Bruno Tognolini
STORIE DEL VIAVAI
Otto racconti sulle strade e la sapienza che serve per abitarle
Illustrazioni di GIULIA ORECCHIA
EDIZIONI FATATRAC, ottobre 2014
Serie azzurra - Formato 13 x 19,5 - Pagine 72 - Prezzo 5,90 Euro
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Educazione stradale? Ma sul serio o per sogno?
Le STORIE DEL VIAVAI sono racconti freschi e sugosi, racconti lontani che ho scritto quindici anni fa, e che per motivi che sarebbe noia dire prendono vita in un libro solo adesso.
Parlano, in qualche modo, di "educazione stradale".
Ma attenzione. Ecco cosa nel regno febbrile del teatro, tantissimi anni fa, avevo compreso: vi sono alcuni che parlando delle proprie ciabatte cantano l'universo; e altri che decantando l'universo stanno parlando solo delle loro ciabatte.
Se i numi son stati propizi e la crema riesce, questi racconti parleranno di educazione stradale, universo, ciabatte, bambini e poesia.
Non sono racconti vecchi di quindici anni: sono di quindici anni più giovani. Magari sapessi scrivere ancora racconti così!
Ma come le nostre stagioni ci insegnano, un po' si perde e un po' si guadagna: per fortuna so scrivere altro.
E dunque EDUCAZIONE STRADALE. E come ne parlano? Sono otto, e parlano (e fantasticano e sognano) di otto argomenti:
1. CHI PASSA LUNGO IL FIUME (I veicoli)
Il primo parla dei tipi di veicoli che possono passare: scimmie, leoni, il rino suv, l'elefante bus, e gli gnu delle auto in colonna.
2. IL SILENZIO CHE CORRE (I suoni)
Il secondo dice che nelle strade bisogna stare non solo con gli occhi, ma anche con le orecchie bene aperte. Capito Pamela?
3. LUCERTOLE IN TRANSITO (Segnali stradali)
Il terzo narra di piste ciclabili per ciclisti, lucertolabili per lucertole, e di altre per barbie e soldati e fantasmini in transito.
4. LUCI STRANE DELL'ALBA (Vigile e semaforo)
Il quarto spiega come i vigili e i semafori concordano i segni per i pedoni, le auto, le nuvole, le ore, e altre cose che passano.
5. ANGELO STRISCIA, LUCERTOLA VOLA (Le strisce pedonali)
Il quinto insegna come le strisce pedonali non siano pietre di fiume dove posare i piedi. E fortuna che c'era Lali Lucerta!
6. GIRO DEL MONDO IN SEDICI FERMATE (I mezzi pubblici)
Il sesto racconta come gli autobus fanno il giro del mondo e tornano dove sono già passati. Così Lali Lucerta si salvò.
7. LA CITTA' SOGNATA (Le auto)
Il settimo narra un lungo viaggio, con le cose pericolose da non fare in macchina. Ma poi si arriva in una città sognata.
8. FEDERICA (Epilogo)
L'ottavo è una noia perché una formica deve attraversare la strada e per passare il tempo ricapitola tutti gli altri sette.
Sono racconti utili? Sono pieni di balle strampalate, sembrano sogni.
Ma servono per imparare l'educazione stradale? Servono i sogni, serve la fantasia per imparare?
Certo che serve. Perché con la teoria impara la testa e con fantasia impara il cuore. E per le strade bisogna andarci con tutti e due ben svegli e sapienti.
E poi perché allenarsi a vedere ciò che non c'è fa poi vedere meglio quello che c'è.
Questo non si può spiegare, ma l'autore Gnomo Poeta garantisce che è vero. Fidarsi e basta.
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CONSIGLI D'USO
Uno strano trio di narratori educatori
Nel corso del Festival Tuttestorie della Letteratura per Ragazzi di Cagliari, la mattina di domenica 5 ottobre 2014, le STORIE DEL VIAVAI son state presentate a un pubblico di bambini e famiglie da uno strano trio: uno Scrittore, un'Illustratrice e un Vigile. Anzi, per quell'occasione era venuto a trovarci il Comandante dei Vigili Urbani di Cagliari, accompagnato da un'aitante Vigilessa. La foto è molto brutta, coi visi in ombra, ma comunque eccoci qui nel piazzale del Festival, contenti dopo l'incontro (Giulia Orecchia chissà dove era finita).
