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Alla Home Page di Bruno Tognolini
1 . PRESENTAZIONI
2 . RECENSIONI E GIUDIZI
3 . I CAPITOLI 5 E 6
4 . UNA SPECIE DI TRAILER
5 . COPERTINE DELLA PRIMA EDIZIONE
RISVOLTO DI COPERTINA DELL'ULTIMA EDIZIONE TEA
In un futuro vicino vent'anni e in un passato lontano duemila anni si snoda la storia di Lilim Pitheké. Lele, un ragazzino esperto di videogame, e Padre Giuseppe, un vecchio frate costruttore di presepi meccanici, scoprono che stanno giocando la stessa antichissima storia, e che forse non è solo un gioco. Due personaggi fra le loro mani: Lilim, piccola vagabonda dotata di strani poteri, e Zahel, sicario impegnato in un'oscura quest: cercare una giovane donna incinta di un Re Annunciato, ed eliminare il problema "prima che nasca". Il luogo è la Palestina dei Vangeli, nel formicaio impazzito dell'anno zero, tra legioni romane, monaci guerrieri, ribelli integralisti, Re Magi in viaggio, streghe devote all'antica Dea...
Fuori di lì, nella realtà reale, tra madri che protestano per i figli "inchiodati al computer", e frati rigidi e ostili ai giochi, inesplicabili crash di sistema si incrociano a eventi stranamente simili narrati dai Vangeli. E infine eccola: in un tramonto fosco di conflitti, a poche ore dalla nascita di un Dio Bambino, guidata da un bambino videogamer, una strega bambina corre...
RISVOLTO DI COPERTINA DELLA PRIMA EDIZIONE SALANI
Vincerà il videogame o il romanzo? Ma devono proprio combattere? La realtà virtuale simulata da un computer è poi così lontana dalla realtà letteraria narrata da un libro? Non potrebbero lavorare insieme? Questo romanzo ci prova, naturalmente dalla parte del libro: in fondo è tanto più vecchio e saggio, e può ben fare il primo passo...
LILIM DEL TRAMONTO è una storia incrociata, ambientata in un futuro vicino vent'anni e in un passato lontano duemila anni. Lele, un bambino esperto di videogames evoluti, e Padre Giuseppe, un vecchio frate costruttore di presepi meccanici, scoprono per caso che stanno giocando e costruendo (cioè raccontando) la stessa storia, e decidono (anche loro) di collaborare. Racconteranno di Lilim Pitheké, la Scimmia, una piccola vagabonda dotata di strani poteri, e del suo viaggio con Zahel Onagro, sicario impegnato in un'oscura "quest": cerca una giovane donna che sta per dare alla luce un bimbo annunciato da antiche profezie. Il luogo è la Palestina dei Vangeli, nel formicaio impazzito dell'anno zero, tra legioni romane, guardie galate di Erode, eremiti miracolosi, ribelli integralisti, Re Maghi in viaggio, streghe devote all'antica Dea... E fuori di lì, nella realtà reale, tra madri desolate per i figli "sempre davanti al computer", frati rigidi e ostili ai "giochi", inesplicabili "crash" informatici...
Un libro coi colori e gli scatti di un game in "virtù reale", la realtà virtuale del futuro. O un video-game con il flusso maturo e maestoso di un libro?
ULTIMA DI COPERTINA DELLA PRIMA EDIZIONE
... Neanche il frate riesce a capire molto bene come lui riesca a giocare col suo game.
- Ma... - torna a chiedere perplesso ogni tanto, - tu come fai a muovere i personaggi?
- Si chiama inerzia attiva, è una proprietà dei personaggi sintetici lifelike. I master dei giochi la spiegano con un bellissimo esempio.
- Dimmelo.
- Se tu lanci una palla di pietra per terra, va dove vuoi tu. Se tu lanci un topo, no.
- O per San Piero!
- Se lanci un topo con un lancio abbastanza forte, va dove vuoi tu. Se lanci un gatto, no.
- Geniale! E questi tuoi personaggi son topi e gatti?
- E cani e vitelli e orsi. Ce ne son certi che non posso proprio governarli.
- E chi li governa, allora?
- Il Motore Drammatico.
- Ah. Mistero della fede...
E giù a ridere tutti e due, ma con le mani sulle bocche per non farsi sentire.
ULTIMA DI COPERTINA DELLA SECONDA EDIZIONE
Ma come fa Tognolini a sapere tutte quelle cose sulla Palestina dell'anno zero e i suoi dintorni? Che ci sia stato?... O magari si è inventato tutto... Fa lo stesso. Quello che importa è che quel passato remoto noi possiamo visitarlo insieme al futuro prossimo di Lele, il ragazzino che costruisce mondi al computer.
GABRIELE VACIS
Qualcuno, come Bruno Tognolini, scrive dei romanzi, come Lilim del tramonto, e svela l'arcano: da che mondo è mondo i bambini le storie importanti per organizzare il futuro le hanno sentite dai nonni.
MARCELLO FOIS
Tognolini ci offre un'opera matura, che unisce con perfetto equilibrio le suggestioni del passato e le prospettive del futuro.
BIANCA PITZORNO
Un bel romanzo per ragazzi? Non solamente! Lilim si rivolge a tutti, a prescindere da età, sesso e religione, per la sua capacità di raccontarci in maniera moderna, profonda e laica la Storia delle Storie.
ENZO D'ALÒ
Bruno Tognolini ci regala un romanzo bellissimo, che parla delle inquietudini di sempre con le parole di oggi, anzi, di domani...
TERESA BUONGIORNO
C'è un tipo di frase ad alta densità poetica che all'autore riesce particolarmente bene. è roba autentica. Somiglia ai Salmi più che a D'Annunzio. Tiene su il tema senza abbassare il battito alla trama.
SILVIA TEBALDI
PRESENTAZIONE AI LIBRAI
Questa la scheda inserita dall'editore nel "copertinario", l'opuscolo dei nuovi titoli destinato a distributori e librai per l'anno 1999.
