Bruno Tognolini
RIME SCOLARE
Per rimescolare scuola e poesia
Illustrazioni di Giulia Orecchia


Febbraio 2023. Cartonato 20,3 x 13,7 cm, 112 pagine, € 13




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di Bruno Tognolini

Vale la pena che un bambino impari piangendo ciò che può imparare ridendo?

Gianni Rodari


Un bambino che si concentra
è immensamente felice

Maria Montessori






Racconto dell'autore
  • Ora rime della vita di ogni giorno
  • Le famigerate schede operative
  • Con rispetto
  • Un sondaggio fatto in casa
  • Cinquecento risposte
  • E la matematica?


  •   I titoli e le didascalie perdute

      Cinque assaggi di Rime Scolare



    I bambini giocano con le cose di casa, trasfigurando il loro uso: un coperchio diventa un volante, un piattino un disco volante, un catino un castello. Questo non vieta a coperchio e piattino e catino di tornare sereni ai loro lavori veri, utili e onesti.

    Saranno capaci di fare così queste Rime Scolare? Potranno far sognare, divertire, divergere, trasformare per qualche minuto le solite schede didattiche in qualcosa d'altro, per poi tornarci, magari divertiti e ricreati, e usarle per bene nel loro onorato lavoro in classe?


    Il mondo è lavagna
    Maestra lo insegna
    Poeta lo sogna

    Bambino lo scrive
    Le mani son sue
    Ma gli occhi son due

    La vita sul foglio
    Col cuore più sveglio
    La scriverà meglio

    Guardando il pianeta
    Con l'occhio maestra
    E con l'occhio poeta





    La copertina stesa





    RACCONTI DELL'AUTORE


    Ora rime della vita di ogni giorno Gennaio 2021. Dopo aver narrato con cento RIME QUARTINE le visioni gioiose del mondo, e con VERSI DI BESTIE le versioni di trentadue animali, mi proponevo di scrivere, stavolta, rime di cose della vita quotidiana dei miei lettori, i bambini e i loro grandi. E per esempio, fra i vari regni della quotidianità, la mezza vita che passano nelle aule di scuola.
    M'è venuta la temeraria idea di scrivere una raccolta di rime sulla vita quotidiana della scuola, il suo lavoro, le sue prassi, la fatica dell'apprendimento. E proprio apprendimento intendevo, non vita di classe, relazioni, costruzione di comunità: pura e dura didattica primaria.
    I primi dubbi su questo cammino - di cui ben vedevo il rischio di povertà lirica, zoppo slancio visionario, faticoso incanto - sono stati dispersi dalla perentoria forza del titolo, che è arrivato e s'è subito imposto: "RIME SCOLARE". Il doppiosenso-doppiosuono indicava ben chiara la via: "RIMESCOLARE" scuola e poesia. Bene, il segno dell'oracolo era giunto: mi son messo all'opera.

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    Le famigerate schede operative
    Sono andato alla fonte, agli attrezzi, alla zappa di tanto lavoro didattico nelle scuole primarie: le famigerate schede operative.
    Queste (un grande grazie alla maestra dotata di humour che me l'ha mandata).



    "Che cosa è cambiato?" - "Tutto": non è stupenda questa bambina?

    Bene, mi sono procurato una cofana di queste schede, un "percorso didattico pluridisciplinare per la classe terza primaria": quasi 800 pagine divise per discipline – italiano, musica, arte e immagine, storia, geografia, cittadinanza, inglese, attività motorie, informatica, scienze e tecnologia, matematica.

    Ho cominciato con l'italiano: 182 schede operative che strizzano e spremono la didattica dell'italiano con quiz e compiti e giochi di cose da leggere, scrivere, evidenziare, cerchiare, barrare, colorare, etc. La bussola con cui esploravo questi materiali, la mission (impossible?) era quella di una temeraria permutatio alchemica della didattica in poetica (ossimoro vertiginoso). Volevo provare a espandere questi compiti pratici-tecnici-logici-enigmistici in fughe e visioni, esploderli in forme scherzose e sognanti, donargli un doppio poetico che arricchisse la loro natura funzionale senza danneggiarla: con rispetto (nel prossimo paragrafo si parla a fondo di questo rispetto).

