Comitato di solidarietà alle vittime delle
stragi
ANTIGONE DELLE CITTA'
Una cerimonia civica e teatrale per la memoria delle vittime
della strage di Bologna
Primo anno, Bologna, 1 agosto 1991
1
E voi tornerete alle case con una pietra
sul cuore come nel pugno una pietra vera.
Senza igiene niente speranze
senza speranze niente biglietti gratis
senza gli ultimi trucchi
le ultime bugie
gli estremi
sfrenati baci ai vermi rosei ai lombrichi alle tenie
nei loro scannatoi delicati e rilegati in pelle d'infante
gli agenti
le spie
i macrò della repubblica
le massime autorità alla fine del congresso.
alla fine del festival alla fine della fine.
Anche i morti non tornano più in sogno.
Disse l'ambasciatore al direttore del quotidiano
Fate pure i comunisti se vi fa piacere
noi ci occupiamo dei nostri interessi
i nostri interessi sono basi aeroporti ministri generali
i generali vengono sempre buoni
fate i comunisti riempite le piazze
di bandiere rosse di falci e martelli di poesie di commozioni
della vostra indignazione me ne sbatto
mi importa solo quello che sapete
per questo mi pagano
e poi venga a vedere la mia collezione di disegni di Delacroix.
'Straccione laureato in improbabili università
non mi faccia ridere' disse l'ambasciatore al ministro
disse il ministro al sindaco
disse il sindaco a me
a me a te a tutti non mi faccia ridere.
E dal portone uscirono i blindati dei carabinieri
uscirono le camionette graticolate della polizia
uscirono i provocatori in borghese trascinando
i più bei cadaveri dello scorso mezzo secolo
perché la gente vedesse e la mia verduriera (Orsola Ribetti)
svenisse a quello spettacolo e svenuta giurasse ad alta voce
che non aveva mai pensato neanche in sogno
di turbare l'ordine pubblico l'orario delle sedute
la processione delle panetterie il memorandum il recapito delle schede
Tutti i morti a faccia in giù presto sostituiti
da viventi
parlanti
sudanti
chiavanti
mangianti
sniffanti
da viventi
studenti
poetanti
recitanti
caganti
cantanti
votanti
tutti i morti vivissimi immortali del niente
più alcuni giornalisti che organizzano un dibattito
che dibattono e votano tremila ordini del giorno al giorno
e tremila ordini della notte di nottetempo
tutte le rovine sono restaurate
i cervelli lesionati seguono la via di ogni carne
inutile distinguere le pubbliche calamità dalle pubbliche volontà
importante è non trovarsi sulla traiettoria
la civile città la città civile la città vile
la vile verità
smettiamola una buona volta questa ironia cretina
queste gesticolazioni tragiche.
Parla dell'amore che bisogna strappare e mangiare.
Comanda che tempo non c'è che per sempre
tutto se non si vince ritornerà.
Dì come ci hanno uccisi e i nomi dei nemici.
Tenta di persuadere. Pretendi, Interroga.
Questa sera ho da fare
una persona cara è molto malata
mia cugina ha avuto un incidente d'auto
il mio migliore amico è riuscito ad essere ammesso
agli esami di procuratore
caro signore
non so se capisce che cosa significa. Chi ha avuto ha avuto
chi ha dato ha dato i parenti delle vittime
non avranno una lira che è una lira
parola di papa parola di presidente parola di chiunque
chi uccide a colpi di bombe è un patriota
'Tornado' o valigia fa lo stesso
chi brucia a colpi di bombe difende la civiltà
il Papa
l'Occidente
gli Stati Uniti
le concedo: anche l'Unione Sovietica
Dante Mozart e tutti quanti
chi non sa che cos'è la civiltà torni a casa
prenda una enciclopedia e lo impari
e fuori dalle balle gli estremisti
di destra e di sinistra l'avete vista la Russia com'è finita
la Cina l'avete vista e la Rumenia
la Cambogia il Vietnam il Muro
ve lo siete preso nel bocciòlo.
E quei nostri morti
vi guardano dal paradiso pallidissimi
e assai sconcertati per l'altitudine, li ho visti in TV.
Piantatela
cercate di sparire presto da questa terra.