Bruno Tognolini
LILIM DEL TRAMONTO - Palestina
Quest
UNO STRAORDINARIO INTRECCIO TRA REALTA' E GIOCO, STORIA E MAGIA
Bruno Tognolini, nato a Cagliari nel '51, abita dal '75 a Bologna, dove ha avuto luogo la sua formazione: dalla laurea in comunicazioni e spettacolo al DAMS di Bologna, alla lunga stagione del teatro "di base" (opere con G.Vacis, M.Paolini, M.Baliani). Dal '90 il suo lavoro d'autore si divide tra i libri, la televisione e i multimedia. Come autore multimediale realizza, tra altri titoli, il CD-rom Nirvana X-Rom tratto dal film di Gabriele Salvatores. Per la TV è tra gli autori de L'Albero Azzurro per quattro anni, e ora de La Melevisione (Rai3). Per il cinema scrive la filastrocca iniziale e i testi italiani delle canzoni per il film La Gabbianella e il Gatto di Enzo D'Alò. Ma il suo primo amore restano i libri: sette titoli dal '91 a oggi, romanzi, racconti e poesie per bambini, tra cui Mal di pancia calabrone pubblicato da Salani, e altri titoli per Giunti, Mondadori, e Fatatrac. Altre notizie e testi online in www.tognolini.com.
RECENSIONI E GIUDIZI
Presentazione di LILIM DEL TRAMONTO a UOMINI E PROFETI (Radio Tre, 26/12/2009)
UOMINI E PROFETI è uno dei gioielli di Radio Tre, un luminoso spazio di parola dove rabbini, imam, frati serafici e prelati animosi, storici e pastori e teologi e mistici mi hanno personalmente guidato per anni a "guardare il mondo con gli occhi delle fedi e le fedi con gli occhi del mondo". Anche, o forse soprattutto per un non credente, è una finestra aperta sul reame sconfinato dello spirito, quanto mai benedetta in un momento in cui gli uomini, torvi saracini e civilissimi europei, stanno di nuovo armando i loro dei come rozzi burattini da guerra.
Gabriella Caramore, curatrice e conduttrice del programma, è sempre stata ai miei occhi un esempio, ai miei orecchi la sua voce profonda e colta, sorprendentemente serena e vasta, un conforto. Bene: un giorno, lo scorso settembre, in coda a una sua conferenza al festival di poesia di Seneghe, ho preso il coraggio a due mani e ho affrontato la molesta figura, che per quanto posso evito, dello scrittore che somministra un suo libro: le ho messo nelle mani LILIM DEL TRAMONTO, con tanto di dedica e numero di telefono. Una ragione c'era: la storia di Lilim deve qualcosa della sua luce a quella finestra sulle fedi e sul mondo, io volevo rispecchiarle uno scorcio delle visioni che può aver contribuito ad aprire, ed ero "quasi" certo che sarebbe stata apprezzato. Non del tutto sorpreso, ma molto felice, sono stato dunque quando Gabriella mi telefonò tempo dopo, facendomi le lodi del libro e dicendo che ne avrebbe parlato nel suo programma per Natale.
Sabato 26 dicembre Gabriella Caramore ci ha raccontato la sua lettura di LILIM DEL TRAMONTO, e l'attore DaniloDe Girolamo ne ha letto due brani, scelti dalla Caramore stessa. Nel
UNA COROLLA DI AUTOREVOLI OPINIONI
In occasione della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di
Bologna, la Salani ha deciso di pubblicare, in ciò che chiama "un
trentaduesimo", un INVITO ALLA LETTURA: un fascicoletto con 4 capitoli
di "Lilim del tramonto", da usare in Fiera e in seguito. Per arricchirlo
ho chiesto a conoscenti e sconosciuti, che sapevo (o speravo) aver letto
il libro, una serie di "giudizi" nello stile degli stralci dai giornali,
o qualcosa di simile. Ho raccolto una buona messe.
Un bel romanzo per ragazzi? Non solamente! Lilim si rivolge
a tutti, a prescindere da età, sesso e religione, per la sua capacità
di raccontarci in maniera moderna, profonda e laica la Storia delle Storie.
Il bambino protagonista del racconto vive nel nostro mondo, ma da qui intreccia
relazioni sia virtuali che metafisiche con una storia di 2000 anni fa.
Questo straordinario racconto è già pronto per divenire un
film ed un CD-rom di sicuro successo.
ENZO D'ALÒ, regista cinematografico
C'è un segreto, qualcosa che tutti gli scrittori
sanno, anche se non se lo dicono: in letteratura non ci sono rotture. Ce
lo bisbigliamo nei corridoi delle Case Editrici quando prepariamo le rivoluzioni
letterarie. E non c'è niente di più tradizionale del rifiuto
della tradizione. Qualcuno, come Bruno Tognolini, scrive dei romanzi, come
Lilim del tramonto, e svela l'arcano: da che mondo è mondo i bambini
le storie importanti per organizzare il futuro le hanno sentite dai nonni.
MARCELLO FOIS, scrittore
Lilim è un libro sulla Luce. Libro luminoso con
molte luci diverse: ora bianca, più spesso rossa, a volte ombrosa.
Le stelle che brulicano, la luna che bagna, l'ultimo giorno di sole in
centro, la facciata scura di San Sigismondo, le luci di Nazareth in festa,
il sole che nasce tra la i e la emme della copertina, il
sole che nasce da Myriam, il sorriso di Jod-He, la brillante fede di Zeitan,
i led, il sorriso di padre Giuseppe l'ultimo giorno. Grazie.
MATTEO DE BENEDITTIS, lettore, 17
anni
Forse ho capito qual era l'ambizione nascosta di Bruno
Tognolini. Dimostrare, ma anche mostrare come la pagina stampata renda
bene la virtù reale del game, e lo faccia meglio di quanto altri
media non sanno. Se è così, c'è riuscito, lo dico
come lettore che si è appassionato alle storie racchiuse in Lilim.
Ecco allora la prova alla quale mi auguro Tognolini vorrà sottoporsi
nel futuro: inventare un game che renda altrettanto bene la virtù
reale di questa narrazione.