E cosa si faceva, che cosa si diceva in questo incontro?
Si faceva così. Mentre Giulia con la sua mano magica dava forma alle mie parole su una lavagna a fogli mobili, io leggevo una Storia del Viavai: la parte in ombra, in sogno e fantasia, delle cose che accadono nelle strade, come quando Maria Mezzomondo guarda il mondo con l'occhio sinistro. Poi, sempre coi disegni in tempo reale di Giulia Orecchia, il Comandante dei Vigili faceva Maria Mezzomondo che guarda con l'occhio destro: di quelle stesse cose diceva e spiegava la parte in luce, la parte di realtà.
Per esempio: io ho letto tutto intero il racconto IL SILENZIO CHE CORRE (eccolo qui sotto); e il vigile ha parlato di suoni e rumori nel traffico, dell'importanza di stare semrpe bene "in orecchio", e quindi moltissima attenzione camminando con le cuffie!
Io ho letto una parte del racconto LUCI STRANE DELL'ALBA, e il Vigile ha mostrato (la vigilessa era bravissima) i gesti delle braccia che dicono la stessa cosa dei semafori. E non solo: ha raccontato come certi vigili divengano veri maestri, con l'esperienza, in grado di domare come direttori d'orchestra incroci complicati, a quattro, cinque o sei strade confluenti. Ci ha fatto immaginare, con l'aiuto di Giulia che lo disegnava, come dev'essere difficile.
Insomma, abbiamo mostrato insieme, con narrazioni e spiegazioni, come per le strade sia il caso di andare con tutti e due gli occhi bene aperti.
SCHEDE OPERATIVE
Apparato didattico per attività in classe
Questa per ora è solo una segnalazione, un'anticipazione. La redazione della Fatatrac è al lavoro su un Quaderno Operativo, che proporrà schede didattiche, attività, suggerimenti, giochi e letture collegate al libro. Questo quaderno, i cui contenuti saranno concordati con me, vedrà la luce probabilmente nel gennaio o febbraio 2015.
Personalmente ho apprezzato la scelta dell'editore di raccogliere queste schede in una pubblicazione a parte, lasciando che il libro sia un libro di racconti e basta, libro fra i libri in fila in libreria. Chi vuole può leggerlo, a casa e a scuola, come tale; e chi vuole può (potrà quando uscirà) affiancargli le schede. Anche questa, in fondo, è libertà di avere e usare due occhi...
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Storia: le antiche origini del libro
Nel giugno del 1998 Rossella Sobrero, allora direttrice dell'agenzia di comunicazione "LA FABBRICA", mi propose un lavoro simile a quello per cui, anni prima, avevo scritto le mie Cinque piccole sceneggiature sull'energia, all'interno di un progetto educativo della SNAM (Metano). Stavolta il committente era la FIAT, con il suo settore Fiat Scuola, e il progetto, intitolato "MOTO GIOCOSO", prevedeva la costruzione e distribuzione di un kit polifunzionale sull'educazione stradale.
Dalla lettera di presentazione alle scuole l'iniziativa era definita...
"... un programma didattico rivolto agli alunni del 1° ciclo della Scuola Elementare, che si propone di favorire, attraverso il gioco e la stimolazione sensoriale, la comprensione del contesto stradale, delle norme che lo regolano e degli elementi che lo compongono. Il kit comprende una guida per l'insegnante, un gioco per la classe composto da 48 piastrelle, un'audiocassetta con i rumori della strada, due poster da appendere in aula, una serie di supporti operativi, 18 libri di racconti, 18 pieghevoli che sollecitano le famiglie a collaborare con gli insegnanti sul tema della mobilità affinché anche la famiglia sia coinvolta e diventi parte attiva del progetto."
A me viene chiesto di scrivere i racconti del libro contenuto nel kit in 18 copie, uno per ciascun alunno della classe.
A questi racconti è affidato il compito di avvicinare da un'altra prospettiva, narrativa e poetica, gli stessi temi trattati didatticamente nel kit.