    Guidato da quella bussola, tiravo giù bozze di possibili titoli dalle schede operative in cui mi pareva di intravvedere spunti di narrazione poetica (per un esempio di questo lavoro minerario di "estrazione di spunti", vedi qui sotto i carotaggi che inizialmente ho tentato sulle schede di scienze). Giuntò a metà della sezione di italiano avevo raccolto una ventina di titoli, ciascuno con la sua scorta di spunti, per altrettante possibili Rime Scolare.
    Ma io conosco i modi e i passi del mio lavoro: non è fruttuoso lanciare troppo avanti il progetto senza provare, mani in pasta, il prodotto. Servivano prototipi: quelle venti ho cominciato a stenderle in versi.

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    Con rispetto "Con rispetto", dicevo sopra. Avevo ben chiara l'intenzione, l'orientamento da tenere riguardo a queste schede e a chi le adopera nel suo lavoro da decenni: non di critica, di saccente svalutazione, e tantomeno di irrisione.
    Dovevo dunque calibrare i toni: l'ultima cosa che voglio è che le maestre sentano spregiati o irrisi, delegittimati e indeboliti d'autorità, a opera di un poeta fino a lì autorevole e caro, i loro cari strumenti di lavoro.

    Di quali maestre parlo? Questo è il punto. Non volevo scrivere questo libro per le super-maestre happy few delle varie residenze Montessori, Steiner, Cenci, Cemea, Scuola nel Bosco e altre stupende elfiche dimore – benché le ammiri e mi siano care, perlopiù ricambiato; e neanche per le infinite loro colleghe che nei decenni ho incontrato, e che combattono e spesso soffrono con lo stesso sentire pedagogico nella scuola di stato. Anche per loro, per tutte loro, certo, ma senza tenere fuori tutte le altre, la sterminata bassa truppa Miur delle maestre primarie italiane.
    Non voglio scontentarle, queste molte: non mi conviene, ma soprattutto non mi convince. Troppo facile per noi scrittori (e pedagogisti, psicologi, formatori, etc.) irridere dall'alto le maestre. Nelle cene dei festival mi accade di difenderle a spada tratta da colleghi scrittori sarcastici che si prodigano in aneddoti scandalizzati sulla loro pochezza.

    Non che non abbiano spesso ragione, per carità, non voglio ora eccedere nell'altra banda. Ma attenzione: la inesorabile e forse necessaria bassa forza frondeggia copiosa nelle scuole, negli ospedali, negli uffici marketing delle multinazionali e nella letteratura per l'infanzia. E poi non so: forse da figlio e nipote di una stirpe numerosa e monotona di insegnanti statali, trovo questa attitudine di tiro alle maestre un supercilioso tic da Country Club inglese de noantri.

    Quindi rispetto. Ma di entrambi: delle tante maestre che usano quelle schede in tutta Italia nel loro lavoro, ma anche di me poeta nel mio. Per scriverci sopra, anzi per scriverne (spremerne) fuori versi che siano poesie e non attrezzini didattici in rima, pur partendo da questo rispetto, dovevo pur compiere l'alchimia: dovevo trovare i varchi, le finestre socchiuse in quelle schede per volarne fuori, fare un giro a prendere aria, senza guastarle; sognarle un po' senza negarle. Rimescolare scuola e poesia, rispettando entrambe.

    Ed ecco il punto d'inciampo: ci sto riuscendo?

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    Un sondaggio fatto in casa Come faccio a capirlo?
    Posso ricorrere ai miei soliti "beta tester", le due o tre persone a cui faccio leggere i miei testi in corso d'opera, per averne consigli. Chiedere a loro: ci sto riucendo a sognare in poesia queste schede didattiche senza guastarle?
    L'ho fatto, ma non ero soddisfatto. Le mie beta tester leggevano quelle rime in prevalenza con gli occhi della poesia, non della scuola. Dovevo chiedere alle dirette interessate. E sapevo anche dove: i miei unici due balconi "social", Profilo e Pagina Facebook, son popolati da migliaia di insegnanti. Potevo provare lì.