ROBERTO MARAGLIANO, Docente di Tecnologie
dell'Istruzione, Università Roma Tre
Il valore del virtuale, estremizzato nella vertigine tecnologica,
non ha probabilmente tenuto mai molto conto della componente virtuosa che
alberga in ogni irrealtà, sogno o visione. Bruno Tognolini colma
in parte tale lacuna accoppiando un vecchio frate costruttore di cyberpresepi
e un giovanissimo smanettone di video games. Entrambi virtualmente perseguivano
il medesimo cammino virtuoso.
GIANLUCA NICOLETTI, golem della radio
Potrei mediare più altamente e proporvi di accosciarvi
innanzi al presepe - o per caso non l'avete fatto? - e concentrarvi nella
lettura del romanzo di Tognolini "Palestina Quest", dove si racconta di
un ragazzino prossimo venturo che con il suo computerino costruisce un
videogame del genere quest, nientedimeno che un'avventura ambientata in
Palestina nell'anno zero, con l'ultimo difficilissimo livello da giocarsi
a Betlemme nel giorno uno. Non era una brutta idea regalarlo quel libro
ai vostri figli o nipoti, no, e intanto darci un'occhiata anche voi.
MAURIZIO MAGGIANI, scrittore
Già: c'è il finale biografico del frate,
con un climax tranquillo che è perfetto. Tu lo sapevi che già
nella stretta della Via, prima della casa della strega, gli anticorpi del
lettore sono all'erta, proprio nel cuore dell'intreccio, sentendo non solo
che arrivano i guai, ma anche che il libro sta per finire, cioè
la storia per compiersi? Premeditato o no, questo asincrono è un
bel colpo da maestro.
Poi credo che ci sia un tipo di frase poetica, o ad alta
densità poetica, che ti riesce particolarmente bene; forse te ne
freghi della storia - e dell'abuso - di queste espressioni nell'italiche
lettere: scrivi e funziona. È roba autentica. Somiglia ai Salmi
più che a D'Annunzio. Tiene su il tema senza abbassare il battito
alla trama.
SILVIA TEBALDI, lettrice, 40 anni
Bruno Tognolini - l'autore impagabile delle filastrocche
di "Mal di pancia calabrone" - ci regala un romanzo bellissimo, che parla
delle inquietudini di sempre con le parole di oggi, anzi, di domani, e
non demonizza i videogiochi ma ne coglie le potenzialità nascoste
in un quadro più grande, in cui tutto concorre a farci più
ricchi, più consapevoli, più umani. E tutto senza perdere
ritmo neppure una volta, con soluzioni geniali che trovano riscontro nei
vangeli apocrifi: come quando il gioco s'ingrippa, e il tempo sembra fermarsi,
ed è invece la grande sosta cosmica che accolse la nascita di Gesù
a entrare nel videogame e a piegarlo alle regole della vita.
TERESA BUONGIORNO, scrittrice e giornalista
Ma come fa Tognolini a sapere tutte quelle cose sulla
Palestina dell'anno zero e i suoi dintorni? Che ci sia stato?... O magari
si è inventato tutto... Fa lo stesso. Quello che importa è
che quel passato remoto noi possiamo visitarlo insieme al futuro prossimo
di Lele, il ragazzino che costruisce mondi al computer. È un mondo
salvato dai ragazzini quello che visitiamo attraverso gli occhi di
Lilim, la ragazzina che salva il salvatore. Un mondo in cui si viaggia
nel tempo senza grandi turbamenti... Fantastico! Perché, alla faccia
di Lele e del suo computer, un libro è ancora la più efficace
ed economica macchina del tempo.
GABRIELE VACIS, regista teatrale
È una necessità immanente, un destino ineluttabile
che conduce tutti verso un unico punto di luce, un luogo, un evento straordinario
nel romanzo di Bruno Tognolini "Lilim del tramonto". I protagonisti vengono
da lontano, chi attraverso la Palestina, che Palestina non è ancora,
chi attraverso il tempo, da mille e mille anni nel futuro. Sono Lele, il
piccolo mago dei video, e padre Giuseppe che giocano allo stesso gioco
estremo, così come Zahel il sicario di Sparta e Lilim Tamaliel,
la misteriosa fata del tramonto: tutti devono arrivare, perché il
tempo, tanto atteso, si è compiuto. Lilim del tramonto è
il risultato di un'operazione letteraria affascinante, il frutto insolito
dell'intreccio tra realtà e iperrealtà, tra mondi e linguaggi
differenti, del convergere di piani di racconto apparentemente paralleli
in un unico nodo focale. Dove la Bibbia cede il passo al fantasy, il virtuale
alla tradizione, Tognolini dà vita a un romanzo avvincente e di
grande impatto emotivo.
LUISELLA SEVESO, giornalista
Che rapporto c'è tra un videogame d'avventura e
un presepe meccanico? L'accostamento è inusuale ma entrambi sono
mondi virtuali che prendono vita dai giocatori, o degli osservatori del
presepe, trascinati in un reticolo narrativo che presuppone, al di là
di un evento principale, le mille storie di cui i personaggi sono protagonisti.
Con "Lilim del tramonto" Bruno Tognolini ci invita a guardare con meno
apprensione a quei bambini e ragazzi che maneggiano con perizia videogame
e computer. C'è un filo comune che unisce il gioco in "virtù
reale" di Lele e la meticolosa manualità di frate Giuseppe, costruttore
del presepe. Entrambi esprimono il bisogno insopprimibile di uscire dal
mondo, di creare una realtà fittizia in cui ciascuno possa vivere
molte e differenti avventure, come uno scrittore che moltiplica se stesso
nei personaggi delle sue storie.
LUCA GIULIANO, sociologo, studioso
delle comunità virtuali e dei giochi di ruolo
INCOMINCIA LA STORIA
Capitolo 5 - Incipit / Start
Capitolo 6 - Matarieh
5. Incipit / Start
L'indomani, dodici di dicembre, è giorno di guerra per i due
giocatori.
