Laboratorio Teatro Settimo
AB ORIGINE: LUOGHI PER DURA MADRE MEDITERRANEA
TESTI TEATRALI
I principali testi e materiali letterari elaborati nel corso
del laboratorio
a cura di Bruno Tognolini
TEA E ULLA
Indice
di Dura Madre Mediterranea
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Indice del Saggio
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Il racconto di Maria Maglietta
Tra gli ospiti illustri del laboratorio, nel secondo "soggiorno"
di Drena, figuravano Marco Baliani e Maria Maglietta. A loro, che erano
arrivati per ultimi, abbiamo chiesto di narrarci la storia delle ultime
matrie. Così Maria Maglietta ha ricostruito la storia di Tea e di
Ulla.
Mia madre era giovane e bella. Aveva sedici anni quando mio padre la incontrò la prima volta: lei camminava per una stradina di campagna, tutto intorno era sole e polvere, portava un grosso cesto sulla testa. Mio padre arrivò portato da una nuvola di polvere. Comparve come un punto lontano, dove le righe confondono gli occhi e, come vento, presto fu vicino a lei. Aveva un cavallo nero.
Dall'età di sei anni quasi tutti i giorni mia madre portava da mangiare a suo padre e agli uomini nei campi, e nella strada lunga, per non sentire il caldo, la fatica e a volte la paura, faceva vere le storie che sua nonna le raccontava. Quand'era piccola pensava che il suo amore sarebbe arrivato così, veloce come il vento, galoppando su un cavallo bianco, e avrebbe avuto il volto di San Giorgio, quello attaccato sul letto della nonna Giovanna.
Lui era lì, solo, il cavallo era nero. Lui dopo le raccontava sempre che quando l'aveva guardata gli era passata la sete, forse perché lei aveva gli occhi del colore dell'acqua. La sposò e lei partì con lui. Si amarono. Lui diventava padre e figlio, a volte diventava vecchio e stanco e il suo viso si segnava, diventava cattivo, e gli cresceva dentro un'ira come il rancore di qualcuno che è vicino alla morte e odia tutto ciò che resta e che continua a vivere. A volte piangeva come un bambino solo, e lei se lo poggiava sul petto e in silenzio lo consolava. Lei era sempre accanto a lui, ed era dove lui voleva che fosse. Nelle pieghe delle sue ferite (lui aveva tante ferite) a volte appariva lacerato, ma con una condanna d'immortalità. Lei era accanto a lui, sempre dove era necessario che fosse, e sempre in silenzio: era come un respiro dolce che acquietava tutto, e anche il tempo si fermava.
Lui parlava spesso di guerre, rivoluzioni, battaglie, lei lo seguiva, ogni cosa era insieme realtà e sogno, era come se entrambi venissero da lontano: una furia che attraversava il tempo lui, lei l'acqua che stemperava quel fuoco.
Lei è sepolta ora in fondo ad un dirupo, enormi massi hanno sepolto il suo corpo, e l'erba è ricresciuta a cancellare tutto. Ma io sono sicura che continua a chiedersi perché, perché quel giorno... la folla inferocita, il fuoco ingoiava tutto, mia madre e il Colonnello più che dal fumo e dalle fiamme erano soffocati dalle mani che si avventavano su di loro come formiche che dilaniavano una preda ferita, io ero in braccio a mia madre, il Colonnello riuscì a sfuggire, lei ebbe il tempo di vederlo allontanarsi mentre urlando gli tendeva la mano, i suoi occhi erano vuoti come ritagliati in un foglio di carta, lo vide allontanarsi fuggendo senza voltarsi in una nuvola di polvere così come era venuto.
Mentre veniva trascinata verso il dirupo, cominciò a stringermi come a soffocarmi, e con il movimento limitato che la sua mano aveva, picchiava forte il pugno sulla mia testa come a spingermi di nuovo dentro di sè.
Allentò la presa quando un sasso la colpì
alla tempia. Rotolai giù dal suo petto, centinaia di piedi mi scavalcavano.
Mi risvegliai a casa della vecchia Nena, sul letto c'era mia sorella Ulla
che dormiva. Sul cuscino c'erano macchie di sangue, sangue e terra.
TEA
E ULLA
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Questa pagina è stata aggiornata il 6 maggio 1997.