    E molto meglio provare presto, quando avevo scritto solo otto Rime Scolare (che son già tanta fatica). Se la prova mi convinceva che non era possibile espandere il profilo di questi oggetti senza romperli, serenamente avrei rinunciato alla ossimorica mission di rimescolare didattica e poesia, a avrei scritto altro.

    Detto fatto. La mattina del 9 gennaio 2021 ho pubblicato sul mio Profilo e sulla mia Pagina Facebook questo identico post: MAESTRE, MI DATE UN GIUDIZIO?
    Sto scrivendo una nuova raccolta di rime, forse particolari, e mi sorgono piccoli dubbi.
    Non su come son scritte, a quello ci penso io, ma su come potrebbero esser lette, e di questo chiedo a voi.

    * * *
    Il titolo è perfetto: "RIME SCOLARE". Un libro che si prefigge una missione temeraria: "rimescolare" poesia e didattica della primaria.
    E per didattica intendo proprio le vostre SCHEDE OPERATIVE, di cui mi son procurato un bel cofano: un percorso pluridisciplinare per la terza primaria. Per ora sto esplorando le schede di italiano.
    Scelgo quelle che meglio si prestano, le prendo e le apro al vento della poesia, dell'invenzione, del sogno, dello scherzo, dell'incanto e della stranezza.

    Ma il dubbio è: le maestre troveranno questo "rimescolamento" utile e bello?
    O qualcuna ci vedrà qualcosa di molesto, magari addirittura di dannoso?


    I bambini giocano con gli strumenti di casa, trasfigurando il loro uso: un coperchio diventa un volante, un piattino un disco volante, un catino un castello. Questo non vieta a coperchio e piattino e catino di tornare sereni ai loro lavori veri, utili e onorati.
    Sono così anche queste rime che vi sottopongo? Potranno far sognare, sorridere, trasformare per un minuto quelle schede in qualcos'altro, e poi tornarci - magari ricreati e divertiti - per usarle nel loro onorato lavoro in classe?

    * * *
    Vi propongo quattro delle otto RIME SCOLARE scritte finora (ancora in lavorazione, quindi qualche parola cambierà).
    Mi dite cosa ne pensate?
    GRAZIE!

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    Cinquecento risposte Il piccolo sondaggio fatto in casa ha avuto lusinghieri risultati: sono arrivate 549 risposte, sotto forma di commenti sotto i post (per la precisione 296 sul Profilo e 253 sulla Pagina Facebook). Commenti che ho diligentemente scrutinato, filtrato (estrendone e trascrivendone 37, come campioni d'altri simili e con le mie risposte in calce), accorpato per categorie, e riportato su questo PDF, a cui lascio il compito di renderne conto.

    PDF . I COMMENTI DELLE MAESTRE IN CORSO D'OPERA

    Qui potrà leggere, chi lo vorrà, accoglienze, acclamazioni, riserve, consigli, richieste e qualche censura. Rime Scolare ora è in libreria: quindi il responso, nella sua quasi totalità, pare averne incoraggiato la scrittura.

    Voglio però segnalare qui a margine, su questi cinquecento contributi, due cose.
    La prima è un bell'effetto inatteso e istruttivo: la sorpresa e gioiosa reazione di molte insegnanti nel sentirsi chiamate a collaborare a monte, nel retrobottega, alla nascita di un libro che ora forse con diverse mani, rispetto ad altri, porteranno in classe.

    E a margine ancora, i pensieri di alcune di loro proprio sui social, le amate e odiate piazze virtuali di Facebook: che si scoprivano invece stavolta luogo di scambio, e per una volta nelle due direzioni, fra autore e lettori. Come in fondo le piazze del mondo reale, non è vero? Che possono essere piazzali malfamati d'aggressione, piazzette intime di affinità elettive, piazzoni alienati di periferia, o eleganti di ZTL, o equivoche di incontri clandestini, o monumentali o di finanza o di commercio. E infine invece, stavolta, di confronto fra maestre e scrittore, dove rimescolare scuola e poesia.

