po' più in là, e non ci riesci mai. Quelli sono Angeli Moscerini di certo, e non si possono guardare perché stanno volando dentro di noi, per proteggerci meglio.
    E quando poi è finita la giornata, e i bambini vanno a dormire, e non c'è più nessuno sveglio da proteggere, questi Angeli Moscerini cosa fanno? Per dormire anche loro se ne vanno nel cielo, si sparpagliano tutti, e si accendono di una piccola luce scintillante: è così che nelle notti serene, vediamo il cielo pieno di Stelle Moscerine.
    Ma un bel giorno però accadde questo: il diavolo Belzebù, sempre invidioso delle cose che faceva il Buon Dio, anche lui trasformò il suo esercito di diavolacci con la coda e le corna in piccoli moschini neri con le alucce, quasi uguali agli Angeli Moscerini. Questi diavoli combinarono un bel guaio, perché nessuno li riconosceva, e loro ne approfittavano per posarsi sulle braccia e sulle gambe dei bambini, e pungerli per dispetto.
    Quando il Buon Dio vide questo si arrabbiò, e disse: bene, visto che oramai siete in ballo, potete anche suonare. E li condannò, tutti e per sempre, a suonare in volo una trombetta fina fina e fastidiosa: così gli uomini e i bambini potevano riconoscerli, e spiaccicarli con un bello schiaffo della mano prima della puntura. E da allora i Diavoli non furono più chiamati Moscerini, ma Zanzare, perché questa trombetta faceva zan-zan.
    Così tu stai attento: se vedi un moscerino che viene vicino volando, e senti il suono di una trombetta fina, tieni pronta la mano per spiaccicarlo da qualche parte, perché quello è un Diavolo Zanzara, e forse ti pungerà. Ma se lo vedi volare però non senti niente, non fargli niente, perché quello, forse, è un Angelo Moscerino, e sta solo facendo un giro per vedere come stai.
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    AMICI DI CORSA Una volta, in un cortile tra due case, si scatenò una guerra furibonda tra le lucertole e i bambini. Come di norma avviene in questi casi, non si sapeva chi fosse stato a cominciare: le lucertole sostenevano nelle loro assemblee che il bambino Troppacarne - che in lingua umana si chiamava Valentino - aveva lanciato la prima pietra senza alcuna provocazione, e senza beccare nulla, per fortuna. I bambini invece, nei loro consigli di guerra, spiegavano la cosa così: queste bestie stanno diventando troppe, si sentono troppo sicure di sé, bisogna dargli una regolata. Esempio: ce n'è una giovane che quando incontra un umano non scappa subito, come dovrebbe fare una bestiola, ma si pianta lì ferma e lo guarda, con quella bocca sfacciata a forma di sorriso, e tira fuori la linguina spillo come a fare pernacchie.
    Comunque sia, la guerra cominciò. Per prima cosa i due avversari si cercarono un nome speciale, che non avevano prima, e che suonasse bello e bellicoso. Le lucertole chiamarono se stesse il Libero Popolo, e i bambini si chiamarono Warriors.
    Bene: dapprima furono solo scaramucce, azioni di guerriglia, blitz isolati. Due maschi adulti del Libero Popolo, due Cacciatori, fecero un'irruzione nelle scale, di mattina nell'ora della spesa, quando i Warriors erano a scuola: e due mamme strillarono e buttarono le borse. Poi ne parlarono a pranzo, così i Warriors ne furono informati.
    Un'altra volta tre bambini chiusero in un angolo una lucertola madre di famiglia. Non c'era una fessura nel muro neanche a pagarla; il muro era alto, neanche a pensarci tentare la scalata, l'avrebbero beccata coi bastoni. Insomma la bestia era messa proprio male. Loro fermi, lei ferma:
    - Attenzione - disse un Warrior, - partiamo tutti insieme. Pronti, via!
    Fu un'altra mamma che la salvò, per caso: si affacciò alla finestra e chiamò per la merenda il bambino Valentino Troppacarne, dicendo nomi di dolci. Il Warrior si gira di spalle sorridendo quell'attimo che basta, la lucertola si butta dalla sua parte, via come un razzo fino alla tana, e lì chiusa tre giorni col cuore a mitraglietta.
    Ma poi le cose si fecero più serie. I Cacciatori del Libero Popolo giocarono duro: uno di loro si buttò da un muro dentro il colletto di una sorellina, e si agitò tra la maglina e la pelle per venti secondi, mentre la disgraziata - che non era neanche Warrior - strillava come l'allarme di una ford. Poi corse la mamma disperata coi becchi d'oca in testa, e lo cacciò di fuori. Ma la bambina fece una crisi di nervi, e poi piangeva nel sonno e si ammalò.
    Dall'altra parte si passò alle armi pesanti: accanto a pietre e bastoni, che non bastavano più, spuntarono bazooka laser con mirino graduato, trappole a molla di lego e meccano insieme, fuoristrada teleguidati coi chiodi fissati davanti con lo scotch, e una pistola oklahoma ad aria compressa che sparava piombini veri, prestito di un fratello più grande.