La tattica di Lele sul fronte materno, la sera prima, è saltata
del tutto. È tornato alle sette e un quarto, la mamma era già
a casa, era già andata a prendere Carlotta - ovviamente furiosa
con lui - aveva chiamato per telefono Fabrizio, neutralizzando ogni suo
alibi, e lo attendeva al varco.
Daniele non è un vero mentitore. Quando riesce a prepararsi
per tempo, un alibi innocuo e pulito con un po' di fatica lo regge: ma
improvvisare menzogne acrobatiche davanti allo sguardo teso della mamma,
non ci prova nemmeno.
Le ha detto la verità, e quasi tutta. Le ha detto che è
stato alla chiesa di San Sigismondo; perché lì c'è
un vecchio frate che fa un grande presepio meccanico; che questo presepio
è famoso per l'accuratezza storica; e che lui voleva solo confrontare
un paio di dettagli del paesaggio per il gioco nuovo che...
- Ecco! - sbotta la mamma che lo aspettava - L'hai presa larga ma ci
sei arrivato! Ci arrivi sempre, non c'è verso di sbagliare! Il nuovo
gioco! Il nuovo videogame!
E via, la solita litania: Lele stava troppo tempo attaccato al computer.
Gli avrebbe fatto male. Male alla vista, coi visori stereo-3D del casco-scimmia
appiccicati agli occhi per ore. Male all'udito, per l'identico motivo.
Male alla testa, alla mente, alla cultura, con quelle storie mezzo finte
e mezzo vere, che poi non si distingue più fra storia e fantasia.
E poi male alla vita, soprattutto, con tutte le ore passate in posti che
non esistono, ad avere a che fare con fantasmi invece che con le cose e
le persone...
Carlotta nella sua camera, in pigiama e già pronta alla notte,
mette a letto le sue Barbie nella casa di Barbie, fingendo grande concentrazione
sul quel compito, ma in realtà con le orecchie ben tese.
- Mamma sgrida Daniele. Ora lo sgrida. Ecco lo sta sgridando, senti
Daisy?
Lele è spaccato a metà: metà di lui china la testa,
metà incrocia le dita.
La prima metà sente il peso di quella delusione, quell'altro
affanno che quella mamma sola pare dover patire per causa sua. Hanno già
condiviso tante pene da quando il papà è partito, e lui è
stato così orgoglioso di aiutarla. Ora la pena a quanto pare è
lui, e lui non sa come aiutarla più: e china il capo.
Ma non può certo aiutarla rinunciando a Palestina Quest. Non
a quel gioco, no, non sa perché. Quello che sta per cominciare è
un gioco strano, è diverso dagli altri, non sa come. E per saperlo
deve farlo, e lo farà.
Ora quindi tra sé incrocia le dita, augurandosi che anche stavolta,
come altre, la tirata della mamma finisca in niente, vaghe minacce ma nessun
divieto, nessun esilio dal nuovo gioco che l'aspetta.
E invece:
- Per insegnarti che tua sorellina viene prima di qualsiasi videogame,
e che non la puoi parcheggiare dovunque per farti i tuoi giochi, tu domani
per tutta la giornata non accendi il computer! E neanche stanotte, naturalmente.
A letto!
Metà di Lele, quella col capo chino, registra un'altra sconfitta
sul solito amaro fronte: non sono più un aiuto per risolvere i problemi.
Io sono il problema.
L'altra metà scioglie le inutili dita ed argomenta: vuoi vedere
che il vecchiaccio aveva ragione a predisporre lo start un giorno dopo?
* * *
* * *
NPG Chronology Timeline for the History of Judaism = PLUGGED
Lifelike Synthetic Characters Project - First NPG Dramatic Engine
= PLUGGED
Laboratoire d'Intelligence Artificielle de Paris 8 - NPG server
= PLUGGED
NPG Archive of Material Cultures of the Ancient Canaanites and Related
Peoples = PLUGGED
Fachbereichs Für Historiker NPG Datenbanken = PLUGGED
Aish Ha Torah College of Jewish Studies - NPG server = PLUGGED
NPG Resources for the Study of Ancient Landscapes = PLUGGED
Servidores NPG de información Historica de la Universidad
de Zaragoza = PLUGGED
NPG Ancient Virtual Maps From Space = PLUGGED...
* * *
In quello stesso momento la mano ossuta di padre Giuseppe fa scattare
il polveroso interruttore nella nicchia sul lato destro del presepio. Con
uno schiocco seguito da un ronzio la portentosa fabbrica si accende.
Il vecchio si porta al centro della sala e guarda ancora una volta
la sua opera. Esamina a lungo ogni scena ruotando lo sguardo serio sulle
pianure, sui valichi, sui fiumi, riepilogando e confermando ogni dettaglio.
Tutto a posto: va al fondo della sala, all'inginocchiatoio. Si inginocchia,
un ultimo sguardo al presepio, poi china il capo e prega.
Anni... FATTO
Stagioni... FATTO
Mesi...
I Satelliti volano in cielo, Angeli Ripetitori del Messaggio: uno stormo
in formazione di battaglia, una rete che copre il pianeta cantando nelle
orecchie delle antenne, posate sui davanzali dei ragazzi, bibbie immani
di dati.
Sta cominciando un gioco come gli altri, ripete Lele sbirciando la
finestra. L'antenna butterfly si volta di scatto in alto sinistra e nel
monitor, in basso a destra, la barra di ricezione tocca il rosso: flusso
di dati in entrata a maximum rate.
Mesi... FATTO
La clessidra si volta.
Settimane...
Ansimando come un gigante incollerito, padre Giuseppe emerge all'improvviso
al centro del presepio da un botola celata in un boschetto, dominando con
tutto il busto il paesaggio. Tiene in mano un piccolo involucro di carta
velina, che ha tratto da sotto la tonaca, e che ora svolge.
Ne emerge una statuina di finissima fattura: una bambina magra, scura
di pelle e capelli, sporca e stracciona. Il vecchio ridacchia guardando
la figura con affetto infinito di nonno.
Poi si raccoglie di nuovo, chiude gli occhi.
Settimane... FATTO
Giorni... FATTO
Ore...