Non ci deve restare nessuno neanche noi che parliamo
o semmai il tabaccaio di Piazza De Lorenzo
che non muore mai che vive di sugo di francobolli
l'estate passi presto. Passi svelta la vita.
Anche i morti non tornano più in sogno.
Chi ricordava confonde gli amici e i nemici.
Quando all'orfano dici: 'Ho conosciuto tuo padre'
va via senza rispondere.
Però: con le parole andarci piano.
Non alzare la voce.
Chi ha orecchi intenda.
"Da sì lievi cagioni e desti e spenti";
da sì lievi speranze disperati.
2
Il seme guasto, il sasso dei delitti.
Questo non è grido di vittoria né grido di vinti.
Chi vi ha detto che non si vive senza giustizia?
Ci si vive benissimo. Me lo ha detto
il sottosegretario all'urbanistica,
il colonnello della Guardia Civile Vitalizia,
lo specialista di stilistica statistica.
meno lacrime, figli di mamme.
Meno brividi, figli di video!».
Chi ha detto che non si vive senza lapidi?
Ci si vive benissimo. Me lo ha detto
il vicepresidente della Corte delle Cortesie
l'agente notturno dei treni rapidi
lo specialista di balistica artistica.
Chi ha detto che non si vive senza vivere?
Ci si vive benissimo.
Il peso del nostro pianeta,
(mi disse Saverio Colletti una sera di melanconia)
è pari a quello di tutti i viventi che da sempre lo hanno abitato.
Non rammentate chi siamo stati, non pensate
a noi con indulgenza.
Abbiamo sopportate mostruose cose fra noi
dicendole insopportabili, scrutando
sorrisi di condiscendenza
sul volto dei nostri assassini...
Ascoltateci, ascoltateci, razza di vipere.
O voi cui la miseria del presente
impedisce di vedere quella di domani,
che cosa urlò il profeta sotto tortura? Disse: 'Basta'? Disse: 'Confesso
tutto?'
E la ragazza dell'Italicus, mentre
le meningi le bruciavano nel fosforo?
E gli irakeni, avevano un'opinione?
E i Curdi? E i Visigoti?
Che discorsi cretini.
Norberto
che è stato tanto bravo
quando aveva meno amici
ha detto: 'La guerra è il destino dell'uomo'.
Cittadini di Bologna, non indignatevi.
E' tutto uno scherzo.
Le stragi sono il destino degli uomini e delle donne
e dei bambini e della Guardia Civile. Anche i Servizi che servono
sono il destino dell'uomo.
E' stato uno scherzo.
Con tante scuse.
Gli scolari di Baghdad decapitati
dagli aerei militari di Casalecchio
hanno spedito a quei nostri scolari squarciati
quindicimila razioni di sangue viola.
Chi le ha recapitate?
Si sono perdute per strada?
Ma questa poesia è troppo stupida
neanche si fosse ai tempi di Stalingrado.
Per ognuno di voi che sorride
una forza smarrita ci ritorna
Per ognuno di noi
che ai peggiori dei nostri si fa eguale,
vede più chiaro uno di noi, più chiaro
intende e fa giustizia:
di un male in sé che, come voi, lo umilia.
Razza di vipere, state tranquilli, non dicevano nulla.
Una volta ogni cent'anni
uno dice che la sola necessaria
è la guerra alla guerra. E la vince. Ma c'è subito
chi confeziona una valigia al tritolo
una morale al plastico
una sintassi flessibile
State tranquilli, giudizio finale non c'è.
Nessuno verrà a giudicare i vivi e i morti.
Negli anni della mia vita le vittime innocenti
hanno coperto di corpi i continenti.
e ogni giorno il potere squarcia e distrugge chi non
accetta chi non acconsente chi non si consuma con
rabbia o devozione...
E potrei farvi piangere e saprei farvi gridare
ma non serve al difficile lavoro che abbiamo da fare.
Per questo queste parole non sono poesia
se non per una rima debole che va via
di riga in riga sibilo o memoria
o augurio o rimorso per qualcosa che fu gloria
o pietà per la nostra storia feroce...