    La seconda cosa che è emersa da questo confronto è risultata, purtroppo, una mia inadempienza. Fioccavano le accorate implorazioni delle "maestre a quadretti": e la matamatica? Farà, poeta, anche le schede poetiche rimescoltate anche per matematica e scienze?

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    E la matematica? Bene, ci avevo provato.
    Avevo cominciato a studiare e selezionare, nell'ordine aristocratico in cui sempre precedono le altre, le schede di italiano: trovando abbastanza - una su tre, su quattro, su cinque - materia in qualche modo poetabile. Ero arrivato, come ho già scritto, a una ventina: e lì ho cominciato, come già scritto, a "rimescolare", a metterle in versi, per vedere se ne ero capace. E ne ero.

    Allora son tornato al cofano delle schede, a scrutinare con diligenza, perché non restassero troppo indietro, anche quelle "a quadretti". Fra le schede di matematica, silenzio. Le Signorine Muse tacevano, canticchiavano, guardavano da un'altra parte. Ormai le conosco, inutile insistere, magari ci torno. Sono passato a quelle di scienze, dove intuivo materia più plasmabile, se non da lirica forse da narrazione. E lì infatti, durando fatica, avevo spremuto tre titoli, coi loro corredini abbozzati di spunti di fuga.
    Eccoli, dal doc "Quaderno", il mio desco di lavoro.
  • L'acqua. Titolo: "A STRINGERE L'ACQUA". Spunti: qualità dell'acqua percepita coi cinque sensi (pag. 552); il buco nell'acqua: l'acqua velocissima a riempirlo (pag. schede 553); la forza dell'acqua: la spinta alla palla (pag. 554); i posti dell'acqua, anche dentro di noi (pag. 554); gli stati dell'acqua: il pianeta azzurro (pag. 554); passaggi di stato: dal vapore alla pioggia (pagg. 557-558); etc.
  • La terra. Titolo: "A TUTTI GIÙ PER TERRA". Spunti: terre da collezione, provenienza, colore, aspetto, contenuto (pagg. 578-579); strati: suolo (humus), sottosuolo (argilla, sabbia, ghiaia), roccia madre (pag. 582); inquilini: insetti, vermi, talpa (pagg.583-584); radici; fittone, fascicolata, aerea; assorbimento dell'acqua (pagg. 586-587).
  • La vita. Titolo: "A L'ASINO VOLA". Spunti: vivente/non vivente (nasce, si nutre, si riproduce, invecchia, muore – pag. 592); ecosistemi: integrazione fattori biotici e abiotici; intrusi (pagg. 594-595).
  • Ma lì stop, mi son fermato.
    Andando avanti a esaminare le schede di scienze, così poche apparivano le possibili narrazioni poetiche, così esigue rispetto al profluvio che sgorgava dalle schede di italiano, che ho riponderato l'impresa. Il progetti son corpi viventi: crescono e cambiano, reagiscono all'ambiente. Quelli che si irrigidisono non vanno avanti a lungo.

    Avrebbe avuto senso, equilibrio, armonia, un libro con venticinque Rime Scolare di italiano, forse scavando ancora sei sette di scienze, e zero di matematica? Non avrebbe ancora di più, invece che includerle, evidenziato con la sproporzione la funesta esclusione delle materie scientifiche dalla poesia? O perlomeno dalla mia? E poi andando avanti: se magari ne trovo decine di storia, e geografia, e cittadinanza, che libro diventa? Un tomo sconfinato? E al suo interno squilibrato?
    Lì ho deciso: meglio fermarmi all'italiano. Un approccio monografico avrebbe mostrato in fondo più risptto anche per le altre materie.