Lele si scuote, si distoglie dal monitor, prende il monkey dal suo
stelo, lo accende, lo indossa.
I display video stereo 3D, sagomati a forma di mani, gli coprono gli
occhi; le cuffie audio a forma di conchiglie gli chiudono le orecchie;
i due microfoni come due lunghe lingue sfiorano gli angoli della sua bocca.
Ora vede solo un'immensa clessidra sospesa nel cielo stellato, e voltandosi
tutto è buio intorno a lui.
Poi calza i joyglove, i guanti di comando, e con un gesto di un dito
spegne il monitor.
Anche la camera intorno a lui piomba nel buio.
Ore... FATTO
La clessidra si volta.
Minuti...
Padre Giuseppe si sporge e allunga un braccio verso una strada bianca
di polvere.
Si ferma, la mano che tiene il personaggio esita sospesa su un grande
albero scuro.
Minuti...FATTO
Configurazione crono-meteo successful
Date convenzionali di partenza
Calendario Gregoriano: 13 Dicembre 0001 AC (modern civil calendar)
Calendario ebreo: 29 Kisleu 3761 (3761/3/29)
Ore 17:30:00, cielo sereno, 12 gradi C.
Premere START per cominciare Palestina Quest
Il frate depone con mano tremante la statuina sulla sabbia.
Nel ciclorama del cielo del presepio, e nei display di Lele, per qualche
istante vorticano insieme cieli, nubi, stagioni e ore del giorno, stabilizzandosi
infine su un tramonto.
PRESENTAZIONI
GIUDIZI
CAPITOLI 5 E 6
TRAILER
Home Page
6. Matarieh
Era il tramonto dell'ultimo giorno di kisleu, alla fonte di Matarieh,
presso Sichem, sessanta chilometri a nord di Gerusalemme.
Matarieh era un posto di cambio per i messi delle poste imperiali,
marcato da un antico sicomoro, sulla Via Collinare che dall'Egitto portava
a Damasco seguendo i crinali più dolci dei monti Giudei. In quella
parte di Samaria, però, la Via si faceva più impervia, dovendo
affrontare i contrafforti del Monte Garizim, sulle cui cime i samaritani
costruivano templi blasfemi.
La fonte, il grande albero e la locanda per il servizio di posta erano
situati ai margini di un altopiano, presso il culmine di una lunga salita,
così da offrire ristoro ai viaggiatori che arrivavano in cima stremati.
L'edificio, abitato da un samaritano appaltatore del servizio imperiale
con la sua famiglia, era un'umile casa di mattoni d'argilla e paglia, con
piccoli locali pavimentati di pietre piatte disposti intorno a un cortile
centrale, dove si cucinava. Dietro la casa si apriva un largo recinto,
dove venivano governati i cavalli del cambio di posta e gli asini dei viaggiatori,
e dove si sistemavano per la notte, sotto una tettoia di palme, i clienti
più poveri.
L'immensa chioma scura del sicomoro spiccava da lontano sul paesaggio
montuoso tappezzato di macchia bassa, senza boschi. Solcando quella macchia,
la Via Collinare giungeva da sud fino a lì serpeggiando a perdita
d'occhio sul dorso dell'altopiano; attorno ai piedi del grande albero tracciava
una curva che pareva di santo rispetto - si diceva che albero e fonte fossero
prodigiosi - per tuffarsi e scomparire subito dopo giù nella ripida
discesa verso il nord.
Tra la Via e l'edificio si stendeva uno spiazzo terroso calpestato
da uomini e bestie, contornato da un basso muretto a secco con un varco
aperto alla strada. Le pozzanghere di una pioggia recente riflettevano
un cielo bellissimo, arruffato di nubi volanti.
Tre uomini sedevano per terra chiacchierando accanto alla porta buia
della locanda, aperta a sud come quasi tutte le porte di Canaan. Uno di
essi era il gestore del cambio di posta, e a giudicare dai due asini che
brucavano liberi nel recinto, gli altri due erano viaggiatori. Dall'interno
giungevano voci femminili, risate infantili, acciottolio di stoviglie:
la moglie del gestore e le serve dovevano essere all'opera per la cena.
Sul lato a ovest della casa, contro il muro bagnato d'arancio dal sole
al tramonto, sedeva per terra una bambina sola.
Bella, spettinata, le guance rigate di sporco, il naso diritto, la
bocca grande piegata appena in un sorriso, le sopracciglia nere e ben marcate,
pareva non avere più di dieci anni. Nello straccio giallo che indossava
si riconosceva a stento uno shaluk, la tunica con maniche lunghe dei giudei.
La sua era lacera, troppo grande, cinta di semplice corda, tinta di giallo
croco, evidentemente elemosina d'un levita. Altrettanto malridotti erano
i calzari di giunco ai suoi piedi, inadeguati alla stagione fredda e alla
Via. Non pareva avere mantello, né copricapo.
Mostrava insomma, per tutte queste insegne, di appartenere alla folta
armata dei bambini di strada, randagi e mendicanti, che brulicavano dopo
le ultime guerre civili nelle città e sulle grandi vie di Palestina.
Sedeva con la schiena poggiata al muro caldo, fissando il sole con
un occhio solo. Teneva infatti aperto e fisso nel disco arancio l'occhio
sinistro, a sua volta d'un bel colore chiaro ambrato, mentre con la mano
sudicia copriva il destro.
Nella polvere, davanti ai suoi piedi, era sparsa una manciata di piccoli
oggetti, giocattoli di pietra, di metallo, di legno, di osso, non più
grandi di un dattero: un omino, una ciotola, un coccodrillo, una sfera
e altre forme.
Un'altra manciata di figurine, pecore e capre, biancheggiava disseminata
sul dorso piatto della prima collina in vista; oltre quella, la fascia
seghettata dei monti di Samaria si stagliava nera ormai contro il tramonto;
oltre ancora, più in alto del tramonto, i soliti due rapaci perduti
nel cielo.
La bambina taceva immobile. Il sole calava.
Uno dei tre uomini seduti accanto alla soglia si alzò, girò
l'angolo della casa, si fermò torreggiando di fronte a lei e la
osservò.
