Laboratorio Teatro Settimo
AB ORIGINE: LUOGHI PER DURA MADRE MEDITERRANEA
TESTI TEATRALI
I principali testi e materiali letterari elaborati nel corso
del laboratorio
a cura di Bruno Tognolini
SCOLASTICA
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di Dura Madre Mediterranea
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"SI CAPISCE CHE SI STAVA
LI' TUTTI"
La figura di Scolastica è stata affidata a Marco Paolini,
che è avarizia chiamare attore. Ha tratto i suoi materiali dal racconto
"Tutti in un punto", di Vittorini; ne ha dato una prima versione,
che poi ha rielaborato con me in questa che segue. In quell'occasione,
anzi, Marco ed io abbiamo sperimentato per la prima volta una drammaturgia
dialogica, e non scrivana, che avrebbe avuto successivi sviluppi.
Si capisce che si stava lì tutti, e dove
sennò? Che ci fosse lo spazio nessuno ancora lo sapeva, e neanche
il tempo. E poi, cosa ce ne facevamo del tempo, lì pigiati come
acciughe? Come acciughe... tanto per spiegarsi con le parole, ma è
difficile immaginarsi com'era davvero: ogni punto di ognuno di noi che
coincideva con ogni punto di ognuno degli altri in un punto unico, quello
dove stavamo tutti. Quanti eravamo... (descrizione con gesti e suoni).
Al contrario di quello che puoi pensare non era una situazione socievole.
Come in autobus, neanche buongiorno e buonasera, ognuno finiva per trovarsi
in un giro ristretto. Io mi ricordo qualcuno, mia madre Scolastica, mio
papà il Colonnello, mio fratello Osso, lo zio Checco, Cicana, una
famiglia di forestieri, certi Dal Feo. C'era anche la serva, la Ester,
una sola per tutto l'universo. A dire il vero non aveva niente da fare,
neanche spolverare: in un punto non entra neanche un granello di polvere,
e così si sfogava in pettegolezzi e maldicenze.
Già con questi che vi ho detto si sarebbe stati in soprannumero;
aggiungi poi la roba che dovevamo tenere lì ammucchiata, tutto il
materiale che sarebbe poi servito a formare l'universo, smontato e concentrato
in maniera che non riuscivi a riconoscere quel che in seguito sarebbe andato
a far parte dell'astronomia (come la nebulosa di Andromeda) da quello che
era destinato alla geografia (per esempio i Vosgi) o alla chimica (come
certi isotopi del berillio). In più si urtava sempre nelle masserizie
della famiglia Dal Feo, brande, materassi, ceste; questi Dal Feo, se non
si stava attenti, con la scusa che era una famiglia numerosa, facevano
come se al mondo ci fossero solo loro: pretendevano perfino di appendere
delle corde attraverso il punto per stendere la biancheria.
Anche gli altri avevano i loro torti verso i Dal Feo, a cominciare da quella
definizione di forestieri basata sul concetto che mentre noi eravamo qua
prima questi sarebbero arrivati dopo, come se esistesse un prima o un dopo,
o un altrove da cui arrivare. Erano considerazioni meschine, colpa dell'ambiente
chiuso e provinciale in cui ci eravamo formati. Ancora adesso quando due
di noi si trovano per caso e ci si mette a parlare del passato, saltano
fuori gli stessi discorsi. L'unico argomento su cui nessuno osa discutere
è mia madre Scolastica. Lei era l'unica capace di metterli tutti
d'accordo. Io ero piccolo, ma mi ricordo bene che erano innamorati tutti
di lei. La speranza di molti di noi è quella di ritrovarla, un giorno...
Sia chiaro: a me questa teoria per cui il nostro universo, dopo essere
arrivato al massimo di espansione comincerà a restringersi e ci
ritroveremo tutti nel punto da cui siamo partiti... non mi ha mai convinto.
Eppure molti che incontro mi dicono che non vivono che per questo...
Il segreto di mia madre Scolastica è che non ha mai provocato gelosie
tra di noi! Che andasse a letto con il suo amante, il Colonnello, lo sapevamo
tutti, anche io e Osso. Però in un punto se c'è un letto
questo occupa tutto il punto, quindi non si tratta di andarci, ma di esserci.
La felicità che mi veniva da lei era insieme quella di celarmi io
puntiforme in lei, e quella di proteggere lei puntiforme in me, era contemplazione
viziosa (data la promiscuità del convergere puntiforme di tutti
in lei) e insieme casta (data l'impenetrabilità puntiforme di lei).
Insomma, cosa potevo chiedere di più?
E tutto questo, così come era vero per me, valeva pure per ciascuno
degli altri. E per lei: conteneva, ed era contenuta con pari gioia, e ci
accoglieva e amava e abitava tutti ugualmente.
Si stava così bene tutti insieme, così bene, che qualcosa
di straordinario doveva pure accadere. Bastò che a un certo momento
lei dicesse: - Ragazzi, avessi un po' di spazio come mi piacerebbe farvi
le tagliatelle! - E in quel momento tutti pensammo allo spazio che avrebbero
occupato le tonde braccia di lei muovendosi avanti e indietro con il mattarello
sulla sfoglia di pasta, il petto di lei calando sul gran mucchio di farina
e uova che ingombrava il largo tagliere mentre le sue braccia impastavano,
ipastavano, bianche e unte d'olio fin sopra il gomito; pensammo allo spazio
che avrebbero occupato la farina, e il grano per fare la farina, e i campi
per coltivare il grano, e le montagne da cui scendeva l'acqua per irrigare
i campi, e i pascoli per le mandrie di vitelli che avrebbero dato la carne
per il sugo; allo spazio che ci sarebbe voluto perché il sole arrivasse
coi suoi raggi a maturare il grano; allo spazio perché dalle nubi
di gas stellari il sole si condensasse e bruciasse; alle quantità
di stelle e galassie e ammassi galattici in fuga nello spazio che ci sarebbero
volute per tener sospesa ogni galassia ogni nebula ogni sole ogni pianeta,
e nello stesso tempo del pensarlo questo spazio inarrestabilmente si formava,
nello stesso tempo in cui mia madre Scolastica pronunciava quella parole:
- ... le tagliatelle, ve', ragazzi! - Il punto che conteneva lei e noi
tutti si espandeva in una raggera di distanze d'anni-luce e secoli-luce
e miliardi di millenni-luce, e noi sbattuti ai quattro angoli dell'universo,
e lei dissolta in non so quale specie d'energia luce calore, lei, mia madre
Scolastica, quella che in mezzo al chiuso nostro mondo era stata capace
di uno slancio generoso, il primo, "Ragazzi, che tagliatelle vi farei
mangiare!", un vero slancio d'amore generale, dando inizio nello stesso
momento al concetto di spazio, e allo spazio propriamente detto, e al tempo,
e alla gravitazione universale, e all'universo gravitante, rendendo possibili
miliardi di miliardi di soli, e di pianeti, e di campi di grano, e di signore
Scolastiche sparse per i continenti che impastano con le braccia unte e
generose infarinate, e lei da quel momento perduta, e noi a rimpiangerla.
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Questa pagina è stata aggiornata il 6 maggio 1997.