    E me ne rammarico, io che adoro la fantascienza, e i miei pochi (quattro) romanzi li ho scritti al centro o nelle periferie di quel reame. E me ne scuso con le maestre a quadretti, ma non è colpa mia. Parlate con le Signorine Muse: in poessia comandano loro. Senza di loro vengono fuori solamente "poesiole", tiritere didattiche, non rimescolate: gli "strumenti" che più di una maestra, nei commenti di cui sopra, pure mi chiedeva; e da cui invece dovevo guardarmi, in questo libro quanto in altri mai, o le Signorine, convocate come maestre supplenti, non me l'avrebbero perdonato, e avrebbero disertato quello e magari tutti i libri successivi, e i lettori se ne sarebbero ben accorti.
    Insomma basta: non ne sono stato capace. In fin dei conti l'italiano è casa mia. "Hic manebimus ptime", mi son detto.

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    I TITOLI E LE DIDASCALIE PERDUTE Man mano che selezionavo le schede da volgere in Rime Scolare, davo a ogni Rima un titolo che richiamasse in due parole, più o meno giocose, il compito didattico che quella scheda poneva. Davo a quei titoli la forma dei nomi che i bambini danno ai loro giochi: con la preposizione "a" seguita dal verbo all'infinito (così almeno usavamo noi a Cagliari: "a nascondere", "ad acchiappare"), o oppure seguita del nome del gioco ("a uno due tre stella", "a palla avvelenata", e noi a Cagliari "a prontus cuaddus prontus", "a tzacca tzacca su piscionè").

    Aggiungevo però ancora un sottitotilo: una didascalia che sintetizzasse in una frase appena più lunga alcune istruzioni del compito, che traevo dalla scheda originaria e mimetizzavo con altre parole, per una misura di "policy" editoriale: perché l'editore delle schede che usavo a modello non riconoscesse la sua pubblicazione, magari avendosene a male, o accampando diritti, o traendone indebita pubblicità.

    L'intenzione era quella di dare ai lettori meno esperti di vita scolastica, con queste didascalie, un'idea più chiara possibile dei reali compiti operativi che la Rima Scolara metteva in affettuosa "parodia". Compiti che comunque erano poi ribaditi anche all'interno della stessa filastrocca: talora in testa nei primi versi, altre volte più avanti nel corpo del componimento (in un solo caso, credo, non se ne fa alcuna menzione).

    Bene: Mariagrazia Mazzitelli, direttore editoriale di Salani e oramai amica, alla fine del percorso redazionale mi telefona e mi dice che quelle didascalie sono a suo avviso del tutto inutili, e anzi dannose: appesantiscono le Rime, rischiano di farle passare per mere filastrocche didattiche, e insomma schiacciano la poesia sulla scuola. Ho provato a obiettare, ma niente: Mariagrazia era molto decisa. E ho deciso allora anch'io, ancora una volta, di fidarmi del suo fiuto editoriale; e fidarmi magari un po' di più anche del fiuto e dell'acume dei lettori. E allora via: didascalie scomparse.

    Le resuscito qui in rosso, in questo elenco, che vale anche come indice del libro.

    1. A fare schede
    Prologo.

    2. A smontare le storie
    Leggi poi scrivi nelle tabelle sotto. Chi dice? Cosa fa? Perché? Come finisce?

    3. A ficcarsi nelle storie
    Leggi la storia, poi scrivi e disegna cosa avresti fatto tu.

    4. A riempire parole bucate
    Leggi le parole e riempi ciò che manca con il gruppo di lettere corretto.

    5. A dare nomi e cognomi
    Leggi i nomi specifici e completa coi nomi generici appropriati.

    6. A spiegare le poesie
    Leggi la poesia, cerchia le parti difficili, e spiegale sotto con parole tue.

    7. A caccia di parole
    Leggi e sottolinea la parola "tigre" ogni volta che la incontri.

    8. A glia-glie-gli-glio-gliu
    Cerca le parole col gruppo GLI e riscrivile nei riquadri giusti, poi aggiungine tu altre.

    9. A genere, numero, persona o cosa
    Analizza i nomi, scrivendo nelle caselle le risposte corrette: nome? di cosa? genere? numero?