- Mi hanno detto che sei qui da ieri, e che non hai aperto bocca. -
le disse in tono brusco, e insieme velato d'un sorriso latente, che pareva
ironia.
Nessuna risposta, la bambina non mosse un muscolo. Lui tacque a sua
volta e continuò a fissarla a braccia conserte, meditando.
Era un uomo maturo, alto e forte per la media giudea, dai tratti lineari,
le sopracciglia lunghe, ben ondulate sugli occhi neri e lucenti, la bocca
improntata a un fugace sorriso, la barba corta e nera. I capelli, lunghi
fino alle spalle, erano raccolti sotto la kefiyah chiara, stretta alla
fronte da una treccia ben fatta di fascioline colorate.
Le sue vesti dichiaravano le condizioni di persona agiata, di viaggiatore
e di amante delle belle cose: la tunica in lana di colore crudo era tessuta
in taglio unico, senza cuciture, ed era stretta alla vita da una fascia
di bisso fenicio arrotolata più volte, che nelle pieghe doveva celare
molte cose. La polvere ai suoi piedi velava un paio di preziosi calzari
da viaggio di pelle di iena.
- Non mi senti? - riprese l'uomo con tono paziente - Com'è che
sei in viaggio da sola? Da dove vieni?
La bambina tacque ancora. Il disco del sole era scomparso per metà
oltre le creste del Garizim. L'uomo chinò lo sguardo sui piccoli
oggetti sparsi per terra di fronte a lei. Ne mosse uno con la punta della
scarpa. La bambina ebbe un piccolo sussulto, ma ancora non parlò
e non si mosse. L'uomo notò la reazione, guardò più
volte i suoi oggetti e lei, e infine chiese con voce più decisa:
- Non vuoi che tocchi i tuoi giocattoli? Allora rispondimi.
La piccola mendicante pareva protesa a bere col suo occhio fino all'ultimo
baluginio del sole.
- Sto parlando con te, qual è il tuo nome?
Il sole sparì. Fregandosi l'occhio destro a capo chino, la bambina
rispose.
- Mi chiamo Lilim Pitheké.
Ritrasse la mano, levò il capo e aprì l'occhio: era diverso
dall'altro, d'un profondo marrone scuro, quasi nero.
Piantò in faccia all'uomo lo sguardo di quegli occhi spaiati,
accompagnandolo con un sorriso gaio e vuoto. Questa volta toccò
a lui sussultare, e per un attimo oscurarsi in viso. Ma si riprese all'istante,
e a sua volta accennò un sorriso ironico.
- Lilim la Scimmia, direi che ti sta bene.
La bambina allargò ancora di più il riso, e attaccò
una pantomima scimmiesca vociferando e battendo le palme per terra.
- Ho-ho-ho-ho... Lilim la scimmia, la scimmia della Via!
- Ascoltami Scimmia! - tagliò corto l'uomo, di colpo serio di
nuovo. - Ora tu risponderai alle mie domande. Perché hai un nome
greco? Conosci qualche greco?
- I mercanti greci della Via mi hanno chiamata Scimmia.
- Non conosci nessun greco?
- Nessun greco.
- Viaggi da sola? Perché viaggi da sola?
- Pitheké è sempre sola, suoi amici sono i passi.
- Non hai qualche parente, qualche amico, da qualche parte di Palestina?
- Sì, ho un amico cane, ma ora non so dov'è.
- E dove vai?
- A nord.
- Dove a nord?
- A nord, dove ci sono città ricche vicino a un lago, dove ci
sono feste, e la gente regala.
- Chi ti ha detto di queste città?
- La voce della Via, i bambini viaggiatori, i loro passi danno le notizie.
- Allora vai a nord e non hai nessuno.
- Nessuno, solo Lilim Pitheké.
L'uomo la guardò ancora per qualche tempo, e lei resse lo sguardo
sorridendo. Infine si voltò e tornò alla casa.
Lilim si dedicò alle sue figurine sparse: raccolse una casetta
cubica, la lanciò in alto e mentre ricadeva afferrò con gesto
rapido da terra una piccola sfera; riacciuffò al volo la casetta,
lanciò la sfera e mentre ricadeva raccolse un omino; lanciò
l'omino e raccolse un coccodrillo. Intanto la sua voce salmodiava una filastrocca
di gioco, in una lingua diversa dall'aramaico corrente con cui aveva parlato
fino allora.
Quando ebbe raccolto tutte le sue figurine e le ebbe riposte in un
sacchetto di stoffa e perline che portava legato alla cinta, l'uomo tornò.
Reggeva in mano un pezzo di pane d'orzo, mezza cipolla, un trancio di pesce
salato già inumidito nell'acqua. Si chinò di fronte a lei
sedendo sui calcagni, la guardò col suo sorriso indecifrabile, posò
il pane per terra e i cibi sul pane.
- Per l'acqua vieni da me, alla casa.
Si alzò e se ne andò. La bambina girò il sorriso
ai cibi, guardandoli per un istante coi suoi occhi diversi spalancati come
fossero un miraggio: poi si lanciò su di essi con un mugolio selvaggio,
e prese a divorarli.
Il suo benefattore, poco dopo, parlava amabilmente col gestore del
posto di cambio, quando Lilim si presentò in piedi di fronte a lui,
un po' intimidita ma sorridente.
- Hai sete?
- Sì.
L'uomo riempì un bicchiere di legno con l'acqua di una brocca
rinfrescata da un panno bagnato. La bambina bevve avidamente, sorrise,
rese il bicchiere e corse via.
Gli altri due uomini ghignarono, ammiccando complici al mescitore d'acqua,
che in qualche modo però li dissuase all'istante con un unico sguardo
inespressivo. I tre, che erano uomini di mondo e viaggiatori, ripresero
come se niente fosse stato la conversazione.