    Ma furono poi le vecchie pietre a fare i primi morti: toccò a una lucertola anziana e coda mozza, che in genere metteva soggezione, chiamata Capocomanche. Se ne stava come sempre sotto il sole, ferma e maestosa come un capo pellerossa, e magari dormiva sognando antichissimi mostri, o chissà. Fatto sta che non si spostò in tempo, e addio. Il Warrior che fece il colpo ci rimase anche male, a dire il vero, e rifiutò la medaglia samurai con delle scuse, ma non abbandonò.
    Ora la guerra era nel suo pieno. I Warriors nei consigli di difesa, morto Capocomanche, nominavano soprattutto tre nemici, che avevano imparato a riconoscere: le lucertole sembrano tutte uguali a un primo sguardo, ma un occhio esperto, e soprattutto ostile, le distingue agilmente. Una era la giovinotta cafona che non scappava via subito e faceva la lingua, che avevano chiamato Lali Pernacchia. Questa bisognava prenderla per motivi di ripicca, per via delle figuracce che faceva fare ai Warriors più in gamba. Un altro era Sùltan Ramàrr, un grosso maschio adulto Cacciatore, con una faccia tremenda da iguana, coraggiosissimo, e sospettato di essere l'autore del vile attacco alla sorellina. Andava preso per motivi di sicurezza, e di vendetta. E il terzo era un lucertolino piccolo, probabilmente bambino, che correva veloce come un razzo, e che per questo aveva il nome di Zoom Skate: ma siccome era difficile da dire, alla fine lo chiamavano Zumino. Questo nessuno sapeva dire perché bisognasse prenderlo, dal momento che non aveva fatto mai nulla di male: ma forse questa sua velocità paurosa era una specie di sfida ai tiratori, una prova da mille. Fatto sta che lo cercavano dovunque.
    Il Libero Popolo delle Lucertole, a sua volta, aveva tre o quattro bimbi nel mirino: un certo Xi Trebastoni, crudelissimo, che combatteva con bastoni samurai costruiti da lui, con strisce di stoffa legate ai manici di colori diversi. In lingua umana si chiamava Toto Chiummo, era piccolo e forte e veloce, ed aveva fumato. Il secondo era Fo Troppacarne, nome vero Valentino Valontàn, grasso e abbastanza lento, miope e con poca mira, ma astuto e scientifico, e soprattutto gran costruttore di trappole mortali. E la terza era Lu Capinera, una bellina coi capelli neri e molli, che aveva di nome umano Maria Lai, Warrior ricognitore e grande spia: doveva avere la vista a raggi x, perché vedeva le lucertole anche nei nascondigli più profondi, segnalandole ai tiratori per l'agguato.
    Questi gli schieramenti. Combatterono duramente per un mese, il mese di maggio. Ma poi accadde qualcosa di strano, che piano piano fece rinascere la pace.

    Andò così. C'era un Warrior di retrovia, che non era tra i più crudeli e valorosi, anzi partecipava poco ai consigli e non aveva mai sparato. Si chiamava Carmelo ed era veloce corridore, meno di Toto Chiummo ma più degli altri. Il suo destino pareva essere inseguire il nemico dappresso per lunghi tratti, e non beccarlo mai. Da cui il suo nome Warrior: Carmelo Perunpelo. Lui non era contento di quel nome, ma nessuno gliene trovava un altro, nemmeno lui, quindi dovette rassegnarsi.
    Insomma questo Carmelo, un giorno di giugno appena cominciato, se ne stava lì da solo nel cortile, stordito dal pomeriggio e dalla noia, e spingeva col piede le cicche in un tombino, gioco abbastanza scemo. A un tratto frrrrrr!: l'inconfondibile fruscio della lucertola in corsa. Ecco Carmelo sveglio all'improvviso: in una frazione di secondo spazza con lo sguardo la zona, e prima ancora di avvistare il nemico ha già il bastone in mano ed è partito.
    - Eccola lì! No, non è un Cacciatore, - pensa in piena accelerazione, - è un cucciolo.... Però! Veloce!... Veloce, accidenti!... Veloce, troppo veloce per essere uno qualunque! Bestia! Quello è Zumino Skate, lo riconosco!
    E via, due fulminetti, uno dietro quell'altro. Sarà stata una questione di secondi, trenta passi, ed erano già alla fine: Zumino s'imbuca sotto la serranda del garage, Carmelo ci sbatte contro con un botto da tamponamento, e tre mamme subito alle finestre.
    Quando più tardi lo raccontò ai Warriors, non ebbe molto successo.
    - Sì, buonanotte! Zumino Skate, addirittura!
    - Ma era lui, vi dico! E stavo per raggiungerlo! Giuro!
    - Sì, lo sappiamo, lo sappiamo: Perunpelo.
    - Uffa, no!
    - Perunpelo!
    - Guarda - disse reciso Toto Chiummo - basta lì! Il giorno che ci porti la codetta ti crediamo, e ti faccio maggiore.