    10. A uno e tanti
    Riscrivi i nomi qui sotto nelle due tabelle, Singolari e Plurali. Poi scrivine altri tu.

    11. A maschio o femmina
    Volgi al maschile e al femminile i nomi incompleti qui sotto.

    12. A mettere in ordine alfabetico
    Evidenzia le iniziali delle parole e riscrivile nella colonna accanto in ordine alfabetico.

    13. A staccare la fantasia dalla realtà
    Leggi il racconto e poi distingui le parti di fantasia e di realtà.

    14. A lettere straniere
    Leggi e poi cerchia con una matita colorata le lettere straniere.

    15. A filo, filone, Filippo, filato
    In queste liste di nomi derivati ce ne sono alcuni primitivi: marcali con un colore.

    16. A scambio di posti di nomi composti
    Scomponi i nomi composti nelle parole che li formano, e poi scrivine altri a piacere.

    17. Alle belle compagnie
    Collega ciascun nome plurale con il suo nome collettivo singolare corretto.

    18. A grande piccolo bello brutto
    Leggi e completa con i nomi alterati: diminutivo, accrescitivo, vezzeggiativo, dispregiativo.

    19. Alla maestra che barrisce
    Verbi che imitano i suoni: completa i nomi dell'elenco con i verbi appropriati.

    20. All'infinito e oltre
    Verbi al modo infinito: completa con le giuste desinenze -are, -ere, -ire.

    21. A oggi domani e ieri
    Nella vignetta sottolinea con tre colori diversi i verbi all'imperfetto, al presente e al futuro.

    22. Alla fiera di Sempredipiù
    Parti dalla frase minima (soggetto, predicato) e allungala con azioni a piacere.

    23. A chi è cosa
    Leggi i nomi e cerchia gli aggettivi qualificativi più adatti a descriverli.

    24. A Super-vocali
    Inserisci le vocali esclamative appropriate negli spazi bianchi.

    25. A pistola sparapunti e sparavigole
    Il testo che leggi è senza virgole e punti fermi: aggiungili tu dove è necessario.

    26. A pezzi al loro posto
    Come in un gioco tangram, rimetti le frasi nel giusto ordine del discorso.

    27. A Rime Scolare
    Epilogo.
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    CINQUE ASSAGGI
  • 1 . A fare schede
  • 2 . A smontare le storie
  • 4 . A riempire le parole bucate
  • 11 . A maschio e femmina
  • 20 . All'infinito e oltre



  • 1. A fare schede Sono un bambino umano
    Se il mio muso è una faccia
    Se tocco con la mano
    Se ho due gambe e due braccia
    Se ho una testa sola
    Se il passo lo fa il piede
    Se bocca fa parola
    Io a scuola faccio schede

    Faccio schede didattiche
    Faccio schede grammatiche
    Storiche, geografiche
    Artistiche e scientifiche
    Critiche, analitiche
    Inglesi e matematiche
    Simpatiche, antipatiche
    Civili e democratiche
    Statistiche, domestiche
    Faccio schede scolastiche

    Ma in questo libro libero
    Faccio schede selvatiche
    Fantastiche, bombastiche
    Elastiche e ginnastiche
    Lunatiche, fanatiche
    Dispotiche e bisbetiche
    Faccio schede mimetiche
    Faccio schede solletiche
    Poetiche, estetiche
    Pelèm-plèm-plètiche!

    Ecco come si può dire e scandire tutti insieme (da uno dei tanti incontri coi lettori - in questo caso adulti)

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    2. A smontare le storie Prendi la storia, tagliala in due
    Mezza ridilla con parole tue
    Mezza riscrivila con penna rossa
    Spenna la penna e lascia le ossa
    Staccala in cerchio e stringile i raggi
    Cambia i cognomi di sei personaggi
    Taglia una pagina e scrivi il riassunto
    Togli una virgola e mettici un punto
    Come comincia? Come finisce?
    Cerca una cosa che non si capisce
    Chi dice cosa? Chi gli risponde?
    Trova la cosa che più ti confonde
    Dilla al rovescio, dilla in inglese
    Studiala fino alla fine del mese
    Dilla a tua nonna, dilla a puntate
    Cantala in bagno seduto sul water
    Sbattila, scuotila, dilla a memoria
    Be', ti è piaciuta la storia?