Il gestore della stazione di posta, grazie ai contatti continui con
venditori e artigiani ambulanti, con pubblicani esattori di tasse e altre
figure viaggianti, si fregiava d'essere il notiziario pubblico del posto,
e stava giusto allora raccontando le ultime novità: circolava per
la regione una centuria romana, un drappello di cento uomini sceltissimi,
forse in missione speciale. Non parevano infatti i soliti straccioni delle
coorti di stanza in Palestina, sapientemente formate di ausiliari siriaci
e samaritani per non irritare l'orgoglio giudeo: questi erano veri soldati,
cittadini romani, galli e spagnoli, staccati dal grosso delle legioni discretamente
accampate in Siria. Qualcosa bolliva in pentola, evidentemente.
- Saranno qui per le incursioni dei maledetti briganti idumei, cammelli
incirconcisi, che la collera di Javeh li incenerisca! - si scaldò
uno dei due viaggiatori, un vecchio e collerico mercante di conserve, che
doveva aver avuto qualche brutta esperienza.
- Dev'essere così. - aggiunse l'altro, più calmo e già
visibilmente insonnolito. - Ho sentito che si stanno spingendo sempre più
a nord, sfidando la guardia di Erode.
- Ah! Erode, il nostro re beduino! - rincarò il primo - E come
potrebbe contrastarli? Non è un idumeo anche lui? Ha voglia di farsi
strigliare col nardo dalle sue schiave concubine nella fortezza Antonia,
dove si veste da romano di nascosto: la puzza del cammello e della tenda
non gli verrà via così facilmente!
L'uomo si pentì subito dello sfogo maldestro, e sbirciò
con sospetto lo straniero che aveva dato da mangiare alla bambina. Ma quest'ultimo,
distratto nei suoi pensieri, gli rilanciò un sorriso amabile, si
alzò, e si avviò ancora verso il retro della casa, dove pareva
aver fatto la cuccia quella piccola stracciona. Il vecchio mercante grugnì
e si levò a sua volta, andando a prelevare dall'asino il tappeto
per le preghiere.
Era l'ora detta vigilia della sera, il primo turno di veglia delle
sentinelle sulle mura delle città, presso i pozzi dei villaggi,
nei bivacchi dei pastori: circa le sei pomeridiane, nei giorni corti d'inverno.
La luce gialla delle lampade a olio della stazione di posta allargava una
chiazza stagnante nel buio blu della bella notte limpida che stava incominciando.
L'uomo aggirò la casa, si avvicinò a Lilim Pitheké,
che già dormiva avvoltolata alla meglio in una vecchia stuoia d'asino
raccattata nel recinto, le scosse dolcemente una spalla, e quando lei si
levò stordita le parlò così:
- Pitheké, ascoltami. Io son diretto a nord, come te, e la Via
è una. Domani, alla vigilia del mattino, verrò a svegliarti.
Ti laverai nella casa di cambio, ti vestirai dei tuoi stracci e partirai
con me.
- Chi sei, signore?
- Non è un tuo problema.
- Ma perché mi prendi con te?
- Te l'ho detto, la Via è una e tanto vale farla insieme: ti
troverei tra i piedi in ogni modo. Coraggio, ora dormi.
L'uomo si levò, e senza aggiungere altro scomparve dietro la
casa. Le stelle del cielo immenso di Terra Promessa si specchiarono negli
occhi di Lilim, che sorrisero impercettibilmente prima di chiudersi di
nuovo.
Da poco lontano la voce nasale e irosa del vecchio mercante intonò
il suo "Shemà Israel!".
Quando cessò, restò il filo d'oro di un unico grillo.
E poi fu silenzio.
Bruno Tognolini
"LILIM DEL TRAMONTO - Palestina Quest"
UNA SPECIE DI TRAILER
Se da un libro si dovesse estrarre un trailer, come
da un film, composto da frammenti fulminei, incompiuti, non riferibili
ad alcun contesto... Questo è un trailer dai primi 25 capitoli.
- Lei ci gioca?... - chiede Lele interdetto al vecchio frate
- E come ci gioca?
- Tu sei un bambino, no? E allora lo sai. Come fate voialtri,
nei giochi? Fate andare i personaggi, i soldatini. Li fate correre, cadere,
morire. E fate le voci.
- Ma... ma le sue statuine sono fisse! Cioè, fisse
no, si muovono: ma si muovono coi meccanismi...
- Eh... non tutte!
- Domani notte, a Dio piacendo, sono pronto. - disse il
frate - E a te quanto manca?
- Più o meno lo stesso: la shell di virtù
reale è abilitata, il motore drammatico è solo da collegare,
i template dei personaggi caricati e testati, gli sfondi documentali agganciati
alle fonti online...
Il sole sparì. Fregandosi l'occhio destro a capo
chino, la bambina rispose.
- Mi chiamo Lilim Pitheké.
Ritrasse la mano, levò il capo e aprì l'occhio:
era diverso dall'altro, d'un profondo marrone scuro, quasi nero.
- Un uomo anziano, un vasaio o un falegname, in viaggio
con una moglie molto giovane, incinta e vicina al parto. - riepilogò
Zahel. Ma l'altro scosse il capo con aria definitiva:
- No, mai visti.
Zahel combatteva solo, senza un suono, muto in mezzo a una giostra di urla pazze. Si teneva molto basso sulle gambe, e si muoveva in una danza precisa, cadenzata da un invisibile tamburo.
- Quale demonio? È solo una bambina! - rise Zahel
con tanta gioviale persuasione che il vecchio finì per sorridere
a sua volta. Ma si represse subito, levò un dito nodoso, ed ammonì:
- Costoro sono esseri stregati! Jahvè non ha potuto
terminarli perché era suonato il sabato. E qualcun altro ha finito
il suo lavoro! Guardati da lei, straniero. Non pare tua figlia.
La città di Cesarea fumava pigra e larga nell'alba del terzo giorno di tevet, rosata dai raggi radenti di un sole gelato che occhieggiava dalle catene d'oriente. Le cuspidi dei templi, delle terme, dei mercati svettavano dall'ombra azzurrina, nuovissime e brillanti di nitore, lavate dalla notte.
- Conclusione?
- La conclusione la conosci: bisogna trovare questo re...
- Ishmaiah mostrò i denti a scacchi, abbassando la voce di un tono
- ...‘prima' che nasca.