E cioé:
1) i veicoli
2) i suoni
3) i segnali stradali
4) vigile e semaforo
5) le strisce pedonali
6) i mezzi pubblici
7) le auto
Fu quella la mia seconda e ultima occasione di scrittura per un mecenate commerciale, un committente d'impresa o il suo settore (più o meno foglia di fico) "educativo". La prima erano stati, sempre con "LA FABBRICA", i citati racconti per la SNAM. Dopo di allora ho fatto la scelta, e goduto la possibilità, di scrivere solo per editori puri, e solo dei temi che decidevo io.
Ma allora ero agli esordi, preda di dubbi e ansie se mai sarei riuscito a fare un mestiere del mio scrivere; il compenso era molto allettante, mi misi al lavoro. Dopo aver chiesto il permesso alla grande Nicoletta Codignola, direttrice della FATATRAC, decisi di affidare le otto storie agli stessi personaggi
dei due libri di racconti pubblicati da poco con lei (Angeli, lucertole, bambini dappetutto e Sentieri di conchiglie): e cioè Valentino, Maria Mezzomondo, Pamela, Lali Lucerta, etc.
Una prima edizione del kit, di 6000 copie, andò subito esaurita nel gennaio del '99, e le prenotazioni in eccesso (il cofanetto era inviato gratuitamente alle scuole che ne facevano domanda) produssero presto una seconda edizione.
Passarono gli anni. Il cofanetto scomparve. Ma i racconti no, attendevano in sonno. Nel 2013 li proposi a Srtefano Cassanelli, di Fatatrac / Del Borgo, che li accolse con favore.
In poche telefonate fu sbrigata con l'attuale dirigenza de La Fabbrica la questione dei diritti, che mai avevo realmente ceduto, e il libro andò in edizione.
Ed eccolo.
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Il silenzio che corre
(Tema: ELEMENTI DELLA STRADA: I SUONI)
Quattro amici, poco prima del tramonto, se ne stavano seduti su un muretto
che dava sul marciapiede di una strada, come su un fiume che corre verso
il mare: e guardavano le macchine passare.
Bimbo Dumbo veramente non guardava, anzi era proprio seduto al contrario,
spalle alla strada, e fissava nel vuoto girando la testa come un radar.
Valentino leggeva un libro da secchioni, dondolando i piedi e battendo
i tacchi sul muretto.
Pamela, faccia annoiata, accarezzava la testina di Lali Lucerta, che
le sporgeva dalla tasca del giacchino.
- Allora, attraversiamo? - chiede Pam.
- Sss. - dice Dumbo. Valentino legge zitto.
- Dall'altra parte della strada c'è Federica.
- Sss. - dice Dumbo.
- La mia amica.
- Sss.
- Mi sta facendo segni.
- Sss.
- Ma perché dici sempre " Sss". Mi sembri una biscia.
- Perché voglio che stai zitta: sto ascoltando chi passa lungo
il fiume.
Con quelle sue grandi orecchie Bimbo Dumbo ci sentiva così bene
come noi ci vediamo. Se noi vediamo un branco di Auto Gnu scendere lungo
il fiume della strada, anche se si assomigliano abbastanza, possiamo dire
quale è rossa e quale è nera, quale è grande e quale
è piccola, e i più bravi anche quale è berlina, o
familiare, o fuoristrada.
Noi con gli occhi: Bimbo Dumbo era capace con le orecchie.
Ascoltava girato di spalle, sentiva: vraaam. E diceva: - È una
Ximon 10 valve.
Sentiva: breeen. E diceva: - È una Dual 2.
Sentiva: grooom. E diceva: - È un Diesel.
Sentiva: piiii. E diceva: - È un motorino Mosquito Zanzara.
- Ma che scemo. - diceva Pam. Non capiva cosa ci fosse di divertente
a riconoscere uno gnu dall'altro, né con le orecchie né con
gli occhi. Ma accadde che quel giorno cambiò idea.
Si stava chiedendo se stare ancora lì o andare dall'Anastasia
a scroccare caramelle, quando Lali Lucerta vide una mosca grassa, così
grassa che volava malamente, senza fare le curve pazze che fanno le mosche
normali. Pregustando una bella merenda, la bestiola esclamò:
- Me!
E con un guizzo improvviso si tuffò giù dalla tasca di
Pamela, e via di corsa.