    Povera storia! Però non è morta
    Si mette in piedi, un po' stanca un po' storta
    Si ripulisce la gonna lucente
    Poi dice: "Be', non mi son fatta niente"
    E fugge via con la prosa e la rima
    Più bella e più forte di prima





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    4. A riempire le parole bucate
    Ma dove diavolo è andato il mio cane?
    Io non lo trovo, qualcuno l'ha visto?
    Comincia con CA e finisce con NE
    Cerca partendo da questo

    Unisci i punti e avrai una figura
    Unisci i numeri e trovi il disegno
    Unisci insieme nella notte scura
    Tutte le stelle con forme di sogno

    Trova il tuo cane dov'è nascosto
    Metti le lettere nel loro posto
    Taglia le sillabe, tienile pronte
    Fra CA e NE devi mettere un ponte

    Mettici il FO e diventa un cafone
    Mettici il CO e diventa un cacone
    Mettici il PRO e diventa un caprone
    Mettici il GNO e diventa un cagnone

    Mettici il MICIO ed è un camicione
    Mettici il LABRO ed è un calabrone
    Mettici il PANNO ed è un capannone
    Mettici il NELLO ed è un cannellone

    Io metto tutto però non lo trovo
    Devo provare qualcosa di nuovo
    Faccio una cosa un po' disubbidiente
    Io non ci metto un bel niente

    Il mezzo cane va con l'altro mezzo
    CA con il NE, e niente in mezzo
    Ecco trovato, era già lì
    E mentre andiamo fa un po' di pipì
    Sulle altre sillabe rimaste sole
    Magari vengono nuove parole




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    11. A maschio e femmina Prendi i generi e volgili
    Maschile e femminile La lingua è Grande Anagrafe
    Dello stato civile

    Chi è maschio e chi è femmina
    Nei nomi sostantivi
    Dipende dove scrivono
    Dipende dove vivi

    Sole in tedesco è femmina
    Si chiama Caterina
    Si pettina da splendida
    Uscendo di mattina

    Acqua in spagnolo è maschio
    E si chiama Simone
    Piove su fiori e muschio
    Per dargli colazione

    Mare in francese è femmina
    E si chiama Giuliana
    Ha schiuma d'onda candida
    Per pizzo di sottana

    Luna in tedesco è maschio
    E si chiama Gianfranco
    Alle stelle fa un fischio
    Per mantenerle in branco

    Prendi i generi e volgili
    Maschile e femminile
    I nomi sono trottole
    Che giocano in cortile

    Saranno maschi o femmine
    Ma visti da lontano
    Non cambiano mai genere
    Sono genere umano
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    20. All'infinito e oltre Io gioco, tu giochi, lui gioca
    E lei? Non l'andate a chiamare?
    Io gioco, tu giochi, lei gioca
    Infinito giocare

    Io provo, tu provi, lei prova
    A fare, sbagliare, rifare
    Io provo, tu provi, lui prova
    Infinito provare

    Il verbo che va all'infinito
    Vuol dire che non ha finito
    Di fare ciò che deve fare
    A che punto siamo nessuno lo sa
    Nel verbo infinito del fare
    Noi siamo a metà

    Adesso però vai avanti
    Completa le parti mancanti
    Risolvi le schede scolare
    Io sono un bambino, faccio il mio lavoro
    Collego, completo, coloro
    Infinito studiare

    Io gioco per tutta l'estate, infinito giocare
    Io gioco, ma solo per poco, finito il giocare
    Io parto, io torno, io arrivo, infinito viaggiare
    Io nasco, io cresco, io vivo, infinito cambiare
    I verbi laggiù all'infinito son nuvole chiare

    Maestra, io non ho capito
    Bambino, continua contento
    Capire è un verbo infinito
    E dunque c'è tempo


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    Questa pagina è stata creata il 10 febbraio 2023 e aggiornata l'ultima volta il 28 febbraio 2023


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