3
Ma se vi dimenticherete di questa notte;
se vi dimenticherete di voi stessi,
se anche una sola parola
di quelle che ora diciamo
vi entrasse ora nella crema del cervello
negli alvèoli della mente
nella carotide delle grida che si gridano senza voce;
e se voi nel futuro non la ricorderete
se non ne sarete tormentati e rapiti
come fossero non quello che sono
il balbettio di un vecchio
ma la musica grande
del mondo vero;
e farete finta di nulla
(era tutto uno scherzo, possiamo
andar via dalla vita senz'altre scuse e per sempre)
allora vi dico:
questo è il vero giudizio finale:
dimenticare di avere voluto
essere veri giusti eguali liberi
e non sentirne più dolore:
questa è la nostra condanna finale e per sempre.
Non avrete madre né padre né mogli né figli
né donne amanti né amici ridenti
e al momento del bisogno
al momento del sogno
ultimo, vorrete ricordarla,
la piccola verità,
la confusa verità
di questa nostra teatrale pietà
per noi, per te, per questo mondo che abbiamo sporcato.
Dicono che il mercato
è sistema di informazione perfetto
di quello che la gente preferisce.
Ma quello che non sappiamo di volere
quello che non sappiamo di vedere?
Abita dove il mercato finisce.
Dove le lacrime non parlano;
Sono là, dove se ne è andato il vento
alto altissimo su tutta l'Emilia Romagna,
l'Italia, l'Europa, l'Oltremondo
il vento che agli altìmetri non parla
ma solo, la notte, a qualcuno e per sempre.
Dunque fra poco tutto sarà compiuto
Ogni cosa sarà ferma tra noi
Al suo riposo come un giorno compiuto.
Conoscerà ciascuno una cosa vera.
E voi tornerete alle cose con una pietra
Su cuore come nel pugno una pietra vera.
Domani sopra i tetti il sole griderà
le grandi opere ignude delle montagne
E noi e voi torneremo al lavoro.
Franco Fortini
15 giugno 1991
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Franco Loi
L'ARIA E' VUOTA DI OGNI
GRIDO
CORO
Oh quanta gente
morta su una strada
la storia è passata senza vedere!
quel filo della speranza generosa
che l'anima di un uomo
sia più della storia!
Oh quanta gente
morta su una strada
sembra aspettare
e non aspetta più...
E passa l'aria
e corre lontano
dove la gente sogna che la vita
si tiene nascosta
ma un giorno tornerà.
VOCE 1
Noi non sappiamo
con chi parliamo,
soltanto, sappiamo
ciò che tormenta,
noi, perseguitati della memoria,
senza l'astuzia dei sapienti,
senza la ferocia dei ricchi.
Nascosti al mondo, siamo
esclusi dalla vostra coscienza.
VOCE 2
Questo ci ferisce.
Non il sangue, le piaghe,
non i corpi buttati nelle piazze,
non l'insulto del delitto!
Ma il vostro disonore,
l'estraneità all'orrore nostro,
e alla vergogna.
VOCE 3
Non siamo a chiedere giustizia.
Il nostro grido si leva all'orizzonte
e diventa polvere.
Voi, che passate tra le feste,
con l'allegria dei cani
tra le osa morte,
voi siete ciechi e sordi!
Noi la vostra ombra.
CORO
Qui, nelle case,
dove le famiglie cercano,
invano, quiete e riposo,
nelle strade vuote d'uomini,
annegate nei rumori,
il dolore si spezza
e noi entriamo nella notte...
Ci avete spinto tra le ombre,
noi, compagni ai morti,
noi, che nell'antica tragedia
eravamo ammessi nel coro,
eravamo il coro.
VOCE 3
Ci fu un tempo in cui umana
sembrava la nostra faccia,
eroica la virtù dei vinti.
Credevamo di spezzare le catene
e portare in alto una luce nascosta.
Abbiamo attraversato l'orrore:
uomini umiliati nella fatica,
soffocati nei gas,
impiccati nelle strade.
Attorno alla bocca del poeta morente
noi compagni attendevamo il pane.
CORO
ra il tempo in cui respiravamo
l'aria e bevevamo acque di fonte,
e potevamo nasconderci nei boschi,
fuggire all'ira dei potenti...
Anche di questo coltiviamo la memoria.
Perché insieme, i morti,
e l'antica natura e le bellezza
circondavano la nostra innocenza.
VOCE 1
Oh noi non siamo innocenti!
Anche noi dimentichiamo.
Quanta complicità nella vostra storia!
La memoria è più corta
della costanza e della fedeltà.