La moscona svolazzava pigramente proprio sopra la pista ciclabile,
tracciata col giallo sul marciapiede largo. Lali Lucerta si piazzò
lì sotto, bella distesa al centro della pista. Aspettava, come fanno
le lucertole, che se ne stanno ferme impietrite, sperando di sembrare rametti
o foglie verdi. E se l'insetto si fida e si avvicina, zac!, una frecciata
di linguetta, e in pancia.
Pam guardava la scena intenerita. Valentino leggeva il suo libro. Bimbo
Dumbo diceva chi passa lungo il fiume:
Vreeem. - È una Saura Ci 4 porte.
Prooom. - È una Flora Ecoturbo
Bruuum. - È l'Elefante 27 A.
Adesso anche Valentino aveva alzato gli occhi, e guardava la scena
di caccia interessato. Lali Lucerta era bravissima, così ferma che
sembrava disegnata col pennarello verde sull'asfalto speciale rossiccio
della pista ciclabile.
Graaan. - È una Zeta Gi Zero. - diceva Dumbo.
La mosca cominciava a cadere nel tranello: svolazzava volotti grassi
sempre più bassi, e più vicini a quel rametto verde.
Mruuum. - È il Camion della Spazzatura.
Valentino aveva cominciato a dire spiegazioni da secchione sulla strategia
d'agguato e predazione delle lucertole e degli altri sauri caudati.
- È il postino Miranda. - disse Dumbo, senza nessun rumore che
si sentisse.
Valentino disse ancora sei parole sui sauri cacciatori, e poi pensò
sei cose.
Prima cosa: il postino Guglielmo Miranda era un fanatico ciclista,
che andava sempre a razzo.
Seconda cosa: andava sempre nelle piste ciclabili.
Terza cosa: lì davanti c'era una pista ciclabile.
Quarta cosa: ferma al centro della pista ciclabile c'era Lali camuffata
a rametto.
Quinta cosa: io non ho sentito niente.
Sesta cosa: ... ma Bimbo Dumbo sì!!!
Pensò queste sei cose, ma veloce di testa com'era le pensò
come se fossero una sola, e scattò avanti: allungò un braccio
sulla pista, diede una pacca a Lali facendola schizzare di due metri, si
ritirò di corsa dalla pista, e si prese una pacca in testa da Pamela.
Ma appena in tempo: con un "vvv" leggerissimo, meno di un vento debole
che soffia su un'altra strada, una figura colorata sfrecciò sulla
pista ciclabile a settanta chilometri all'ora.
Pamela guardò il ciclista che spariva all'orizzonte.
Guardò il punto in cui era passato: proprio dove un istante
prima stava la sua amichetta.
Guardò dov'era ora, sana e salva, anche se un po' sulle sue.
Si guardò la mano che aveva dato la pacca a Valentino.
Guardò Valentino. E scoppiò in un bel pianto.
Più tardi, quando arrivò anche Maria, l'impresa trionfale
fu narrata e commentata dieci volte. Si discusse se il merito era più
di Valentino, che aveva fatto materialmente il salvataggio, o più
di Bimbo Dumbo, che aveva sentito, voltato di spalle, il soffio sottovoce
di quella bici sport lubrificata e con gomme speciali effetto spettro,
praticamente un silenzio che corre.
Alcuni dicevano che bisogna esser veloci a ragionare, non perdere la
calma, decidere in due nanosecondi la cosa migliore, e in altri due farla.
Altri dicevano che bisogna stare all'erta con tutti i sensi, come gazzelle
che si abbeverano al fiume. Non c'è merito a sentire arrivare un
Fuoristrada Rinoceronte, che fracassa la giungla passando: c'è merito
a sentire il Leopardo, che cammina silenzioso sui cuscinetti gonfi delle
zampe.
E bisogna stare attenti, noi bambini, noi gazzelle sulla riva di ogni
fiume.
Pamela dava ragione e baci a tutti.
Lali Lucerta guardava adirata la moscona grassa, che svolazzava lì
intorno indifferente, ma col ronzo che sembrava una pernacchia.
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Questa pagina è stata creata il 19 ottobre 2014 e aggiornata l'ultima volta il 20 ottobre 2014
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