    La cosa si ripetè il giorno dopo. Carmelo ciondolava in cortile, rimuginando sull'occasione persa, e frrrrr!, rumore di nemico in corsa, sguardo, bastone, partenza, è lui!, trenta metri, frenata, sparito! E di nuovo il rapporto ai Warriors, e di nuovo le prese in giro.
    Insomma, fu la stessa storia per una bella settimana. Ma non proprio la stessa, a dire il vero. Fu di colpo che Carmelo se ne accorse: Zumino correva dritto davanti a sé, senza paura, anzi, con una specie di allegria. Dritto, capite? Senza fare i soliti zig-zag delle lucertole, ma teso come un raggio tra un nascondiglio e l'altro. Nello stesso istante Carmelo capì due cose: che quella lucertola non schivava i colpi, e che lui non aveva voglia di colpire. E forse non ne aveva mai avuta. Zumino non stava scappando, e lui non stava inseguendo. Zumino e Carmelo stavano correndo.
    Insieme. E da quel giorno fu tutta un'altra storia. Una specie di pace separata fu conclusa fra i due ma senza dirlo. Fatto sta che con la scusa della guerra si trovavano ogni tanto nel cortile, e correvano insieme. Le prime volte era Carmelo che doveva aspettare i comodi della bestiola: stava lì a ciondolare nel cortile, facendo finta di niente, e prima o poi sentiva frrrr!, e via. Ma in seguito cominciò ad avvenire anche il contrario: Carmelo arrivava e Zumino era già lì, che lo guardava come dire: pronti? Via.
    Ed una volta fu Carmelo addirittura a chiamare quell'altro. Aveva voglia di correre, ma Zumino non c'era. Allora partì da solo, senza forzare, fiancheggiando il solito muro, per vedere che cosa succedeva. Ed ecco, frrrr!: Zumino a busso sbuca dalla tana, sbanda in curva come le macchine dei film, si immette nel rettilineo, Carmelo accelera, e via affiancati come le due rotaie.

    E via via via: via di qui. Si corre per arrivare a scuola in tempo, si corre per acchiappare o per scappare, si corre per vincere gli altri. Carmelo e Zumino correvano per correre, correvano per nulla, per bellezza. Via di qui. Questo cortile che è uno stadio immenso, è una valle del Colorado, è il nero mare. E corrono nel mare come pesci, sfrecciano sull'autostrada come sogni, volano in cielo tra Stelle Moscerine.
    Quando Zumino non si faceva vivo, Carmelo tentava di correre con altre lucertole, ma queste scartavano via terrorizzate al primo buco, non c'era gusto. Quando Carmelo si ammalò di appendicite e si operò, e poi doveva correre pianissimo per via del taglio, Zumino correva piano e lo aspettava, o gli girava intorno, come se lo allenasse. Insomma, erano diventati amici: amici di corsa.

    Ma corri e corri, non poteva passare liscia. Finché correvano bestia davanti e uomo dietro, niente da dire. Ma quando furono visti correre al contrario, Carmelo avanti e Zumino che lo inseguiva a tutta birra, apriti cielo: i Warriors volevano mettere Carmelo agli arresti per disonore, e il Libero Popolo voleva fare Zumino Cacciatore, con grado di colonnello.
    Ma la cosa peggiore capitò alla fine, quando li videro correre affiancati. In due assemblee, in due lingue diverse, la parola fu una sola: traditore. Crisi con pianti e litigi per tre giorni.
    - Ti metti con quelli lì, non ti vergogni.
    - Giochi con loro, invece di attaccare.
    - Magari gli spifferi anche i nostri piani.
    - Ma quali piani! A noi non ce ne frega niente dei vostri piani. Noi stiamo correndo.
    - State correndo? Ah. E chi vince?
    Ahi. Ecco qui come andò. Che le condanne per il tradimento non furono tremende, e non durarono neanche una settimana. Perché dopo, da tutt'e due le parti, venne forte la curiosità: stanno correndo, stanno correndo, e chi vince?
    Toto Chiummo, il più veloce del cortile, si sentì punto sull'orgoglio: voleva provare anche lui. Carmelo faticò un poco a fargli capire che doveva presentarsi senza bastone samurai, sennò di Zumino non vedeva neanche l'ombra. E da principio il Capo Warrior dovette accontentarsi di correre a distanza dietro a loro, perché Zumino prendesse confidenza. Intanto comparve un'altra lucertola veloce, che correva dietro ai tre di nascosto. Poi anche Valentino si unì al gruppetto, e con lui un'altra lucertola un po' grassa, e poi Maria e altri tre bambini, e altre cinque lucertole, e furono deposte le armi, e la guerra finì, e cominciarono le Olimpiadi del Cortile.
    Lucertole e bambini in corsa, dappertutto. Un altro nemico si troverà domani.
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    Questa pagina è stata creata il 28 settembre 1997, e aggiornata il 17 novembre 2022


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