Ci siamo vestiti di nebbia,
abbiamo creduto alla forza delle pietre.
VOCE 2
Eppure cantavamo ancora.
Eravamo le vittime, eravamo il nemico,
ci guardavamo come uomini.
Scampati alle bombe, usciti dai lager,
vestiti di rabbia,
abbiamo lottato per la fame.
Eppure cantavamo ancora.
VOCE 3
Fu allora che nacque la fiducia,
vi chiamammo amici e compagni,
facemmo una legge dei nostri dolori,
il vostro diritto a governare,
voi, seduti sulle speranze nostre,
voi, che ci avete cancellati dalla coscienza.
CORO
Non sono i cadaveri che tormentano,
non l'angoscia del male.
Ma il tradimento e lo sprezzo
delle vittime, l'ombra
che si spande come colera
tra noi, uguali ai morti,
servi della paura, stolti
nell'aver sbagliato il fiore
delle nostre bandiere.
VOCE 1
Ora non sappiamo con chi parliamo.
Chi ascolta il grido della solitudine?
l'agonizzare della natura?
lo spregio della gioventù?
l'oscurità della fatica?
Voi, barbari,
non appartenete più alla memoria!
voi, ricchi, voi, potenti,
voi, che sputate sulle facce morte,
oh voi, dovete temere le ombre...
CORO
Noi, consunzione del mondo,
consumo dei corpi e delle cose,
noi popolo, nell'antica tragedia
eravamo ammessi nel coro,
eravamo sacrificio agli dei.
Ombre fuori dal teatro,
oggi ci aggiriamo come folli,
non più specchio a voi, e a noi,
come nuvole
che attendono il vento.
VOCE 2
Memoria, memoria...
Per chi? A chi?
Il popolo sempre ha torto,
porta nella carne la memoria...
Noi assenti alla vostra coscienza,
siamo gli stupori del mondo
la forza di ogni sentimento,
noi, le pietre scartate
siamo la scabbia e la ricchezza
della vita.
CORO
E se i ricchi sono i peggiori
e i sapienti carogne,
se le strade della fortuna
sono fatte di violenza,
come faremo agli uomini,
senza vergogna,
a dare speranze e belle canzoni,
senza,
che della vita perda il senso
la storia?
VOCE 3
Viene la nuova gioventù,
nulla rimane agli uomini,
che la nostra vita è spezzata,
la promessa perduta nel vento
e la natura copre la coscienza.
Solo lei, l'ombra dei morti non passa,
rimane come una nuvola ferma
pesante tra le piaghe
dure del cielo.
VOCE 1
Oh sembra vana la memoria,
puerile la fedeltà!
Ma Dio, che troia mondo,
che sporca umanità e che vergogna
di noi a noi stessi, e che svuotamento,
se la memoria è topo di fogna
e lo scherno s'aggiunge al patimento.
CORO
Oh tu, gioventù,
dolore che mai non passa,
al fumo che trascina la sera
sembri invecchiare senza più speranza!
Attenta, gioventù,
ci chiamano al piacere
e sotto il livello della vita,
la storia, la pietà,
al nulla ci portano,
tra i rock e i gridi degli stadi,
tra sesso e televisioni,
nel nulla ci affondano,
là dove regna la violenza e la dimenticanza,
nella festa,
che prepara la strage dei vinti.
VOCE 2
Loro sono pietre fredde,
sono là, aspettano,
hanno pazienza, i morti.
Non gridano, non fanno chiacchiere.
Sono là, li hanno spaccati, sono il seme
sparso nella spazzatura,
uomini ammazzati in un giorno di gioia...
... loro, qui con noi, qui,
che sognano, che guardano qui,
che aspettano...
VOCE 3
Non per piangere,
non per darci memoria.
Mentre noi diventiamo massa,
e attorno a noi cresce la morte
e la bugia della droga e il fango
dei soldi e della coscienza sporca,
loro aspettano...
CORO
Ed ora l'uomo è ombra dell'ombra,
l'aria vuota di ogni grido.
E noi, ombre, parliamo nel silenzio
dei poeti:
L'amore dello stesso sole
che in cielo va in uno svolo
dentro al nostro cuore tace e tramonta...
E quel grido doloroso
nessuno lo sente
tra levante e ponente
nel calor luminoso...
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l'ultima volta il 2 maggio 1997.