- La pista è sempre quella ragazza di Nazareth?
- Sposo? Ti sei sposata?
- Beh sì, eccolo qua... guarda, Joseph! - proseguì
Myriam, rivolta al vecchio che si avvicinava con un sorriso stanco. - Questa
è Lilim, la piccola gebusea che serviva nel Tempio nei primi anni
in cui son stata lì.
- Com'è andato il tuo viaggio, padrone?
- Non chiamarmi padrone.
- È così che ti chiamano, qui: ha detto
il tuo padrone di far questo, ha detto il tuo padrone di far quello...
- Sono degli imbecilli. Che cosa hai fatto tutto il giorno,
ieri?
Jod-He, il gigante esseno, svettava furente attorniato
dai nemici, roteando nell'aria il suo mestolo sacro, di cui finalmente
si spiegavano le dimensioni spropositate e le tacche: parava con esso i
fendenti dei gladi romani, e lo calava in mazzate tremende su teste e su
schiene. A ogni colpo tuonava con voce bronzea e potentissima una delle
quattro lettere sacre dello Schem, l'impronunziabile Nome di Iddio:
- Jod!... He!... Vau!... He!... Jod!... He!...
Lele, in modalità prima persona, sta pilotando
Jod-He Maccabeo nella sua disperata battaglia.
L'ho beccato!... - impreca tra sé - Maledizione,
ho beccato il virus, vuoi vedere? Un bastardissimo Quixote.fighter! Non
si spiega diversamente, una battaglia così violenta...
Ma dove va? Dov'è che va quel suo bambino, in quali
posti dove lei non può seguirlo?
Questi giochi non sono cose che si vedono e si fanno:
sono piuttosto posti in cui si va. Lui va e cammina in un mondo che si
crea dieci chilometri davanti al suo naso, e si disfa dieci chilometri
dietro di lui. È l'infinito! Una chiazza personale di infinito,
preciso, meticoloso, vivosimile...
- Andiamo, Padre Sergio! - un sorriso sgradevole appare
sulla bocca di Padre Serchi. - Lei sa meglio di me che rischio corre il
buon nome della nostra comunità. Un ragazzino che viene a trovare
un vecchio frate! Ogni pomeriggio! Se la cosa venisse letta...
- Ho capito, ho capito, va bene! - interrompe l'altro,
più imbarazzato che impaziente. - E che cosa consiglia di fare?
- Sembrano tutti in cerca di qualcosa, ma non sanno cosa.
- Sanno cosa, - corresse la donna con un sorriso lento
- Ma non sanno dove.
Zahel la guardò. Magdalena compì il sorriso,
e parlò sottovoce.
- E anche tu sai benissimo cosa, e non sai dove.
- Sì che è cattivo, e tu lo difendi!
- Non lo difendo per niente, sorellina, è solo
che... deve cavarsela da solo, come gli altri. Sennò il gioco non
performa, che gusto c'è!
- C'è gusto che finisce, e tu giochi con me a
Remagio.
- Virtù reale vuol dire... beh, non l'ho mai capito benissimo neanch'io. So che prima si chiamava realtà virtuale, e poi hanno rovesciato il nome... quando hanno rovesciando l'idea, più che la cosa. Cinque anni fa lo slogan diceva: "Non più un altro mondo, ma una virtù di questo".
- Vindapharna, Rajatiraja, ti prego, ascoltami!
Lilim Pitheké emerse dall'ombra, guardando seria
e ferma in volto il Mago Re.
- Non uccidere, Maharaja, quest'uomo è con me.
Il vecchio la guardò sorpreso per un solo istante,
poi un sorriso felice schiarì il suo volto.
- E allora perché non ti chiamano Leone? - chiese
Lilim.
- Perché mi disprezzano. Se tu disprezzi qualcuno
come un asino, ma lo temi come un leone, lo chiami Onagro.
Zahel rivelò quanto aveva appreso da Ishmaiah,
e sempre taciuto fino a quel punto: l'uomo che Bar Kochba cercava, quasi
di certo cercava Bar Kochba. Era Furio Cornelio Vica, che si presentava
come centurione romano della Coorte Italica di Cesarea, ma era in realtà
un evocatus augusti, uno di quegli ufficiali distaccati dalle truppe pretoriane
per missioni di polizia segreta.
- E cerca me. - concluse il capo guerrigliero.
- Che cosa canti, Scimmia, sei impazzita? Non hai mai
visto uomini morti?
Lilim lo guardò, si portò un pugno all'occhio
sinistro, prese a sfregarlo. Con l'altra mano indicò debolmente
intorno.
- È pieno di morti in cammino, ognuno a cercare
una casa, un parente, una figlia...
- Ma cosa dici, pazza. Vieni via.
La bambina si guardò in giro, disperata.
- I miei occhi non bastano al pianto...
Si alza in piedi, scandisce le parole.
- Io scriverò una lettera a tua madre e un'altra
alla tua scuola. Dirò che con il tuo comportamento, egoista e insistente,
hai messo a rischio la debole salute di un vecchio. Che hai ignorato le
nostre raccomandazioni, i nostri divieti...
Lele lo guarda, e non gli viene più nulla da dire.
Poco dopo Shamaliel guardava il suo ospite, seduta di
fronte a lui, sudata e ansante, avvolta in una grande coperta rosso fuoco,
in mano una tazza di vino. Gli parlò con voce bassa e rauca di fumo.
- La porta della loro stessa casa, forzata dai demoni
che comando, mi ha detto dove sono le tue prede.
- Dove.
- Sono a Betlehem di Giudea, in una locanda. E lì
probabilmente resteranno.
ECCO INVECE LA "MIA" LILIM
E' un'elaborazione della foto di una ragazza afgana usata dal National Geographics per pubblicizzzare una serie di CD-rom.
L'ho tenuta davanti agli occhi per l'intera scrittura del romanzo.
PRESENTAZIONI
GIUDIZI
CAPITOLI 5 E 6
TRAILER
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Questa pagina è stata inserita il 26/07/99,
e aggiornata il 13/12/2010.
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